ven 12 dic 2025

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Autonomia differenziata, sindacati in difesa: "No a regionalizzazione, allarga disuguaglianze"

(da Sx Christian Ferrari, Ignazio Ganga e Ivana Veronese)

Cgil, Cisl e Uil in audizione al Senato. Ganga: "No a pregiudizi, ma va attuata bene". Ferrari: "Conseguenze regressive per il sistema economico". Veronese: "Mezzogiorno esce penalizzato"

Il tema dell'autonomia differenziata torna al centro della discussione. I sindacati sono stati infatti convocati in audizione in Commissione Affari costituzionali del Senato. Posizioni molto diverse per i tre sindacati

Non abbiamo una visione pregiudizievole, l'autonomia potrebbe migliorare i servizi, se attuata bene. Non deve però compromettere la coesione sociale, l'assetto della riforma deve rimanere su sussidiarietà e cooperazione".

Così Ignazio Ganga, segretario confederale Cisl, durante l'audizione in Commissione Affari costituzionali del Senato sull'Autonomia differenziata.

"Un regionalismo spinto - ha aggiunto - rischia di portare legislazioni regionali che replicano in piccolo quella statale. L'autonomia, invece, deve anche consentire il trasferimento di risorse da regioni a comuni ed enti intermedi".

"L'istruzione - ha sottolineato - non deve essere oggetto di regionalizzazione, specialmente su questioni salariali. Il contratto collettivo va difeso".

Ganga ha poi chiesto modifiche al testo della riforma che prevedano un maggior coinvolgimento delle parti sociali.

Uil: colpo al mezzogiorno

Molto più dura la posizione di Ivana Veronese, segretaria confederale della Uil: "L'autonomia differenziata, così disegnata, rischia di essere devastante per il Mezzogiorno, di scavare un'ulteriore profonda frattura tra Nord e Sud".

Un tema questo, già indicato dallo Svimez. "Il tema dei temi - ha detto - è rappresentato dal sistema della perequazione, necessario e vitale per ridurre i divari tra territori.

È necessario potenziare il fondo di perequazione istituito con la Legge di Bilancio 2021. Il ddl, invece, non ne istituisce uno per i territori con 'minore capacità fiscale per abitante'".

"Così facendo - ha spiegato - si rischia di rendere le disuguaglianze un elemento propulsivo e di competitività per questo o per quel territorio. Accentua le inefficienze fino ad arrivare alla disgregazione di uno Stato già fragile: è una norma che creerà 19 Regioni a statuto speciale".

"Dopo la pandemia - ha domandato Veronese - ha senso dare completamente alle regioni la tutela della salute? Ci possiamo permettere lo spezzatino delle reti nazionali di energia?".

"Ci sono dei diritti fondamentali - ha chiuso - che non possono e non devono essere oggetto di autonomia differenziata: istruzione, salute e sicurezza, lavoro".

Cgil: riforma antistorica

Ancora più netta la posizione di Christian Ferrari, segretario confederale della Cgil: "In un Paese che soffre di un livello drammatico e crescente di disuguaglianze sociali e di divari territoriali, l’ultima cosa che serve è allargare ulteriormente questi squilibri”, spiega.

"Con l'autonomia differenziata,secondo Ferrari "si snatura la funzione originaria delle regioni, con conseguenze regressive sull'intero sistema economico e produttivo".

"È indispensabile - ha detto - costruire un sistema di redistribuzione delle risorse quanto occorre per assicurare tutto. Non ha senso rinunciare al governo unitario di politiche strategiche ed economiche, in un momento in cui nemmeno l'intervento nazionale è sufficiente". 

"Il Parlamento - ha aggiunto Ferrari - viene relegato a un ruolo marginale, anche sulla disciplinazione dei Lep. Non è pensabile ridurre così le sue prerogative.

I Lep, poi, così come sono, non assicureranno i diritti in materia uniforme ma cristallizzeranno, se non peggioreranno, le disuguaglianze. Si riduce il perimetro di intervento pubblico proprio laddove la funzione redistributiva dello Stato è più importante".

Inoltre, continua Ferrari, "La rinuncia a un governo nazionale e unitario delle politiche economiche, industriali e di sviluppo. La nostra preoccupazione è che se,  come richiesto da Lombardia e Veneto, anche le altre Regioni pretendessero il trasferimento in via esclusiva di tutte le ventitré materie, dell'unità nazionale rimarrebbe ben poco”.

Da queste materie - sottolinea il dirigente sindacale - andrebbe innanzitutto esclusa l’Istruzione. Ci opponiamo fermamente a qualsiasi forma di regionalizzazione della scuola, che infliggerebbe un colpo mortale alla stessa identità culturale del Paese.

Così come riteniamo insuscettibili di qualsiasi differenziazione i diritti alla salute e al lavoro, a partire dall’unitarietà della contrattazione collettiva nazionale”.

Redazione Cuoreeconomico
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