Internazionalizzazione, 160.000 imprese italiane guardano all'estero

Il bilancio di Assocamerestero nel 2021: "Ben 18.000 realtà hanno incontrato nuovi partner. Ora attenzione a politica industriale, riqualificazione del tessuto economico e nuove tecnologie". Prete (Unioncamere): "Attenzione però a nuove dipendenze"
Oltre 160.000 imprese coinvolte, 50.000 aziende assistite, 18.000 società hanno incontrato nuovi partner. E' questo il bilancio dell'attività della Camere di Commercio italiane all'estero (Ccie) nel 2023, presentato alla Camera dei Deputati, alla presenza delle istituzioni durante l'evento "Lavorare insieme al futuro: le camere di commercio italiane all'estero".
Agroalimentare, moda, meccanica, edilizia, turismo, arredo e sistema casa ed energia sono stati i settori che hanno usufruito dei servizi offerti dalle 86 Ccie lo scorso anno.
Circa il 47 percento delle richieste di assistenza alle Ccie sono state dirette ai servizi di ricerca partner e incontri d'affari che hanno consentito - anche a distanza - la realizzazione di alleanze tra imprese; al secondo posto tra le richieste vi sono i servizi di ricerca di opportunità di business e consulenza specialistica (23,8), seguiti da quelli di primo orientamento ai mercati esteri (22,2).
Digital economy al centro
In questi anni, l'azione delle Camere all'estero si è gradualmente spostata verso le nuove frontiere dell'internazionalizzazione, dalla Digital economy alla sostenibilità, per rispondere in maniera sempre più innovativa alle esigenze delle imprese.
Per il futuro il lavoro delle Camere sarà sempre più collegato ai temi di politica industriale, per dare il proprio contributo al rinnovamento del Paese e alla riqualificazione del tessuto economico, anche attraverso nuovi filoni di servizio quali l'innovazione e nuove tecnologie, la sostenibilità e transizione energetica, la valorizzazione del Made in Italy, l'attrattività turistica dei territori e altri.
Le imprese italiane che si rivolgono alle Camere di Commercio italiane all'estero si dividono sostanzialmente in due categorie: da un lato troviamo le imprese di medie e grandi dimensioni, già presenti in maniera stabile sui mercati esteri, costituite direttamente nel Paese di riferimento o come filiale di un'impresa italiana ben strutturata; dall'altro ci sono invece le piccole e medie imprese basate in Italia, che hanno un'esperienza limitata con l'estero o spesso nessuna.
In questo caso si tratta di imprese che vogliono intraprendere un primo percorso di internazionalizzazione o che vogliono avviare un meccanismo di penetrazione dei mercati esteri più strutturato, per affermare e consolidare la propria presenza.
Prete: attenzione a nuove dipendenze
"Sono 4 anni che viviamo di incertezze e il Paese ha saputo reagire bene. Siamo stati bravissimi a liberarci dalla dipendenza energetica dalla Russia, ma adesso il rischio è di essere dipendenti dall'Algeria".
Così il presidente di Unioncamere Andrea Prete intervenendo all'evento di "Assocamerestero" ricordando che all'inizio della crisi energetica l'Italia dipendeva dalla Russia per il 40 percento e che nell'agosto del 2022 il prezzo dell'energia era schizzato a 324 euro a megawattora mentre oggi è a 24 euro.
"Adesso abbiamo una dipendenza significativa dall'Algeria che però vive in un'area geografica che è sotto ad alcune tensioni geopolitiche. Dobbiamo renderci più indipendenti".
Anche per il Gnl (Gas Naturale Liquefatto), "che compriamo dagli usa, ma che potremmo comprare dall'Argentina" ha aggiunto.
Quanto alle fonti rinnovabili. Prete ha ricordato che il sistema camerale sta promuovendo in collaborazione con il ministero dell'Ambiente i Cer (Comunità energetiche rinnovabili) "Un'occasione da non perdere", ha detto.
Redazione Cuoreeconomico
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