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20/10/2023

Fondi strutturali, Italia in affanno: spesa per il lavoro al minimo

Lo studio della Uil: sin qui investiti solo il 64 percento, bisogna spendere 23 miliardi entro fine anno: rischio "disimpegno automatico" dietro l'angolo. Veronese: "Spendere bene, non soltanto per rendicontare tutto, ma per migliorare il Paese". Ritardi forti anche su cultura ed innovazione

Una corsa contro il tempo quella che il nostro Paese deve fare per non restituire all’Unione Europea parte del “tesoretto” rappresentato dai Fondi Strutturali Europei e di Investimento Europei per il 2014-2020 relativi al Fondo Sociale Europeo (Fse, e al Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (Fesr).

Infatti, al 30 giugno 2023 il nostro Paese ha certificato alla Commissione Europea una spesa pari a 42 miliardi di euro, il 64,8 percento del totale delle risorse assegnate per il periodo 2014-2020 (64,9 miliardi di euro comprese le risorse della Next Generation con React-Eu).

È quanto emerge da un’analisi della Uil Servizio Politiche del Lavoro, Coesione e Territorio sugli ultimi dati pubblicati dalla Ragioneria Generale dello Stato sul monitoraggio delle politiche di coesione 2014-2020.

Da questo studio si deduce che, per non andare in “disimpegno automatico”, entro il 31 Dicembre 2023 il nostro Paese dovrà certificare 22,9 miliardi di euro a Bruxelles, il 35,3 percento del totale, tra Programmi Operativi Nazionali (Pon) e Regionali (Por).

Missione possibile, ma basta volerlo

"Una missione impossibile?" dice Ivana Veronese, Segretaria Confederale Uil.

"Si tratta di una bella somma, ma come sempre è successo nelle passate programmazioni - spiega la Segretaria Confederale della Uil - seppur con il “fiatone” e ricorrendo a tecnicismi quali i “progetti sponda” o “retrospettivi”, il nostro Paese è riuscito a rendicontare tutte le risorse.

Una cosa è certa - continua Ivana Veronese - il giudizio deve riguardare, anche e soprattutto, la qualità della spesa, perché la logica dello “spendere tanto per spendere” non porta a miglioramenti strutturali e non contribuisce alla crescita economica sociale e occupazionale del nostro Paese a iniziare dal Mezzogiorno.      

Occorre potenziare la macchina della Pubblica Amministrazione centrale e locale e concentrare le risorse su pochi obiettivi: sul lavoro di qualità in primis per giovani e donne".

I dati a livello regionale

Tornando ai dati, soltanto tre Programmi, al 30 giugno, hanno rendicontato tutte le risorse a disposizione: si tratta di quelli relativi all’Emilia-Romagna, al Friuli-Venezia Giulia e al Programma nazionale “Iniziativa P,o”.

A livello regionale, al di là dell’Emilia-Romagna e del Friuli-Venezia Giulia, di cui abbiamo già detto, la Provincia autonoma di Bolzano ha certificato una spesa del 99,8 percento, la Valle d’Aosta il 94,8 percento, la Puglia il 94,%, la Toscana il 91,9 percento e il Piemonte il 90,5.

Più indietro troviamo la Calabria che ha certificato una spesa del 51,5%, la Sicilia con il 59,8 percento, l’Abruzzo con il 62, il Molise con il 64,1 e le Marche con il 65,9.

Per quanto riguarda la spesa certificata dai Pon a titolarità ministeriale, al di là del Pon Iniziativa Pni che ha raggiunto il 100 percento, il Pon Governance e Capacità Istituzionale ha certificato una spesa dell’84,8 percento, il Pon Imprese e competitività dell’80,8 percento, il Pon Per la Scuola del 61,9 percento.

In notevole ritardo nella certificazione della spesa il Pon Sistemi politiche attive per l'occupazione con il 13,5 percento, percentuale che si commenta da sola, il Pon Cultura con il 42,7 e il Pon Ricerca e Innovazione con il 48,6 percento.

Redazione Cuoreeconomico
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