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24/08/2023

Morelli (Anita): “Pnrr è opportunità, ma scontiamo anni di immobilismo. Mancano autisti, lavorare sui giovani”

(Riccardo Morelli, presidente Anita)

Il nuovo presidente dell’associazione degli autotrasportatori: “C’è una perdita di appeal, dobbiamo trovare la maniera di rendere questa professione attrattiva. Con l’Europa nessuna guerra, ma bisogna armonizzare le leggi con la situazione del Paese. Repower EU è importante ma serve un lasso di tempo per mettere a terra le tecnologie”

I trasporti e la logistica al cospetto della transizione. Una sfida non facile, perché il settore, che in Italia è da sempre una delle eccellenze, si scontra con la difficoltà di applicare normative europee che non sempre considera di stimolo per il raggiungimento di una neutralità carbonica dalla quale comunque non si potrà prescindere.

Riccardo Morelli, che ha rilevato da Thomas Baumgartner il timone di Anita, l’associazione degli autotrasportatori italiani, parla con CUOREECONOMICO e non nasconde le preoccupazioni del settore.

Le priorità del settore sono tante ed alcune ce le portiamo dietro dal passato – spiega – Bisogna da un lato capire come riuscire ad intercettare le opportunità che le transizioni digitale, tecnologica ed ambientale portano con loro, mettendo a terra i progetti del Pnrr che prevedono investimenti importanti.

Dall’altro c’è la questione della regolamentazione che non riusciamo a definire: penso alla questione dei valichi alpini, che per noi è fondamentale, ma non solo. Noi scontiamo anche una regolamentazione a livello nazionale che non siamo mai riusciti a definire pienamente”.

Autista? Non è un mestiere per giovani….

Ma c’è un’altra questione aperta, quella del capitale umano: “Tutte le imprese del settore scontano carenza di autisti e di personale in genere – dice Morelli – Questo è un mestiere che non è facile tramandare alle generazioni.

Scontiamo perdita di appeal, dobbiamo trovare la maniera di rendere questa professione attrattiva. La figura che abbiamo tutti nella testa dell’autista grosso e nerboruto non esiste più.

Oggi quella dell’operatore logistico è una figura sempre più digitale e nei prossimi 10 anni ci sarà un salto dal punto di vista tecnologico ancora più grande. I giovani devono riscoprirla”.

Logistica, intermodalità ed Europa

Altro tema caldo, quella dell’intermodalità: “E’ sicuramente una parte del futuro, ma non la sola – dice Morelli – Soprattutto in Italia, per la conformazione morfologica, il trasporto su gomma è ancora molto forte, ma non c’è dubbio che negli anni l’intermodalità prenderà piede, gli investimenti sono sempre molto forti: negli ultimi 20 anni siamo rimasti indietro e adesso stiamo recuperando.

Se riusciamo a fare una vera integrazione con i corridoi europei, col sistema dei porti e retroporti, potrà essere un elemento per far crescere i volumi in maniera importante”.

Nel frattempo, la logistica, sconta un rapporto complesso sull’Europa,  dallo scontro con l’Austria per la questione della riduzione degli accessi al valico del Brennero, sino al contrasto alla politica europea che sta puntando tutto sull’elettrico, con l’Italia molto in ritardo e che ora rischia di pagare un prezzo molto alto: “La questione – dice Morelli – è non farsi trascinare dall’onda emotiva.

Quando si parla di full elettrico, non credo che ci siano tutte le basi scientifiche per questo aspetto. Secondo me quest’ambito ha ancora tempi lunghi per poter essere applicato, la tecnologia non è performante e mancano ancora le infrastrutture.

Penso alle colonnine di ricarica che mancano, ma anche ad un altro aspetto: se passiamo al full electric, come ci approvvigioniamo ed in generale come trasportiamo l’elettricità nelle colonnine di ricarica?

Secondo me bisogna pensare alle reali tempistiche e bisogna fare attenzione alle ricadute che possono esserci in ciascun Paese ed armonizzare le politiche. - Quanto ai valichi alpini, dobbiamo trovare una quadra per la libera circolazione: i valichi alpini sono un elemento castrante per il sistema”.

I ritardi nell’attuazione del Pnrr e l’autonomia differenziata

In mezzo c’è ovviamente la questione del Pnrr, col ritardo certificato dal Governo, che ha rimodulato ben 10 dei 27 obiettivi per la quarta rata: “I ritardi che abbiamo sono strutturali, soprattutto a livello di infrastrutture – spiega Morelli – Scontiamo 20 anni di immobilismo, ma se vogliamo diventare un player competitivo bisogna agire. Ogni ulteriore ritardo significa rallentare il sistema logistica e quindi tutto il Paese, visto il ruolo strategico che abbiamo”.

Quanto all’autonomia differenziata, non ci preoccupa se ben gestita: ci sono modelli validi, ma non possiamo dimenticarci di alcune zone del Paese. Il Sud ha porti come Gioia Tauro o Bari che possono diventare chiave se ben sfruttati – dice – Il Ponte sullo Stretto o gli investimenti annunciati da Rfi in Sicilia possono essere una svolta”.

La questione RePower EU

L’altra chiave è quella della transizione ecologica, col piano RePower EU destinato a cambiare volto al mondo del trasporto: “Tutti siamo coscienti che dobbiamo andare verso quella strada del risparmio energetico – spiega Morelli – ma il ricambio delle fonti energetiche nel trasporto pesante è un aspetto delicato.

Va sicuramente gestito ed accompagnato, perché richiede investimenti importanti su tecnologie non ancora maturo. Ci serve un lasso di tempo per mettere a terra le tecnologie: elettrico, biogas, biocarburanti e quant’altro.

Bisogna rendere il sistema fisiologicamente sostenibile, aiutando le imprese con contribuzioni che aiutino gli investimenti per il cambiamento”.

Di Emanuele Lombardini
(Riproduzione riservata)

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