Giovannini (Anter): «Sulle rinnovabili paghiamo l’assenza della giusta informazione, bisogna accompagnare i cittadini»

(Alessandro Giovannini, presidente di Anter)
Il presidente dell’associazione per la tutela delle energie rinnovabili: «Serve un approccio sistemico, già dalle scuole. I giovani sono la speranza»
Per la diffusione delle fonti rinnovabili non basta investire, ma occorre sviluppare un processori cambiamento che coinvolga tutti gli attori della società: dalle istituzioni alle imprese.
«Purtroppo sia i singoli cittadini che le aziende hanno una ridotta conoscenza delle opportunità legate alle fonti pulite, sia in termini di benefici ambientali che economici», dice Alessandro Giovannini, presidente di Anter, associazione per la tutela delle energie rinnovabili, che di recente aveva proposto alle imprese il manifesto per lo sviluppo sostenibile.
Secondo un sondaggio di Adiconsum, i prodotti acquistati da aziende sostenibili rappresentano il 49% dell’intero segmento, mentre dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) fissati dall’ONU ben il 43% degli intervistati non ne ha mai sentito parlare e il 36%, pur sapendo di cosa si tratta, non ricorda quali siano. Una situazione presentata nei giorni scorsi anche da AsviS.
Presidente, l’inflazione e l’aumento dell’energia hanno scoraggiato le imprese a investire nelle fonti pulite?
«Più che i rincari è l’assenza della giusta informazione che scoraggia le piccole e medie imprese a puntare sulle energie pulite.
Se non partiamo dal basso, non potrà mai avvenire una vera e propria svolta verso la sostenibilità e ciò che vediamo oggi è il frutto di questa scarsa lungimiranza: dal caro-bollette ai dissesti idrogeologici. Occorre informare e educare di più i cittadini e avere un approccio strategico al rispetto dell’ambiente».
Crede che i provvedimenti del governo Draghi come il Dl Energia siano stati efficaci per una seria transizione sostenibile?
«Ormai tutto il mondo sta virando verso le fonti rinnovabili e credo che il governo Draghi abbia affrontato bene l’impegno della transizione energetica.
Non dobbiamo dimenticarci che è stato il primo governo a istituire il ministero per la transizione ecologica».
Quindi crede che il governo che verrà debba mantenerlo?
«Mi auguro di sì, ma a patto che lavori di più per sensibilizzare i cittadini e svolga azioni concrete per contribuire a una transizione tutt’altro che semplice.
Un esempio sono le auto elettriche che sono utili ma rimane il problema delle fonti fossili per la loro produzione».
E con quale approccio dovrebbe lavorare?
«Con un approccio sistemico, perche la sostenibilità non riguarda solo il clima ma l’economia e l’istruzione. Oggi la politica, le imprese e le famiglie remano in direzioni diverse e l’unica speranza è rappresentata dai giovani che sono più attenti rispetto ai loro genitori».
Crede che l’offerta formativa scolastica e universitaria sia al passo coi tempi?
«Le scuole e le università sono sempre più attente perché da parte dei docenti finalmente è arrivata la consapevolezza che l’istruzione rappresenta la chiave di svolta per uno sviluppo giusto.
La sostenibilità è una materia multidisciplinare e i giovani studenti hanno capito che riserva opportunità per costruirsi un lavoro».
Secondo lei le realtà virtuose come i comuni ricicloni meritano più attenzione?
«Sicuramente le buone pratiche possono essere delle fonti di ispirazioni per i comuni e le pubbliche amministrazioni. Le competenze non riguardano solo il privato, ma anche il pubblico».
Di Matteo Melani
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