Milza (Confcooperative ER): “Alluvione, fiducia su indennizzi ma si faccia presto. Stop alla burocrazia”

(Francesco Milza, presidente di Confcooperative Emilia-Romagna)
Il presidente della cooperazione emiliano-romagnola a CUOREECONOMICO: “Le risorse non stanziate per la cassa integrazione vadano a lavoratori ed imprese. Digitalizzazione delle banche non può sostituire rapporto umano. Si acceleri sulle rinnovabili, Italia è troppo lenta”
Francesco Milza, presidente di Confcooperative Emilia-Romagna traccia il punto, con CUOREECONOMICO sulla situazione delle imprese nella regione dopo l’alluvione, ma anche sugli altri temi caldi del momento, dall’inflazione, alla desertificazione bancaria, alle azioni per il climate change.
Partiamo dai danni dell’alluvione, una ferita che continua a bruciare. Non ci sono ancora certezze sulla presenza di risarcimenti economici nella Manovra 2024 e la piattaforma per raccogliere le richieste di ristori ai privati verrà attivata solo a partire dal 15 novembre. Lei è preoccupato?
“Al momento no. I tempi sono quelli previsti, gli stessi che ci sono stati prospettati tra fine agosto e i primi di settembre. Recentemente ho partecipato a un incontro con il generale Figliuolo, commissario alla ricostruzione post-alluvione, che ha ribadito il suo impegno e ha garantito gli indennizzi per chi ha subito danni.
Ho dunque tutti i motivi per credere che, nel rispetto dei tempi indicati, ci saranno risarcimenti adeguati. Piuttosto auspico che le risorse, stanziate dal Governo per l’emergenza alluvione e non spese per la cassa integrazione, vengano sbloccate e messe a disposizione per altre esigenze dei lavoratori delle zone colpite”.
Quale è la sua percezione relativamente alla ripresa in Emilia-Romagna?
“E’ come una macchina che si è messa in moto molto lentamente ma ci sono tutti i presupposti perché si arrivi a una corretta identificazione dei danni e ai relativi indennizzi. Da una parte è positivo il fatto che si sia generata, fin da subito, una gara di solidarietà rispetto ai bisogni.
Dall’altra però ci sono situazioni critiche che si prorogano, penso soprattutto al sistema agricolo produttivo che è stato duramente colpito, per esempio nella coltivazione di pesche e kiwi, con effetti di lunga durata. Un’onda che potrà investire anche i prossimi quattro o cinque anni”.
Quando si parla di agricoltura, si impone il problema del cambiamento climatico…
“Certo, la questione è seria, lo si percepisce dai 30 gradi di temperatura registrati a ottobre. Proprio per questo è ancora più importante incentivare forme alternative di energia, snellendo le pratiche burocratiche e accelerando la realizzazione di nuovi impianti. Tanto più che in questo settore ci sono molte imprese pronte a mettersi in gioco e investire.
Non è possibile che per realizzare un impianto fotovoltaico nel nostro paese ci vogliano 18 mesi, mentre in altre parti d’Europa bastano dai 3 ai 6 mesi. Un gap che Ie imprese pagano duramente con la conseguente rinuncia alla transizione ecologica”.
Un altro fenomeno da tenere sotto controllo è il fenomeno della desertificazione bancaria.
“A livello territoriale il problema è legato soprattutto alla forte digitalizzazione del mondo bancario. Non possiamo pensare che la tecnologia possa sostituire il rapporto con il cliente.
Il sistema di credito delle banche cooperative è fondamentale proprio perché garantisce la presenza sul territorio e la relazione diretta con le persone, contribuendo così a ridurre le disuguaglianze. Dunque il credito cooperativo rappresenta un modello socio-economico da tutelare e valorizzare”.
Qual’è la sua pozione sul tema del salario minimo?
“La soluzione non sta in una legge che stabilisce, senza un criterio ben definito, quale debba essere il salario minimo.
La soluzione sta nel rafforzamento della contrattazione collettiva attraverso una legge sulla rappresentanza che determini chi siano i soggetti, tra associazioni di impresa e sindacati, titolati a sottoscrivere i contratti collettivi nazionali più rappresentativi, contratti ai quali va data forza di legge. Oggi invece c’è una vera e propria giungla contrattuale, un aspetto che va assolutamente razionalizzato”.
Di Ilaria Chia
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