Bacci (Fim Cisl): «Metalmeccanica calabrese in crisi: soffriamo delocalizzazione, infrastrutture e caro energia»

(Ciro Bacci, segretario regionale Fim Cisl Calabria)
Il segretario regionale del sindacato: «Manca anche manodopera: il reddito di cittadinanza non aiuta. Gassificatore gioiello per la regione, ma la politica lascia a metà ogni progetto»
Contratti di lavoro, transizione ecologica e Pnrr: CUOREECONOMICO ha parlato con Ciro Bacci, segretario regionale calabrese della Fim Cisl per fare il punto sul settore metalmeccanico nella regione.
Il periodo che stiamo affrontando non è affatto semplice perché viviamo una crisi molto difficile causata precedentemente dal Covid e adesso dal conflitto tra Ucraina e Russia. Qual è la situazione nel vostro settore in Calabria? Come arriva al giro di boa del 2022?
«La Calabria vive un periodo difficile, non solo per colpa dal Covid e dalla mancanza di materie prime, ma anche per altri motivi.
La guerra tra Ucraina e Russia influisce poco sul comparto, perché le cause sono dovute ad altri problemi, e quindi è chiaro che le aziende risentano dell’attuale crisi e quindi di grossi ostacoli finanziari.
Le imprese nella nostra regione sono tantissime e hanno delle succursali con cui collaborano, ma l’aspetto dello stallo è dovuto anche una mancanza di manodopera».
«Purtroppo il reddito di cittadinanza non aiuta le persone che vogliono mettersi in gioco per lavorare, mentre il nostro sindacato si impegna per creare una prospettiva per avere un lavoro stabile e tranquillo.
Negli anni passati molte aziende chiedendo ed approfittando della legge 64 e della 488 hanno portato le società nei paesi dell’est Europa.
Tante ditte hanno aperto in Albania, in Romania e alcune in Polonia, dove sicuramente esiste un regime fiscale diverso che permette di avere dei margini migliori.
La nostra associazione continua a ripetere che non solo il nostro territorio offre delle possibilità da sfruttare, ma possiede anche un ottimo ‘Made in Italy’ che continua a certificare garanzie».
La Calabria è una regione dalle enormi potenzialità, molte inespresse. Quanto penalizza la situazione infrastrutturale per lo sviluppo del comparto metalmeccanico? Le imprese metalmeccaniche del Sud riescono ad essere attrattive per il mercato?
«Le priorità nella nostra zona sono quelle legate alla parte infrastrutturale e contando soltanto il porto di Gioia Tauro che ha un bacino di aziende metalmeccaniche non collegato alle ferrovie abbiamo delle grosse problematiche.
Adesso finalmente la regione sta procedendo per un allacciamento diretto che possa permettere alle navi di scaricare la merce sui vagoni ferroviari, ma purtroppo non abbiamo società impegnate nel settore della carpenteria metalmeccanica.
Nell’area di Crotone e Vibo Valentia molte imprese hanno manifestato la complessità di essere senza banchine portuali per le attività svolte.
Naturalmente abbiamo anche complicazioni con le autostrade perché continuiamo ad avere delle grosse carenze nella parte ionica da Reggio Calabria fino Taranto e il tracciato resta veramente inadatto al suo percorso».
Un tema principale rimane quello della transizione ecologica: a che punto siamo sul fronte di questo argomento e quali sono gli sviluppi maggiori che avete raggiunto?
«Il nostro sindacato è fortemente attento alla transizione ecologica, perché per l’aspetto ambientale, riguardo ai rifiuti, sappiamo che devono essere smaltiti in modo efficiente ed efficace.
Ultimamente con gli aumenti delle bollette stiamo sensibilizzando le persone per investire in energie pulite, usando strumenti come i pannelli solari.
La nostra area avrebbe la possibilità di sfruttare questi mezzi, ma purtroppo molte volte non riusciamo a dare il valore giusto a queste iniziative».
«Il gas invece arriva da un metanodotto proveniente dall’Africa e stiamo puntando sull’idrogeno perché abbiamo delle aziende molto importanti e delle università che hanno ricevuto forti contributi per la ricerca su questo combustibile.
Dobbiamo trovare il giusto materiale per effettuare lo stoccaggio e per fornire il calore negli uffici, alle abitazioni e ai veicoli di trasporto».
«L’idrogeno che produciamo viene anche inviato in tutto il mondo e siamo convinti che il gassificatore resti un elemento importante per la regione per distinguere il nostro territorio dal resto dell’Italia.
Mentre per il termovalorizzatore pensiamo che ci sia la possibilità di realizzarne a livello provinciale di nuova generazione e che possano permettere lo smaltimento della spazzatura evitando di vedere le strade delle città sporche.
La politica però interrompe le nostre trattative e ponendosi in maniera negativa davanti ai nostri progetti nega quasi sempre un piano di sviluppo».
Una delle vostre principali battaglia è per la regolarità dei contratti di lavoro. Qual è la situazione? I dipendenti sono davvero tutelati nelle aziende?
«Il nostro impegno è quello di promuovere principalmente tutte le holding col contratto nazionale di categoria, però abbiamo delle forti presenze di sindacati autonomi che hanno i propri contratti nel settore metalmeccanico come la Cisal e la Casil dove il costo del lavoro viene ridotto del 20%.
Quindi un’azienda che utilizza il contratto Cisal semplifica ai lavoratori il restante 80% ma monitoriamo con molta attenzione il versamento dei contributi Inps.
Esistono infatti delle regole dove il contratto maggioritario deve essere quello utilizzato per il riconoscimento delle quote onorarie, e quello dei metalmeccanici possiede molte agevolazioni riconosciute per avere una prospettiva futura migliore».
Il Pnrr sarà un’occasione per crescere e che potrebbe portare l’Italia fuori da questa situazione. Cosa ne pensa delle parole del commissario europeo Gentiloni sul fatto che debba essere portato avanti e non riscritto e come può aiutare il mondo dei metalmeccanici?
«Sono convinto che il Pnrr sarà una grande possibilità che l’Italia non dovrà perdere ed in particolare modo il Mezzogiorno ma il problema rimane quello di non perdere tempo sulle questioni prioritarie del paese.
La mia opinione è simile a quella di Gentiloni, ma il Pnrr dovrà avere un utilizzo diverso rispetto quello giustificato in passato per lo sviluppo delle opere.
Alcune misure legate allo sviluppo dei territori sono state penalizzanti perché l’Italia non ha avuto modo di crescere concretamente.
Ma il sud ha il dramma peggiore perché qualsiasi nodo che viene portato in superficie viene gestito dalla politica e quindi perdiamo sempre il treno perché tutto ciò che costruiamo viene lasciato incomplete».
Di Andrea Rizzatello
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