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01/08/2023

Lo Stato italiano è il peggior pagatore d'Europa. E le imprese sono in ginocchio

L'indagine della Cgia di Mestre: la pubblica amministrazione in un caso su tre non paga i fornitori: Italia all'ultimo posto nella Ue, che ha già avviato due procedure di infrazione e una messa in mora. Regioni ancora più in difficoltà. Al via raccolta firme per una proposta di legge di iniziativa per popolare per la compensazione dei crediti delle imprese

Le imprese già soffrono per i rincari delle materie prime, se poi ci si mette anche lo Stato a non pagare, la situazione diventa complessa.

Eppure è così: in quasi un caso su tre, nel 2022 l’Amministrazione centrale dello Stato non ha pagato i propri fornitori. A fronte di 3.737.000 fatture ricevute per un importo complessivo pari a 20,2 miliardi di euro, ne ha liquidate 2.552.000, corrispondendo a queste imprese 14,8 miliardi.

Pertanto, 1.185.000 fatture, pari ad un importo complessivo di 5,4 miliardi di euro, non sono state onorate. In altre parole, lo Stato centrale ha acquistato beni, servizi ed ha realizzato opere pubbliche, ma poi non ha pagato in quasi un caso su tre. La denuncia è sollevata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre che ha elaborato i dati della Corte dei Conti.  

"Con questa condotta ingiustificabile, l'Amministrazione statale - osserva Cgia - ha spinto verso il baratro moltissime imprese, soprattutto di piccola dimensione".

"Non solo. Come ha sottolineato nella sua relazione la Corte dei Conti, nelle transazioni commerciali con le aziende private - prosegue l'ufficio studi Cgia - da qualche tempo la nostra Pubblica amministrazione sta adottando una prassi che definire 'diabolica' è forse riduttivo; liquida le fatture di importo maggiore entro i termini di legge, mantenendo così l'Indice di Tempestività dei Pagamenti entro i limiti previsti dalla norma, ma ritarda intenzionalmente il saldo di quelle con importi minori, penalizzando, così, le imprese fornitrici di prestazioni di beni e servizi con volumi bassi; cioè le piccole imprese".

Regioni ancora più in difficoltà nei pagamenti

La Cgia precisa che "i mancati pagamenti appena esposti non includono quelli ascrivibili alle regioni, agli enti locali (province, comuni, comunità montane altro) e alle aziende sanitarie.

Amministrazioni, queste ultime, che presentano, in particolar modo al Sud, tempi di pagamento e debiti commerciali molto superiori a quelli registrati dallo Stato centrale. Pertanto, la denuncia sollevata è, molto probabilmente, solo la punta dell’iceberg di un malcostume che, purtroppo, attanaglia tutta la nostra".

Il debito della pubblica amministrazione si impenna e la Ue ci sanziona

Tutta la nostra pubblica amministrazione, spiegano gli artigiani mestrini - presenta un debito commerciale di parte corrente nei confronti dei propri fornitori, in gran parte Pmi, che nel 2022 ha toccato i 49,6 miliardi di euro; praticamente lo stesso livello che avevamo nel 2019, anno pre-pandemia In rapporto al Pil, i mancati pagamenti in Italia ammontano al 2,6%.

Nessun altro paese dell’Ue a 27 registra un’incidenza così elevata. Insomma, nonostante gli sforzi, la nostra pubblica amministrazione continua a essere la peggiore pagatrice d’Europa. Secondo Eurostat, infatti, nessun altro Paese in Ue presenta uno score peggiore del nostro.

Un dato che ovviamente mette l'Italia nel mirino dell'Unione Europea, la quale ha già sancito, con la recente sentenza della corte di giustizia europea, che l'Italia ha violato la direttiva Ue sui tempi di pagamento nelle transazioni commerciali tra amministrazioni pubbliche e imprese private.

Questa sentenza è del 2020, ma nel 2021, la Ue ha avviato una nuova procedura di infrazione nei confronti dell'Italia sempre per la violazione della direttiva richiamata più sopra, in relazione al noleggio di apparecchiature per le intercettazioni telefoniche e ambientali nel quadro delle indagini penali.

Il 29 settembre 2022, invece, la Commissione ha aggravato la procedura di infrazione nei confronti dell’Italia e, infine, ad aprile di quest’anno, in relazione a una presunta violazione della Direttiva sui pagamenti a carico del sistema  sanitario della regione Calabria, ci ha fatto pervenire una lettera di messa in mora.

Le imprese devono compensare i debiti fiscali con i crediti commerciali 

Per risolvere questa annosa questione che sta mettendo a dura prova tantissime Pmi, per l’Ufficio studi della Cgia c’è solo una cosa da fare: "Prevedere per legge la compensazione secca, diretta e universale tra i crediti certi liquidi ed esigibili maturati da una impresa nei confronti della publblica amministrazione e i debiti fiscali e contributivi che la stessa deve onorare all’erario. Grazie a questo automatismo risolveremmo un problema che ci trasciniamo appresso da decenni".

I Radicali Italiani da qualche giorno stanno raccogliendo le firme anche online in tutto il Paese per proporre al Senato una proposta di legge di iniziativa popolare proprio relativamente a questo aspetto.

Redazione Cuoreeconomico
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