#GEF ESG89 - Logistica e infrastrutture, tutte le priorità per il rilancio del Paese

(da Sx Fabrizio Pedetta, COLACEM - Domenico Metelli, LUIGI METELLI SPA - Donato Iacovone, WEBUILD - Thomas Baumgartner, ANITA-CONFINDUSTRIA)
Al GLOCAL ECONOMIC FORUM ESG89 dedicato alla logistica e infrastrutture sono emerse alcune priorità che potenzialmente potrebbero stravolgere i comparti e ridare forte slancio a investimenti e sviluppo - Logistica e trasporti: costruire un player nazionale capace di competere nel settore dei trasporti e della logistica a livello internazionale - Reti stradali, sfruttare il Recovery Fund per il progetto dell’E45-E55 - Transizione verso nuove infrastrutture e la mobilità sostenibile: l’ipotesi di un Fondo Sovrano Italiano per aumentare gli investimenti privati nelle infrastrutture
Costruire un player nazionale capace di competere nel settore dei trasporti e della logistica a livello internazionale, aumentare gli investimenti privati in infrastrutture, riportare sul tavolo il progetto della E55.
Sono questi gli elementi principali emersi durante il Glocal Economic Forum ESG89 dedicato ai temi delle Infrastrutture, della Logistica in una logica di sostenibilità.
Rivivi il Glocal Economic Forum ESG89 - Logistica e Infrastrutture | L'Italia Sostenibile
Il Forum, trasmesso in streaming sui canali social Facebook e YouTube di ESG89, ha riunito i maggiori esponenti del mondo imprenditoriale, istituzionale e sindacale, chiamati a rispondere a una domanda principale: cosa serve al sistema infrastrutturale italiano per divenire pienamente efficiente?
Logistica e trasporti: Costruire un player nazionale capace di competere nel settore dei trasporti e della logistica a livello internazionale
Come ha ricordato in apertura Giovanni Giorgetti, Presidente ESG89, logistica e infrastrutture non possono restare divisi, come spesso accaduto in passato, ma vanno condivisi a livello progettuale e operativo.
In tal senso, sia Flavio Cecchetti (Leggi anche: Cecchetti (Susa): ’L’Italia diventi Hub d’oriente’), Presidente di Susa Spa che Thomas Baumgartner Presidente di ANITA-CONFINDUSTRIA, hanno posto l’accento sull’assenza, in Italia, di un player in grado di competere sullo scenario europeo
Secondo Cecchetti, si tratta di un problema strutturale dell’Italia, in quanto “tutte le aziende nazionali di logistica e di trasporti sono sottocapitalizzate, per cui, senza un supporto esterno, anche pubblico, non possono competere alla pari dei maggiori concorrenti rivali stranieri”.
Colmare questo gap richiederebbe investimenti, sia pubblici che privati, ma anche una governance più mirata.
“Non si tratta – ha spiegato Cecchetti – soltanto di carenza di investimenti o di strutture. L’infrastruttura in sé non garantisce un servizio efficace, se non è accompagnata da una governance adeguata e funzionale”.
Concetto ribadito anche da Thomas Baumgartner (Leggi anche: Baumgartner (ANITA): ’Logistica delle merci non secondaria a quella delle persone’), secondo il quale l’universo delle infrastrutture può essere paragonato a un sistema informatico, essendo impiegato anch’esso nel controllo e nel trasferimento dei flussi.
“Se l’hardware, cioè la componente fisica, non è sostenuta da un software, ossia un sistema logistico, altrettanto funzionale, non ha alcuna valenza strategica. In passato mancava questa consapevolezza, per cui ora abbiamo urgente bisogno di una politica industriale che punti a valorizzare il comparto della logistica”, ha affermato Baumgartner.
Reti stradali, sfruttare il Recovery Fund per il progetto dell’E45-E55
(da Sx Giovanni Giorgetti ESG89, Andrea Corsini Regione Emilia-Romagna, Graziano Pizzimenti, Regione Friuli-Venezia Giulia e Enrico Melasecche Regione Umbria)
Impiegare i fondi in arrivo dall’UE per rilanciare il progetto dell’E45 e E55, che congiungerebbe velocemente Orte con Mestre.
È questo l’appello lanciato, nel corso del dibattito, da Andrea Corsini (Leggi anche: Corsini (Regione Emilia Romagna): ’Investire su infrastrutture moderne ed efficaci per la ripartenza’), Assessore ai Trasporti Regione Emilia-Romagna, prontamente accolto da Enrico Melasecche, Assessore ai Trasporti Regione Umbria.
Un’opera, ha precisato Corsini, “fondamentale per promuovere lo sviluppo dell’intero Paese, perché metterebbe in collegamento l’Italia con le maggiori direttrici dell’Europa centro-settentrionale”.
Melasecche si è mostrato disponibile al dialogo interregionale per promuovere questo progetto, perché – ha affermato l’assessore umbro – “è necessaria un’arteria stradale nord-sud alternativa all’A1, in modo da alleggerire i carichi che ogni giorno transitano sull’Autostrada del Sole”.
Venendo invece alle priorità dei singoli territori a livello infrastrutturale, l’assessore Melasecche ha riconosciuto che la debolezza infrastrutturale rappresenta un limite importante per lo sviluppo dell’Umbria, rendendo urgente un deciso cambio di passo.
Secondo quanto affermato da Enrico Melasecche, “la priorità regionale è la riapertura della Ferrovia Centrale Umbra, che rappresenta la nostra dorsale principale a livello ferroviario.
Inoltre, abbiamo avviato un tavolo negoziale con la Regione Marche per il raddoppio della linea Orte-Falconara, corridoio che consente di mettere in comunicazione l’Adriatico col Tirreno”.
Al forum ha preso parte anche l’assessore Graziano Pizzimenti, espressione di una regione, il Friuli-Venezia Giulia, che presenta una vocazione diversa in materia di mobilità.
In virtù della posizione geografica, la regione si pone come anello di congiunzione tra la penisola italiana e l’area balcanica. È inevitabile, pertanto, che le traiettorie di sviluppo debbano seguire queste direttrici.
Secondo Graziano Pizzimenti, “le priorità regionali sono il completamento dell’autostrada Trieste-Venezia e la velocizzazione della stessa linea ferroviaria. Due arterie fondamentali, sia perché uniscono da est a ovest la regione, sia perché garantiscono la continuità ai collegamenti in direzione Austria ed Est Europa”.
Transizione verso la mobilità sostenibile: l’ipotesi di un Fondo Sovrano Italiano per aumentare gli investimenti privati nelle infrastrutture
Realizzare opere infrastrutturali solide, moderne e sostenibili richiede consistenti investimenti. Al contrario, come ha ricordato Donato Iacovone, Presidente Webuild, l’Italia mostra livelli d’investimento, nel settore delle infrastrutture, tra i più bassi in Europa.
Su questo andamento incidono non solo i limitati finanziamenti pubblici, ma anche la scarsa propensione del privato a finanziare opere pubbliche. Tendenza inevitabilmente aggravatasi negli ultimi tempi a causa dell’emergenza sanitaria, che ha spinto cittadini e imprenditori alla prudenza.
Per ovviare a questo trend, Iacovone ha proposto durante il GLOCAL ECONOMIC FORUM ESG89 l’istituzione di un Fondo Sovrano che permetta di indirizzare parte dei 1800 miliardi di euro di risparmi presenti sui conti correnti degli italiani verso investimenti in infrastrutture.
Si tratterebbe, dunque, di unire gli sforzi tra pubblico e privato, nella convinzione comune che le infrastrutture costituiscono un stategico motore di sviluppo.
Dello stesso avviso anche Fabrizio Pedetta, Direttore Generale Colacem, secondo il quale tutti gli attori – politici, imprenditoriali e sindacali – debbano cooperare, abbandonando interessi settoriali o esigenze locali e dando priorità agli obiettivi nazionali.
“La capacità di realizzare opere pubbliche in Italia c’è, a patto che sussistano le condizioni adeguate. Ciò che manca è una consapevolezza complessiva, capace di guardare in maniera organica all’interesse nazionale.
I fondi in arrivo dal Recovery Fund sono un’occasione unica per colmare il gap con gli altri Paesi europei, purché vengano gestiti con razionalità e lungimiranza”, ha sottolineato Pedetta.
Infrastrutture e Sostenibilità
Le infrastrutture del futuro non potranno prescindere da progetti orientati alla sostenibilità. Le indicazioni fornite nell’agenda ONU 2030 e confermate nel Recovery Plan vanno in quella direzione, per cui la mobilità deve essere ripensata per adeguarsi a standard di tutela ambientale.
“La sostenibilità non deve rappresentare, quindi, un concetto astratto, ma un vero e proprio valore anche nell’ambito dei trasporti.
È necessario acquisire questa consapevolezza e integrarla nelle opere che realizzeremo, poiché questo nuovo approccio non può essere più ritardato”, ha commentato Tiziana Bocchi della Segreteria nazionale della UIL.
Angelica Donati (Donati Group) ha ricordato come la sostenibilità non implichi solo la riduzione delle emissioni inquinanti, ma includa una serie di attività volte a limitare l’impatto ambientale, a partire dai materiali utilizzati e dai rifiuti prodotti.
“Le infrastrutture – ha precisato Donati – non devono essere solo costruite, ma anche progettate e gestite, in modo sostenibile, ampliando il ciclo di vita dei materiali utilizzati e assicurando una fungibilità che apporti benefici all’intera comunità”.
Realizzare progetti di grande entità richiede anche procedure snelle e rapide. In tal senso, la burocrazia spesso rallenta la costruzione di opere pubbliche.
Basti pensare che, in Italia, la realizzazione di un’infrastruttura per un valore superiore ai 300 milioni richiede mediamente 10-15 anni. Ritardi non più sostenibili, vista l’urgenza di ripartire con decisione dopo la crisi.
(da Sx Giovanni Giorgetti ESG89, Angelica Donati DONATI GROUP, Domenico Metelli LUIGI METELLI SPA)
Su questo punto è intervenuto Domenico Metelli, Presidente della Luigi Metelli Spa: “Un progetto non può rimanere fermo tutti questi anni per intoppi burocratici.
È palese che dal punto di vista gestionale dobbiamo migliorare. A mio avviso, occorre innanzitutto semplificare le procedure, dopodiché individuare le priorità d’intervento e agire di conseguenza”.
“Oggi abbiamo la fortuna di avere un Presidente del Consiglio e una squadra di Governo che sono garanzia di competenza e determinazione.
Lo stiamo vedendo proprio in questi giorni - ha consluso Metelli - sul fronte dei vaccini. Crediamo, quindi, che anche il comparto delle infrastrutture possa rappresentare un fantastico volano per lo sviluppo del nostro Paese e per l’occupazione”.
Quando si parla di infrastrutture, un altro aspetto da non dimenticare è quello della manutenzione, come hanno specificato gli ospiti presenti.
La vulnerabilità del territorio italiano, associata a eventi atmosferici sempre più estremi e a traffici commerciali su gomma di grande entità, fa sì che la manutenzione risulti indispensabile.
Del resto, come ha sostenuto Anna Bortolussi (Mapei) (Leggi anche: Bortolussi (Mapei): ’La sfida delle infrastrutture’), la manutenzione è una componente essenziale per garantire la solidità delle infrastrutture, perché calcestruzzo e acciaio non sono eterni, ma vanno incontro a deterioramento nel tempo.
Come ha puntualizzato Roberto Mastrangelo (Anas), “Occorre porre in essere una manutenzione programmata delle opere infrastrutturali, anziché intervenire in maniera sporadica o in caso di emergenze.
Ciò è essenziale non soltanto per adeguare le opere per motivi di sicurezza, ma anche per assicurarci che le strutture siano in grado di reggere i carichi che ogni giorno transitano sulle nostre reti viarie”.
La necessità della manutenzione è aggravata dal fatto che molti viadotti presenti sul territorio nazionale sono stati costruiti diversi decenni fa, avendo ricevuto scarsa manutenzione nel corso degli anni.
Lo ha ricordato Valentina Bacchettini (Wisepower) (Leggi Anche: Bacchettini (Wisepower): ’Sostenibili ed efficaci per il patrimonio infrastrutturale’), precisando che oltre la metà dei viadotti italiani risalgono a più di 40 anni fa.
Un dato che deve far riflettere sulla tenuta del sistema infrastrutturale italiano e sulla necessità di realizzare presto progetti moderni ed efficienti.
Di Lorenzo di Anselmo
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