Notaro (Cisl Abruzzo-Molise): “Regioni a più velocità, preoccupano fuga di giovani e lentezza su riconversioni”

(Giovanni Notaro, segretario regionale Cisl di Abruzzo e Molise)
Il segretario del sindacato a CUOREECONOMICO: “Ci sono settori di eccellenza, come automotive, manifatturiero e pastifici e presto nascerà la prima giga factory d’Italia, ma se non si interviene sulla formazione, rischieremo di pagare il cambiamento. L’autonomia potrebbe penalizzarci ancora di più”
Il mondo del lavoro e delle industrie in Abruzzo e Molise, le preoccupazioni per un Pnrr da spendere bene e due regioni con diverse eccellenze ma altrettante criticità.
CUOREECONOMICO fa il punto con Giovanni Notaro, segretario regionale della Cisl di Abruzzo e Molise.
Abruzzo e Molise, possiamo definirle regioni che viaggiano a due velocità differenti?
“Senza dubbio, anche all’interno delle singole regioni, perché c’è una forte diversificazione economica. Per esempio c’è un forte polarizzazione dell’impresa in Abruzzo, polarizzato in Val di Sangro, che occupa circa 20.000 persone.
Poi c’è il settore dell’automotive, il manifatturiero che funziona perché è in mano a grandi gruppi e porta molto indotto. Anche in Molise non è diverso: tanto è concentrato nella zona della costa e di Termoli, con insediamenti chimici e dove c’è uno stabilimento Stellantis e dove verrà costruita la prima giga-factory d’Italia.
Si va due velocità perché le aree interne, soprattutto in Molise risentono molto di alcuni fallimenti che hanno trascinato i relativi indotti. In Abruzzo invece nelle aree interne c’è carenza nelle politiche di filiera, mancano i materiali e questo ha provocato una crisi di sistema”.
Come vivono le due regioni questa difficile fase dal punto di vista economico e lavorativo del Paese?
“L’Abruzzo sta sicuramente meglio rispetto al Molise, anche se i dati negativi di quest’ultimo vengono bilanciati dall’export delle industrie chimiche.
Si fa ancora sentire il settore la crisi del settore automotive ed in particolare dello stabilimento che sta sul territorio. C’è però un buon traino nel settore alimentari, in particolare i pastifici.
Il tessile tiene, ma in Abruzzo ci sono realtà in difficoltà: diciamo che si va un po' a macchia di leopardo, il trend è in risalita ma ci sono crisi non necessariamente legate esclusivamente alla crisi energetica”.
L’ultimo dato Istat certifica 1,6 milioni di dimissioni volontarie nell’ultimo anno, con aumento di quelle per motivi economici. Come sono messe le due regioni?
“Siamo purtroppo in questa media, però vorrei dire che il vero problema è il lavoro precario ed è per questo che molta gente cambia spesso.
Non siamo di fronte secondo me a fenomeni importanti. In Molise ci sono state molte dimissioni online incentivate dai grandi gruppi, ma registriamo anche situazioni in controtendenza.
L’altro dato occupazionale preoccupante, per entrambe è il tasso di disoccupazione, accompagnato ad un forte esodo, in particolare dei giovani, molto pronunciato in Molise ma molto pronunciato anche in Abruzzo. Quindi è vero che il dato è nella media nazionale, ma va tenuto conto di chi va a lavorare fuori”.
Lo Svimez ha stimato mezzo milione di disoccupati nel 2023 al Sud. Quanto vi preoccupa la situazione?
“Siamo ben consapevoli del problema e del fatto che dopo i fatti che stanno sconvolgendo l’economia attuale, sarà importante ridisegnare lo sviluppo economico dei territori.
Questo è l’anno in cui atterrano molte misure del Pnrr e ci sono anche altri fondi europei da spendere. Siamo ottimisti che possa esserci una tendenza positiva e marcata per alcune aree, ma in generale se non si fa un serio piano di lavoro per il Sud quel dato rischia di accentuarsi.
In questo senso l’autonomia non aiuterebbe e rischia di penalizzare le fasce meno scolarizzate e con più difficoltà a trovare lavoro”.
Lei ha nominato l’automotive: che ne pensa della decisione dalla Ue di dismettere nel 2035 la produzione di motori endotermici?
“Ovviamente, se ragioniamo con la situazione attuale relativa al caro-carburanti, è chiaro che intravediamo in quella una soluzione in chiave ambientale e c’è il tempo per adeguarsi e tentare di riconvertire.
Ma la vera preoccupazione sta proprio nella riconversione non solo delle aziende di produzione, ma anche e soprattutto dei lavoratori.
Penso al Molise, dove nonostante il prossimo avvio della giga-factory, si registra un rallentamento delle politiche attive del lavoro e quindi non sappiamo come verrà affrontata questa transizione, che va a velocità maggiore rispetto ai tempi che abbiamo.
Noi dobbiamo cercare di comprendere quali sono le professionalità necessarie e lavorare per farci trovare pronti. Va fatto un grande lavoro sul fronte della formazione e va costruito, da qui a dieci anni un progetto di filiera che parta dagli Its e che crei professionalità adeguate al mondo che cambia.
Purtroppo guardando la lentezza che c’è anche a livello nazionale, vediamo che manca un confronto a breve termine su questo: le istituzioni non sembrano avere la capacità di dialogare col mondo delle imprese ed anticipare le situazioni, come invece servirebbe”.
Di Emanuele Lombardini
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