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04/07/2023

Milza (Confcooperative ER) “Dopo l’alluvione servono sostegni e invece manca una strategia”

(Francesco Milza, presidente di Confcooperative Emilia-Romagna)

Il presidente della cooperazione emiliano-romagnola a tutto campo con CUOREECONOMICO: “L’agroalimentare è in un momento molto complicato, ma in generale tutti i settori hanno accusato il colpo, non solo dei recenti eventi meteo ma anche dell’inflazione e dei rincari energetici. Pronti a collaborare col commissario Figliuolo, ma adesso bisogna accelerare. Aggregazione, comunità energetiche e workers buyout strategie importanti per il futuro”

La cooperazione chiama, ma le istituzioni tardano a rispondere. E’ questo, in estrema sintesi, il quadro delineato dal presidente di Confcooperative Emilia-Romagna, Francesco Milza, rispetto alla situazione di un comparto che potremmo definire strutturale per il corretto funzionamento e la buona salute del tessuto socio-economico nazionale e locale.

In Emilia-Romagna, in particolare, la Confederazione rappresenta oltre 1.500 realtà, 230.000 soci, più di 80.000 addetti e un volume d’affari complessivo par a circa 14.2 miliardi di euro. Una rete significativa di realtà attive in vari settori, dalla sanità ai servizi, dalla solidarietà all’agricoltura, che oggi si trova a fare i conti con un contesto particolarmente complesso.

Pandemia, guerra, inflazione, crisi energetica. E poi l’emergenza maltempo, con frane e allagamenti che hanno causato quasi 9 miliardi di euro di diretti - case, attività, campi, strade bloccate, argini distrutti, per fare qualche esempio - mentre la stima relativa alle ripercussioni indirette dei fenomeni meteoclimatici che tra maggio e giugno si sono abbattuti sull’Emilia-Romagna è tuttora difficile da diagnosticare.

La cooperazione è in difficoltà - spiega a CUOREECONOMICO il presidente Milza -, serve un sostegno da parte delle istituzioni ma manca una strategia”.

Presidente Milza, qual è oggi lo stato di salute della cooperazione regionale?

La cooperazione emiliano-romagnola sta attraversando un momento complicato. Il trend di riduzione del numero di imprese cooperative è strutturale, sono in corso processi di aggregazione e fortunatamente l’aumento dei controlli limita il proliferare di false cooperative.

Tuttavia, deve fare i conti anche con una contrazione della natalità (-17 percento) che riteniamo sia dovuta anche al sovraccarico di adempimenti burocratici e amministrativi necessari per avviare un’impresa di questo tipo.

Da questo punto di vista, non c’è una strategia da parte delle istituzioni - a tutti livelli - per una vera promozione cooperativa, nonostante il valore della nostra forma di impresa sia contemplato nell’articolo 45 della Costituzione.

Si sono fatte leggi per semplificare l’apertura di altre forme di società, ma certamente non per il modello cooperativo che invece intercetta meglio di tutti quei valori di sostenibilità, mutualità e solidarietà oggi così diffusi, soprattutto tra i giovani”.

Quale è stato l’impatto sulla cooperazione della crisi energetica?

Per certi versi, si è trattato di un impatto devastante. L’aumento fuori controllo dei costi energetici ha raggiunto il culmine nell’estate del 2022, proprio nel periodo in cui le nostre cooperative agroalimentari sono impegnate nelle campagne di lavorazione delle produzioni conferite dai soci agricoltori; ci sono aziende che si sono ritrovate bollette con decine di milioni di euro in più, una situazione difficilmente sostenibile.

Discorso analogo, seppure su dimensioni differenti, può essere fatto per le cooperative sociali. Le realtà che si occupano di assistenza anziani, in particolare, hanno chiesto con forza alla Regione un adeguamento delle tariffe per fare fronte ad aumenti dei costi, stimati in 74 milioni di euro all’anno. In questo caso, ci attendiamo una risposta dalla Regione prima della pausa estiva”. 

E per quanto concerne l’inflazione? Qual è il bilancio?

L’inflazione sta ovviamente riducendo il potere d’acquisto delle famiglie, e questo pesa soprattutto nei bilanci delle cooperative di consumo e di dettaglianti. Ma anche il comparto del lavoro e dei servizi ha registrato impatti traumatici per questa esplosione dei costi”.

L’Emilia-Romagna si trova purtroppo a fare i conti anche con le gravi conseguenze generate dal maltempo che si è abbattuto sulla regione. Qual è la situazione delle cooperative?

Anche in questo caso parto dal settore agroalimentare: se da un lato sono poche le strutture di cooperative colpite, seppure con importanti conseguenze (soprattutto nel ravennate), dall’altro il problema principale riguarda i campi delle aziende agricole che rappresentano la base sociale delle nostre cooperative e sono state pesantemente colpite dall’alluvione. Ci sono realtà che hanno perso tutto, altre che si trovano con buona parte delle produzioni compromesse.

E, soprattutto nell’ambito della frutticoltura, chi ha visto danneggiati irrimediabilmente gli impianti, davvero non sa come ripartire considerando che per mandare in produzione un nuovo frutteto servono almeno 4 anni.

Ancora, diverse cooperative sociali hanno registrato danni alle sedi di asili, centri diurni o residenziali, comunità terapeutiche che in alcuni casi sono state trasferite.

Ad oggi, oltre all’agricoltura, il problema principale si registra nell’Appennino da Bologna a Rimini con centinaia di strade interrotte e difficoltà per le realtà che operano in quei territori”.

Proprio in questi giorni da Roma è arrivata la nomina del nuovo Commissario per la ricostruzione dopo il post alluvione in Romagna, il generale Francesco Paolo Figliuolo.

Siamo pronti a collaborare con il commissario, al quale assicuriamo la piena disponibilità del sistema cooperativo per aiutare a fare ripartire la Romagna e il territorio metropolitano bolognese pesantemente colpiti dall’alluvione del 16 e 17 maggio scorsi.

Dopo quasi un mese e mezzo da quei tragici eventi, non è più possibile attendere ulteriormente; è arrivato il momento di procedere in maniera spedita con la ricostruzione assegnando alla struttura commissariale risorse certe, così da programmare gli interventi urgenti per famiglie, imprese e infrastrutture.

È inoltre molto importante il coinvolgimento del presidente della Regione Stefano Bonaccini come sub-commissario, che potrà mettere a disposizione della struttura commissariale le sue conoscenze e competenze, oltre che quelle dell’intero ente regionale”.

Le cooperative aderenti a Confcooperative operano in molti settori, quali sono, secondo la sua opinione, quelli che si trovano in una situazione di maggiore difficoltà?

È difficile, e forse nemmeno troppo opportuno, stilare la classifica di chi sta peggio, perché ogni settore dove intervengono le cooperative presenta problematiche sia strutturali che contingenti ed emergenziali di grande rilevanza.

Allo stato attuale, certamente la cooperazione agroalimentare, e in particolare quella ortofrutticola, è in una fase molto complicata e con nubi che si addensano per il futuro, mentre le cooperative sociali presentano notevoli problemi di sostenibilità economica per i riconoscimenti non adeguati ai servizi che svolgono da parte della Pubblica amministrazione.

Discorso analogo per le cooperative di servizi che lavorano in appalto e devono fare i conti con una tendenza all’internalizzazione dei servizi e con logiche di massimo al ribasso da parte delle istituzioni pubbliche”.

LEGGI LA NOSTRA INTERVISTA AL PRESIDENTE DI CONFCOOPERATIVE NAZIONALE

Alla luce di questo quadro, presidente, quei sono le direttrici da seguire per fornire risposte adeguate ai territori?

Dopo il Covid, dopo la crisi energetica innescata dal conflitto russo-ucraino, dopo l’inflazione incontrollata e ora con le conseguenze dell’alluvione in Romagna e nel territorio metropolitano bolognese, la situazione del sistema cooperativo emiliano-romagnolo è difficile come per tutte le imprese.

Tuttavia, ci sono nuove frontiere che la cooperazione sta esplorando davvero molto interessanti, nuove modalità di fornire risposte ai territori che ritengo vadano incentivate.

Penso alle comunità energetiche che, se ben sostenute a livello normativo, possono favorire la transizione ecologica nella produzione e nell’approvvigionamento di energia da fonti rinnovabili, rendendo protagonisti famiglie e imprese.

Penso alla cooperazione di comunità, che dimostra la vivacità di aree interne e territori di periferia, dove è possibile fare impresa creando sviluppo e occupazione.

Ancora, penso all’evoluzione della cooperazione sociale nell’ambito dell’inserimento lavorativo in particolare nel rapporto con le imprese profit; e penso infine al modello dei workers buyout, cooperative di lavoro create da ex dipendenti di aziende in difficoltà o senza prospettive di cambio generazionale, che riescono a salvaguardare posti di lavoro e mantenere la continuità aziendale”.

Quali sono, secondo lei, le priorità per il futuro della cooperazione  emiliano-romagnola? E quali le sfide che vi attendono?

Credo che la transizione digitale e tecnologica, che contempla anche l’utilizzo di big data e intelligenza artificiale, rappresenti una sfida che potrà determinare una vera e propria cesura anche all’interno del mondo cooperativo.

La digitalizzazione dei servizi, dei processi produttivi e delle modalità di erogazione delle prestazioni, la conoscenza dei dati in base ai quali poter assumere le migliori decisioni per il bene delle nostre imprese, la possibilità di rendere più efficiente l’organizzazione del lavoro e in alcuni casi anche di ovviare alla cronica carenza di personale - laddove è possibile e senza penalizzare l’occupazione, sia chiaro -, sono tutte priorità che ogni cooperativa deve poter affrontare nei prossimi anni.

Per questo Confcooperative cerca di affiancarle con la propria società di sistema Node, chiamata proprio a guidare le cooperative in questi processi”. 

Di Annalisa Dall’Oca
(Riproduzione riservata)

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