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15/09/2023

Italia patria del lavoro povero: sempre di più anche fra i full time

L'allarme dell'Inps: quote in crescita, anche se per adesso la maggioranza resta fra coloro che hanno contratti a tempo parziale. Ma l'Inps certifica anche squilibri nelle pensioni fra uomini e donne. Ganga (Cisl): "Necessario riprendere il confronto sul tema dei lavori usuranti e gravosi che spesso riguardano attività manuali e con minore ristoro economico"

I lavoratori poveri (quelli che hanno retribuzioni inferiori al 60 percento della mediana) tra i dipendenti privati a ottobre 2022 erano 871.800, pari al 6,3 percento della platea di riferimento. Ma questo è dovuto probabilmente a una bassa intensità di lavoro più che a una retribuzione bassa.

Lo segnala l'Inps nel suo Rapporto annuale, sottolineando che gli working poors "risultano particolarmente addensati tra i dipendenti a part time (oltre mezzo milione). 

Ma non è possibile precisare ulteriormente, a questo livello di indagine, quanta parte del loro deficit retributivo sia attribuibile a una bassa intensità di impiego (part time di poche ore) e quanta, invece, a livelli salariali orari insoddisfacenti".

L'identikit degli working poors full time

"Per quanto riguarda gli oltre 350.000 lavoratori poveri a full time, essi risultano in buona parte riconducibili a due tipologie contrattuali specifiche (apprendistato e intermittente) mentre, per la quota restante, contano significativamente condizioni sia di assenza temporanea sia di situazione transitoria (superata nell'arco dell'anno)".

Gli working poors a full time per ragioni salariali - scrive l'Inps - sono 20.300 (0,2 percento sul totale della platea dipendenti) e distribuiti tra un numero rilevante di contratti, inclusi quelli con le platee più vaste e firmati dalle organizzazioni sindacali maggiori.

Gli working poors risultano quindi sotto il profilo numerico "una componente marginale dell'insieme del lavoro dipendente".

"Ciò non esclude (anzi) - si legge - che la loro presenza sia concentrata in aree "borderline" rispetto ai "normali" rapporti di lavoro dipendente: partite Iva attivate in alternativa all'impiego come dipendente; posizioni formalmente riconducibili a istanze di completamento della formazione professionale (stagisti, praticanti e quant'altro) e idonee a camuffare rapporti e aspettative simili di fatto a quelle sottese al "normale" rapporto di lavoro dipendente; posizioni di lavoro autonomo occasionale o parasubordinato.

Senza dimenticare - conclude l'Inps - le varie tipologie di lavoro nero, integrale o associato a posizioni parzialmente irregolari".

Gli squilibri delle pensioni

Non va meglio sul fronte delle pensioni. Il rapporto presentato dalla Commissaria straordinaria Micaela Gelera mostra il permanere di un grave divario negativo sull'importo medio delle pensioni delle donne rispetto agli uomini, la difficoltà per le lavoratrici di accedere alla pensione anticipata a causa di un numero inferiore di contributi e la conseguente necessità di differire il pensionamento, dimostrano ancora una volta che è indispensabile intervenire per tutelare maggiormente la previdenza delle donne.

Ignazio Ganga, segretario confederale della Cisl commenta: “Il Rapporto conferma in materia pensionistica tendenze messe in evidenza da tempo dalle organizzazioni sindacali e che sono alla base delle proposte presentate con la piattaforma sindacale sulla previdenza.

Inoltre, l'interessante analisi contenuta nel Rapporto sui differenziali di aspettativa di vita tra lavoratori meno abbienti  e chi svolge attività maggiormente remunerate confermano la necessità di riprendere il confronto sul tema dei lavori usuranti e gravosi che spesso riguardano attività manuali e con minore ristoro economico.

Anche lo studio dei redditi delle famiglie di  lavoratori e di pensionati rimarca l'esigenza di sostenere in modo più incisivo i i nuclei familiari con redditi più bassi in quando maggiormente esposti alla dinamica dei prezzi".

La Cisl "apprezza l'attenzione che la Ministra del lavoro Calderone ha riservato nel suo intervento conclusivo alla previdenza complementare.

Nel prossimo incontro con l'Osservatorio della spesa previdenziale fissato per il 18 settembre, ribadiremo al dicastero l'urgenza di un nuovo periodo di silenzio-assenso per l'adesione ai fondi pensione complementare accompagnato da una diffusa campagna informativa rivolta in particolare ai giovani.

Inoltre è necessario  sostenere maggiormente gli investimenti dei fondi pensione in economia reale e ridurre la tassazione sui rendimenti”, conclude Ganga.

Redazione Cuoreeconomico
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