Il mercato dell'auto in affanno: sotto i livelli pre-Covid almeno fino al 2027

(Michele Crisci, presidente dell'Unrae)
L'analisi di Unrae: previsioni pessimistiche per gli anni a venire. Il presidente Crisci: "Si parla di transizione sostenibile economicamente in toni catastrofici, ma in realtà non è una minaccia bensì una opportunità di crescita per l'industry e tutto l'indotto"
Il mercato italiano dell'auto - nonostante undici mesi di crescita a doppia cifra - non è riuscito a colmare la perdita di volume generata dalle crisi di mercato e di produzione succedute al Covid: a novembre è ancora sotto di 321.000 unità rispetto al 2019 (-18,1 percento).
Le previsioni per i prossimi anni sono pessimistiche: fino al 2027, quando si stimano 1,8 milioni di immatricolazioni, il mercato sarà ancora inferiore agli oltre 1,9 milioni registrati nel 2019.
Le cifre elaborate dall'Unrae - illustrate nella conferenza stampa di presentazione dell'Osservatorio sulla mobilità - sono indicative dello stato poco incoraggiante del settore automotive in Italia.
"Si parla di transizione sostenibile economicamente in toni catastrofici, ma in realtà non è una minaccia bensì una opportunità di crescita per l'industry e tutto l'indotto", sottolinea il presidente dell'Unrae, Michele Crisci.
Creare nuovi posti o riconvertire gli esistenti in fretta
"La transizione - spiega - significa anche creare nuovi posti o riconvertire quelli esistenti, attrarre investitori esteri e nuovi impianti produttivi.
Va bene discutere, ma non per restare immobili o per difendere tecnologie che saranno presto obsolete, altrimenti il rischio è di restare legati al futuro dell'immobilità, quando invece il futuro della mobilità è ricco di opportunità.
Il 2035 è stato ingiustificatamente demonizzato, ma è sufficientemente lontano per pianificare con efficacia lo sviluppo e la riconversione dell'automotive in Italia, verso le nuove tecnologie motoristiche e di sistemi software per la nuova mobilità".
Crisci ricorda che sono 1,25 milioni gli addetti del settore che produce ancora un fatturato pari al 20 percento del Pil e un gettito fiscale di 76,5 miliardi di euro e che il 64,5 percento del fatturato dell'industria componentistica italiana proviene da vendite a costruttori stranieri associati all'Unrae.
Redazione Cuoreeconomico
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