ven 05 dic 2025

Seguici su:

26/10/2023

Contro un Paese che impoverisce, il coraggio di guardare lontano

(Emanuele Lombardini, Direttore CUOREECONOMICO)

L’Istat certifica 2 milioni di famiglie in povertà, ma il Paese è fermo, bloccato nel vortice di una perenne campagna elettorale. E così tocca di nuovo a cittadini e imprenditori tenere dritta la barra per non rischiare di affondare. Mancano le risposte della politica, ma non è una novità

Il dato dell’Istat, che certifica 2 milioni di famiglie in povertà con un forte aumento fra quelle del Sud in fondo non stupisce più di tanto.

In un momento estremamente complesso per l’economia italiana, nel quale si incrociano diversi eventi che stanno contribuendo a ridurre il potere di acquisto delle famiglie, paghiamo il conto di alcune politiche poco accorte del recente passato (finanziamenti a pioggia e misure concesse senza un controllo preventivo), ma anche la speculazione.

Situazioni che unite alla discutibile politica di stretta monetaria della Bce si sono rivelati una miscela esplosiva per le tasche dei contribuenti e per i conti delle imprese.

LEGGI I NOSTRI EDITORIALI

Gli italiani non bastano

Qualcosa è stato fatto. Il Governo ci ha messo una pezza sin dove ha potuto, ma la realtà è che la coperta del Paese è corta da tempo e se da una parte si prende, dall’altra inevitabilmente si toglie.

Se l’Italia non va in default è soltanto per la propensione al risparmio degli italiani – la stessa che ci ha evitato il crac ai tempi di Lehman Brothers – ma non si può sempre pensare di fare affidamento sui cittadini o sui buoni imprenditori che si rimboccano le maniche e pagano di tasca loro per ripianare quello che è scosceso (l'esempio delle imprese alluvionate dell'Emilia-Romagna alle quali mancano ancora i ristori fa scuola).

Guardare avanti con coraggio

Per risollevare il Paese serve coraggio. Servono politiche lungimiranti che consentano a chi fa impresa di poterlo fare con meno oneri e potendo assumere più facilmente. Servono politiche che mettano davvero – in maniera strutturale – più soldi in tasca ai cittadini e quindi anche alle imprese.

Iniziative come il trimestre anti-inflazione o la social card risultano incomplete – per la platea dei beneficiari – e comunque insufficienti. E anche qui, si è chiesto un sacrificio ad un settore, quello del commercio, che già paga un rallentamento dei consumi.

Servirebbero scelte che non guardino ad accontentare questo o quel settore, questa o quella lobby, ma che facciano davvero il bene del Paese, che lo rendano di nuovo appetibile ed attrattivo. Competitivo a livello europeo. Invece c’è persino il rischio concreto di non riuscire a mettere a terra i progetti del Pnrr.

Bisognerebbe avere il coraggio di provare a scrutare l’orizzonte e guardare lontano. Per esempio, più lontano della prossima campagna elettorale.

Di Emanuele Lombardini
(Riproduzione riservata)

Per inviare comunicati stampa alla Redazione di CUOREECONOMICO: cuoreeconomico@esg89.com
WHATSAPP Redazione CUOREECONOMICO: 327 70234751
Per Info, Contatti e Pubblicità scrivere a: customer@esg89.com