Lepri (Legacoop ER): “Cooperazione e rete per un nuovo modello di rigenerazione urbana”

(Barbara Lepri, direttrice di Legacoop Emilia-Romagna)
La direttrice di Legacoop Emilia-Romagna e responsabile del progetto del Board della Rigenerazione Urbana a CUOREECONOMICO: “La collaborazione fra diversi attori è nel Dna stesso del modello cooperativo, che si distingue per la capacità di porre al centro i bisogni delle comunità e delle imprese in un contesto caratterizzato dalla messa a fattor comune di competenze e da un approccio bottom up che parte dal basso, ovvero dai territori. Dopo l’alluvione occorre ripensare intere zone”
“La rigenerazione urbana, e in generale tutti i progetti che vedono la collaborazione di diversi attori, sono nel DNA stesso del modello cooperativo, che si distingue per la capacità di porre al centro i bisogni delle comunità e delle imprese.
La nostra forza consiste proprio nel favorire il senso di partecipazione e di coinvolgimento di tutti i soggetti, adottando un approccio che parte dal basso e rende protagonisti i territori”.
A parlare è Barbara Lepri, direttrice di Legacoop Emilia-Romagna e responsabile del progetto del Board della Rigenerazione Urbana, un tavolo di confronto, avviato nel 2019, in cui ha trovato spazio un dibattito proficuo sulle principali condizioni che determinano il successo o l’insuccesso dei processi di rigenerazione urbana e sulle strategie più efficaci per far collaborare in modo sinergico attori pubblici e privati.
"Proprio la capacità di creare un terreno comune di confronto tra diversi mondi in un contesto intersettoriale - ha spiegato a CUOREECONOMICO Barbara Lepri - è la sfida principale legata a questo tipo di progetti.
In quest’ottica il modello cooperativo - basato su un modus operandi che pone in primo piano la condivisione di obiettivi, il confronto con le realtà territoriali e la capacità di dare vita a sinergie virtuose tra settori differenti - rappresenta un punto di forza importante, che ha permesso di portare avanti l’iniziativa con successo fin dalle sue prime fasi".
Come è nato il progetto e attualmente in che fase siamo ?
“Il Board della Rigenerazione Urbana, coordinato da Legacoop Emilia Romagna, è stato avviato al termine di un percorso formativo realizzato tra il 2017 e il 2018 con il supporto didattico di Audis, associazione indipendente che accompagna gli operatori pubblici e privati nella realizzazione di processi di rigenerazione urbana.
L’iniziativa, conclusasi a marzo 2019, coinvolgeva diversi soggetti del settore pubblico e privato, del mondo delle cooperative e delle imprese del territorio. Un ruolo di primo piano è stato rivestito, in particolare, dalla Regione Emilia-Romagna.
L’obiettivo era quello di impostare in modo efficace percorsi strutturati di rigenerazione urbana, cercando di mettere a fattor comune diverse competenze in un contesto di confronto e condivisione.
Questo percorso si rivelò a suo tempo talmente interessante, che, quando giunse al termine, i partecipanti chiesero di mantenere un tavolo di lavoro attivo per sviluppare ulteriormente le iniziative identificate, cercando allo stesso tempo di definire un sostrato culturale solido all’interno del quale inserire i diversi progetti.
Il board è quindi attivo ancora oggi e produce sia contenuti di carattere culturale, sia progetti concreti. Inoltre, dal 2019 il tavolo si è ampliato ulteriormente con l’introduzione di nuovi soggetti interessati al tema della rigenerazione urbana, una questione che, lungi dall’essere confinata all’ambito degli edifici e delle città, viene invece interpretata alla luce di un approccio in cui il territorio viene inteso nella sua globalità”.
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In base a quanto emerso dal percorso portato avanti nel board, quali sono gli ostacoli da superare per attuare questo processo virtuoso in modo efficace su larga scala? A quali strumenti bisogna ricorrere in particolare ?
“Uno degli elementi critici da affrontare in modo mirato per portare a termine con successo progetti di rigenerazione urbana è sicuramente la complessità che si crea nel far interagire in modo efficace, nel quadro di un progetto comune, i diversi soggetti coinvolti, che spesso hanno interessi e modalità operative diverse.
In quest’ottica la sfida è quella di accantonare una visione basata su un masterplan classico, volto a portare a termine un progetto definito a priori, a favore dei un modus operandi basato invece su una maggiore duttilità e su sollecitazioni dal basso.
Nello specifico, un punto chiave è la capacità di far emergere dal territorio stesso le priorità di intervento su cui basare un’azione rigenerativa. Il tutto coniugando la dimensione economica, ambientale e quella sociale.
Passando dalla teoria ad aspetti più concreti, tra gli strumenti indispensabili per realizzare progetti di successo ci sono, solo per fare un esempio, gli incentivi e i bonus fiscali per la riqualificazione energetica e la sicurezza sismica degli edifici.
Le costruzioni infatti sono spesso vuote e fatiscenti e richiedono ingenti risorse economiche per la realizzazione degli interventi”.
In questo contesto quale ruolo gioca il Pnrr?
“Il Pnrr dispone di alcune risorse alle quali hanno avuto accesso, tramite piani specifici, alcuni Comuni dell’Emilia-Romagna situati nelle aree metropolitane, come Bologna, Modena e Reggio Emilia.
I finanziamenti messi a disposizione dal piano sono molto importanti, purtroppo però abbiamo visto un limite di queste risorse rispetto al tema dell’abitare.
Non sono state infatti dirottate risorse specifiche in questo ambito. Riteniamo comunque che il piano sia uno strumento fondamentale e ci auguriamo che grazie alle sue risorse si possa ridare ad alcune aree delle città una veste un po’ più moderna, offrendo inoltre la possibilità di valorizzare gli spazi attualmente rimasti inutilizzati”.
Tra le iniziative promosse dal board c’è la sottoscrizione di un “Manifesto per un Patto per la Rigenerazione Urbana”. Può darci qualche dettaglio in più?
“Il manifesto è stato firmato alla fine del 2021 durante un evento a Bologna e vuole promuovere un'azione diffusa di rigenerazione urbana e territoriale che possa svilupparsi in maniera capillare in tutta la regione Emilia-Romagna.
Il documento è strutturato in sette punti, in cui si mettono in risalto le potenzialità della rigenerazione urbana come motore per la promozione di paradigmi incentrati sulla sostenibilità sociale e ambientale degli insediamenti abitativi.
Abbiamo molto insistito sulle prestazioni di qualità del patrimonio edilizio, sull'utilizzo degli spazi pubblici, sul tema dell'alienazione e sul valore del concetto di comunità.
Nel tavolo del board, largo spazio è stato dato al tema culturale, identificato come il vero e proprio asse portante della rigenerazione urbana.
Spesso ci si focalizza solo sugli edifici, mentre sarebbe opportuno ampliare la visione adottando uno sguardo che si estenda all’intero territorio in cui queste costruzioni sono inserite.
Solo adottando un sostrato culturale basato su una modalità operativa olistica - che integra in modo virtuoso la sostenibilità ambientale e quella sociale nel quadro di azioni dal basso - si potranno realizzare percorsi di successo per far evolvere l’assetto delle diverse realtà urbane”.
Più in dettaglio, qual è il modello operativo più efficace per portare avanti progetti di questo tipo?
“Quando si affronta il tema della rigenerazione urbana parlare di un modello operativo specifico non è semplice, perché ogni progetto ha una propria caratterizzazione.
Per questo è fondamentale considerare le necessità specifiche di un determinato territorio anche attraverso dei percorsi partecipativi. Cito il caso di Bologna, perché è stata presa ad esempio anche a livello europeo.
Grazie al supporto della Fondazione Innovazione Urbana è stato realizzato un percorso partecipativo di successo che ha puntato sull'ascolto delle persone residenti, facendo emergere le reali necessità del territorio in termini di servizi e gestione degli spazi.
Un punto chiave è la capacità di plasmare le azioni da mettere in campo sulle peculiarità delle diverse città, cercando allo stesso tempo di cogliere tutti gli input con un approccio bottom up.
Lo step successivo è quello di affrontare in modo efficace il tema della co-progettazione e della co-programmazione con gli enti locali e i diversi partner, due questioni estremamente complesse.
In quest’ottica è fondamentale, ancora una volta, promuovere una collaborazione sinergica tra i diversi soggetti coinvolti, che sappia intercettare e incontrare le necessità del territorio per poi tradurle in progetti concreti grazie a una gestione efficace delle risorse finanziarie”.
Un altro tema chiave, che lei ha citato più volte, è quello culturale. Come viene declinato concretamente nel board?
“Sul tema culturale abbiamo realizzato un'operazione molto importante. Attraverso lo stimolo degli attori che partecipano al board, abbiamo pubblicato alla fine del 2021 un primo Glossario della rigenerazione urbana, edito da Donzelli.
Questo testo comprende 100 parole chiave inerenti la rigenerazione urbana, che sono state scelte e spiegate da 80 esperti. Entro i primi mesi del 2024 usciremo probabilmente con una seconda edizione.
Stiamo inoltre lavorando a una declinazione web di quest’iniziativa. Vorremmo realizzare una piattaforma online che possa dare spazio ai vari autori, permettendo loro di interfacciarsi con gli operatori dei settori, esperti e comunità per poter discutere sui temi della rigenerazione urbana dal punto di vista culturale.
Il tema culturale è inoltre legato a doppio filo a quello della formazione. I progetti di rigenerazione urbana non richiedono solo competenze tecniche settoriali e verticali, ma devono trovare anche un sostrato comune e interdisciplinare radicato sul piano culturale.
In questo modo si abbina al tecnicismo la consapevolezza del contesto culturale in cui il progetto si inserisce, una dimensione che abbina le tre anime della sostenibilità: economica, ambientale e sociale. Il tutto partendo dai territori e dalle loro necessità concrete”.
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I progetti di rigenerazione urbana, come lei ha più volte sottolineato, coinvolgono diverse competenze e ambiti professionali. Qual è l’importanza di un approccio intersettoriale a questo settore?
“Per noi di Legacoop Emilia Romagna il tema dell’intersettorialità è fondamentale. Secondo il sesto principio fondante della cooperazione, ovvero “cooperare tra cooperative”, lavorare per un obiettivo comune conferisce una forza maggiore a chi sviluppa cooperazione.
Questo vale anche nel settore della rigenerazione urbana. Tutti i progetti realizzati che ho visto di recente hanno coinvolto vari settori di attività, progetti che, riqualificando un’area o mettendo in riuso spazi inutilizzati, hanno coinvolto partner commerciali, associazioni, attività imprenditoriali (palestre, negozi al dettaglio, associazioni del terzo settore, imprese edili, e quant’altro) hanno un elemento comune: un approccio trasversale e partecipativo.
In questa senso la rigenerazione urbana va declinata anche come la possibilità, per tutti gli attori coinvolti in un progetto, di poter mettere a disposizione le proprie competenze al servizio di un percorso comune e condiviso, senza sovrapposizioni o rivendicazioni”.
Quali sono i prossimi step dell’iniziativa?
“A fine giugno è previsto un incontro del board in cui verrà approfondito ulteriormente il tema culturale e si parlerà anche della seconda edizione del Glossario.
In generale, al di là del progetto della piattaforma, il nostro obiettivo è promuovere una spinta alla sperimentazione nel settore della rigenerazione urbana, analizzando tutte le iniziative che si stanno portando avanti sul territorio dell’Emilia-Romagna.
È previsto un coinvolgimento del Comune di Bologna, ma anche di Reggio Emilia e Modena, tutte città che stanno portando avanti progetti di aree estese inserite in Pug (piani di urbanistica generale) e Pui (piani urbani integrati). L’idea è anche quella di creare sinergie virtuose tra i diversi progetti”.
Qual è l’importanza di affrontare in modo mirato il tema della rigenerazione urbana per rendere le città e i territori che le circondano più resilienti a eventi climatici estremi, una questione portata drammaticamente al centro della cronaca dalle recenti alluvioni in Emilia Romagna?
“Quest’ultima alluvione ha colpito, in parte, le città e, in modo piuttosto disastroso, le aree interne. Ci sono quindi interi territori che dovranno essere interamente ripensati. Mi riferisco in particolare modo alle infrastrutture, alle strade in particolare in aree interne.
Si tratta d interventi molto lunghi e trasformativi, che non riguarderanno solo la rigenerazione urbana, ma la rigenerazione territoriale nel senso più ampio del termine.
Sono ferite molto gravi che, a nostro parere, devono essere rimarginate nel più breve tempo possibile. Occorre agire molto celermente, cercando di coinvolgere tutti gli attori del territorio e lavorando in un contesto di leale collaborazione, soprattutto tra istituzioni.
In questo momento di emergenza bisogna riuscire ad agire velocemente per rimettere in sicurezza l'ambiente e il territorio.
Lo step successivo del Board sarà certamente quello di mettersi a disposizione delle istituzioni e degli operatori dei settori che saranno coinvolti nella ricostruzione per valutare e promuovere azioni mirate alla ricostruzione, con una attenzione particolare alla rigenerazione dei territori e delle città colpite dall'emergenza ambientale in atto”.
Di Monica Giambersio
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