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16/11/2022

L'ambasciatore francese Masset: "Acqua e clima temi prioritari, serve impegno mondiale comune"

(Christian Masset, ambasciatore francese)

Il capo della diplomazia transalpina ha preso parte ad una lectio magistralis sugli accordi di Parigi sul clima con agli studenti dell'Università per Stranieri di Perugia: "Ue faro sul climat change, ma siamo lontani dal traguardo"

In un momento delicato dal punto di vista diplomatico, dopo le frizioni con l’Italia per la vicenda migranti, l’ambasciatore francese Christian Masset è stato presente a Perugia, invitato dall’Università per Stranieri per una lectio magistralis agli studenti sul ruolo delle relazioni diplomatiche nell’attuazione dell’accordo di Parigi sul clima.

L’intervento di Christian Masset è stato preceduto un’introduzione di Teresa Gualtieri, presidente nazionale della Federazione Italiana Club e Centri per l'Unesco, e seguito da quelli di Valerio De Cesaris, rettore dell’ateneo, e di Francesco Paola, presidente della Riserva mondiale della biosfera Unesco del Monte Peglia, mentre al Generale Antonio Ricciardi, presidente del Centro Studi Strategici sul Clima della Riserva Mab Unesco, è spettato il compito di coordinare i lavori.

La sfida del climate change coinvolge tutti

In questo contesto internazionale – ha spiegato – si deve sempre più pensare all’acqua, perché abbiamo un problema di desertificazione, abbiamo un problema di fenomeni estremi che fanno capire come l’acqua non sia infinita ma diventa invece sempre più scarsa ed inquinata.

Serve una strategia internazionale sull’acqua perché siamo tanti. Abbiamo già il Forum dell’acqua che istituisce dei vertici regolari, ma è una nuova frontiera.

L’acqua ed il clima sono beni comuni, dobbiamo andare tutti nella stessa direzione, non possiamo andare separati. Tutti i paesi devono fare la loro parte nella lotta al cambiamento climatico.

La diplomazia deve sempre di più pensare all’acqua come un tema proprio: c’è un processo di desertificazione in atto, ci sono fenomeni estremi come maremoti, frane, cataclismi e naturalmente l’inquinamento idrico. Tutto ciò rende prioritario l’impegno diplomatico in direzione del climate change”.

Sugli accordi di Parigi: siamo ancora lontani

Relativamente agli accordi di Parigi – ha proseguito – dobbiamo rialzare la mozione, quello che prevedevano gli accordi.

Gli impegni andavano tutti nella buona direzione, andavano rivisti ogni cinque anni per arrivare a questo traguardo di restare sotto i 2 gradi di crescita della temperatura globale. Purtroppo siamo ancora lontani, c’è da lavorare.

L’Unione Europea su questo ha preso impegni ambiziosi, perché a Parigi aveva preso l’impegno per una riduzione dell’anidride carbonica del 40%, a Glasogow si è saliti al 55 ed ora si è fissata per il 2030 l’asticella al 57%. Quello che dobbiamo fare è seguire è l’Unione Europea, che ha tracciato la guida”.

Redazione Cuoreeconomico
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