Capital Market e Filiere produttive connesse tra loro in una relazione di causa-effetto

(Ernesto Lanzillo, Deloitte Private Leader)
La coincidenza di interessi tra mercato dei capitali e industria per investimenti sostenibili è un acceleratore per portare il paese verso una reale applicazione dei valori di sostenibilità, non solo ambientale, che sono ormai imprescindibili per sopravvivere e crescere nel mercato globale
In un contesto in cui gli investimenti - in digitalizzazione, efficientamento dei processi per sostenibilità ambientale, sociale e buona prassi di governance, e competenze - sono una componente essenziale per lo sviluppo delle PMI, l’essere parte di una filiera è un vantaggio ed una sfida.
Un vantaggio, in quanto in un ecosistema strutturato come quello della filiera - intesa in senso allargato, ossia includendo anche quella rappresentata dal gruppo di fornitori di un cliente “principal” - è possibile capitalizzare esperienze comuni e/o meglio direzionare o condividere investimenti di interesse comune, nel caso anche supportati dal “principal” o dalle istituzioni che coordinano la filiera; una sfida, in quanto per rimanere in filiera, dati i nuovi obblighi di controllo della filiera da parte dei “principal” o dell’istituzione che la governa, diventa obbligatoria per i partecipanti, e quindi anche le PMI, una strategia di investimento condivisa con il “principal” per consentire che la qualità del prodotto derivi da sistemi di produzione compatibili, rispetto agli ESG, con gli indicatori e le prassi virtuose “E”, e da processi rispettosi di diversità ed inclusione, con governance trasparente, secondo prassi coerenti con gli indicatori “S” e “G”.
Non bastano più le certificazioni di qualità o le certificazioni di processo, ma occorre dischiarare e perseguire una strategia di investimento che garantisca qualità coerente con le nuove ottiche di “valore sostenibile” che permeano il mercato (clienti, utenti, fornitori, istituzioni, finanziatori, investitori).
Ricordiamo poi che, anche se non codificata in “filiera”, per le PMI esiste poi una “filiera del credito e del capitale” quella rappresentata da istituti finanziari e investitori che finanziano le PMI che, in assenza di piani di sviluppo improntati ad investimenti in miglioramento del processo e del prodotto in ottica sostenibile, per propri vincoli a erogare credito e capitale ai loro prenditori, non accettano strategie destrutturate ed obbligano a investire per la finalità sostenibile. Rimanere in questa filiera, per le PMI non è una scelta ma un obbligo con conseguenti impegni di investimento in digitalizzazione, processi, competenze.
Ecco quindi che Capital Market e Filiere produttive sono connesse tra loro in quanto integrate in una relazione di causa effetto che implica che senza il supporto del Capital market non si possa rimanere in “filiera” ma senza la “filiera” non si possa acquisire massa per portafogli di prestito o di investimento sostenibili.
La coincidenza di interessi tra mercato dei capitali e industria per investimenti sostenibili - nel contesto di una strategia del Governo improntata a raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile 2030 con una rivisitazione del PNRR appena approvata da UE, e con una manovra Industry 5.0 dedicata al supporto ad investimento digitale sostenibile - è un acceleratore per portare il paese verso una reale applicazione dei valori di sostenibilità, non solo ambientale, che sono ormai imprescindibili per sopravvivere e crescere nel mercato globale.
Di Ernesto Lanzillo, Deloitte Private Leader
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