Energia, Pichetto Fratin: "Stoccaggio a buon punto, inverno senza problemi. Ritardo su rinnovabili"

Il ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica in Valle d'Aosta: "Lavoriamo per non dipendere da un solo fornitore, attualmente abbiamo cinque "pipelines". Senza il Tap Italia chiusa un'ora al giorno". E sulle rinnovabili: "La cultura ha stoppato tanti impianti, ora va meglio. L'impegno che c'è è di fare comunque un testo unico e questo dobbiamo chiuderlo entro fine anno"
"I piani di stoccaggio sono a buon punto, quindi credo che possiamo dare abbastanza garanzie sul prossimo inverno. Quindi senza problemi".
Così il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, durante il primo Forum delle energie rinnovabili Renewable Thinking a Saint-Vincent (Aosta).
"Abbiamo diminuito - ha aggiunto il ministro - il consumo del gas, però teniamo presente che la diminuzione del consumo del gas è venuta più che dalla programmazione politica nazionale, dal fatto che i prezzi erano molti alti. E infatti è aumentato il prezzo della legna".
Quindi, secondo il ministro, non si è trattato solo degli effetti di una "educazione al consumo più sostenibile" ma di "una restrizione che mi viene imposta e quindi va a colpire il portafoglio.
Sicurezza, ma non dipendenza da un unico forrnitore
Pichetto poi aggiunge: "La quota dei 60 miliardi di metri cubi di gas previsti al 2030 deve avere come garanzia almeno un 35-40 miliardi da rigassificatori, perché vuol dire che la metà comunque funziona. E con riferimento all'Algeria, che attualmente fornisce 25 miliardi di metri cubi" - sottolinea - "Il disegno che abbiamo è di evitare la dipendenza assoluta da un solo fornitore o comunque avere un fornitore che rischia di inchiodarci".
"Noi abbiamo cinque pipelines. Delle cinque - ha spiegato il ministro Pichetto Fratin - io credo che un'operazione di previsione, anche con relativi stanziamenti, sia quella di girare Tarvisio, dove attualmente arriva una media di cinque milioni di metri cubi al giorno, quindi una cifra abbastanza modesta e che peraltro giriamo all'Austria.
Passo Gries dove prendiamo gas norvegese, anche qui io ho visto gli svizzeri la settimana scorsa, abbiamo un po' di accordi con i tedeschi, dovrebbe essere girato al contrario.
Poi abbiamo l'Algeria, la Libia e il Tap, il famigerato Tap che è stato la salvezza del nostro Paese. Non avessimo avuto il Tap avremmo dovuto chiudere un'ora al giorno l'Italia".
"E' chiaro - ha aggiunto il ministro - che sicurezza vuol dire essere sicuri di ogni evenienza. La dimostrazione ce l'abbiamo già adesso dalla Libia. Dalla Libia prendiamo un terzo, anche meno, di ciò che il tubo potrebbe portare.
E allora come facciamo a essere sicuri? L'elemento sicurezza sono i rigassificatori, perché con i rigassificatori io posso far arrivare navi di gas da tutto il mondo".
Pichetto Fratin poi ha proseguito, sempre con riguardo in particolare al rapporto con l'Algeria: "Il piano che noi stiamo portando avanti con richiamo a Mattei non è solo una programmazione di ordine energetico, in questo caso non è di approvvigionamento, ma è invece un ragionamento, viste le strutture dei quelle popolazioni del Nord Africa, anche di cooperazione internazionale, di interesse reciproco, e che investe anche una serie di altri temi".
Le rinnovabili ed i ritardi italiani
Pichetto Fratin ha poi parlato delle rinnovabili: "Se noi nel 2030 non raggiungiamo almeno i 72 GWh di rinnovabili vuol dire che rimaniamo inchiodati a meno dei due terzi delle rinnovabili sul totale".
"Teniamo presente - ha aggiunto - che attualmente di rinnovabili siamo a circa 115, 120 TWh. Dobbiamo andare a 230 TWh quindi al 2030. Per andare a 230 TWh dobbiamo assolutamente superare abbondantemente i 72 GWh".
"Poi - ha specificato il ministro - dipende da tutte le altre azioni che dobbiamo fare all'interno". In questo senso "quando parlo di una norma sulle rinnovabili, riguarda tutta la partita del permitting. Non possiamo permetterci di andare avanti un anno al fine di autorizzare" e "la chiarezza del sì del no in tempi certi deve esserci".
E non manca una stoccata alla soprintendenza ai beni culturali: "Tantissimi impianti sono fermi perché c'è il parere negativo della Cultura. Abbiamo trovato un punto di equilibrio di tre chilometri dopo una trattativa che è durata mesi, per la distanza dell'eolico dai luoghi di tutela".
Inoltre, ha proseguito, "c'è la questione delle aree agricole, perché è chiaro che con alcune posizioni noi ci troveremmo a non avere gli spazi per il fotovoltaico".
Aggiunge il ministro: "La sfida la portiamo avanti, nel senso che entro breve dobbiamo darci una regola. Nel senso che le aree idonee devono essere la procedura ultra accelerata, le altre aree avranno la procedura ordinaria.
L'impegno che c'è è di fare comunque un testo unico su tutte le rinnovabili, e questo dobbiamo chiuderlo entro fine anno. Anche perché siamo attualmente a un modello di intervento che è di migliaia di provvedimenti".
Redazione Cuoreeconomico
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