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27/09/2023

Pnrr, dalla cabina di regia emerge preoccupazione per i ritardi nell'attuazione

Durissime prese di posizioni dei sindacati: "Tagliati progetti già finanziati, quelli su infrastrutture e molti al Sud.  Con la rimodulazione, poi, del Piano operata nello scorso mese di luglio, r fortemente a rischio la quota del 40 percento delle risorse al Mezzogiorno, , già  insufficienti per ridurre i divari tra Nord e Sud"

La cabina di regia del Governo sul Pnrr - ultimo incontro nei giorni scorsi - continua a mostrare i  gravi problemi sul fronte dell’attuazione. Le sigle confederali, presenti all’incontro non hanno nascosto la loro insoddisfazione per l’andamento.

Il ministro Fitto ha invece definito l'incontro "Molto costruttivo, anche grazie al fatto che molte delle questioni sollevate nei mesi scorsi dalle organizzazioni di categoria sono state recepite nell'ambito della proposta di rimodulazione del Pnrr".

La posizione della Cgil

L’incontro della cabina di regia sul Pnrr, che si è tenuto questa sera, ha confermato una situazione molto preoccupante: i ritardi nell’attuazione del Piano sono sempre più consistenti e continuano a cumularsi”. Così il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari.

Le misure che potrebbero non rispettare le tempistiche prefissate, e quindi a rischio fallimento - sottolinea il dirigente sindacale - risultano essere (anche dopo l’invio della proposta di revisione alla Commissione europea) ancora 78, con una dimensione finanziaria di oltre 83 miliardi, di cui 39 (il 47 percento circa) riguardanti interventi localizzati nelle regioni del Sud Italia. 

Sul totale delle 78 misure tuttora ‘critiche’, ben 37 riguardano interventi infrastrutturali di competenza del Mit, per un valore complessivo di 38,5 miliardi, di cui circa 20 destinati al Mezzogiorno”.

La nostra posizione - prosegue Christian Ferrari, segretario confederale Cgil - è nota: non abbiamo affatto condiviso le scelte del Governo sulla revisione complessiva del Pnrr, perché prevedono un taglio di 15,9 miliardi e colpiscono principalmente progetti degli enti locali, molti dei quali già in fase di realizzazione.

Si sono così stralciati interventi che riguardano la messa in sicurezza del territorio, la rigenerazione urbana, le aree verdi, la riconversione ecologica e l’efficientamento energetico. Ossia alcuni punti fondamentali, e per noi irrinunciabili, del Piano nazionale di ripresa e resilienza”.

Anche in questo caso - evidenzia il segretario confederale - i territori più penalizzati sono quelli del Mezzogiorno. Rispetto al possibile ricorso alle risorse della coesione nazionale, per porre rimedio a questo definanziamento, il vincolo della concentrazione territoriale delle stesse rende oggettivamente complicato un eventuale utilizzo del Fondo nazionale per lo sviluppo e la coesione per finanziare gli interventi esclusi dal Pnrr, dal momento che, per questo fondo, sussistono previsioni normative che già riservano l’80 percento delle risorse a favore delle regioni meridionali”.

Confermiamo - aggiunge Ferrari - la nostra valutazione critica anche rispetto alla proposta del capitolo RepowerEU:  le risorse stanziate sono concentrate sugli incentivi automatici, strumento che riteniamo non funzionale agli obiettivi che si vogliono raggiungere.

Questa impostazione, basata sulla sostituzione di investimenti pubblici diretti con incentivi fiscali alle imprese, rischia di compromettere il ruolo trasformativo che il Pnrr dovrebbe avere, a partire dalla transizione energetica, e di ridurre l’impatto finale sul Pil.

Serve invece un piano industriale per programmare un processo di transizione verso una vera autonomia energetica, con una molteplicità di strumenti che proteggano, riqualifichino e creino capacità produttiva e lavoro di qualità nei nuovi settori strategici della transizione verde (fotovoltaico, eolico, idrogeno)”.

La posizione della Uil

Non meno dura la presa di posizione di Ivana Veronese, segretaria confederale della Uil.La lentezza nella messa a terra dei progetti, certificata dalla terza relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del Pnrr, si riflette sulla spesa effettiva - sottolinea - Con la rimodulazione, poi, del Piano operata nello scorso mese di luglio, temiamo che sia fortemente a rischio la quota del 40 percento delle risorse al Mezzogiorno, che noi, tra l’altro, già ritenevamo insufficienti per ridurre i divari tra Nord e Sud.

Tra l’altro, l’utilizzo del Fondo Sviluppo e Coesione per finanziare i progetti “usciti” dal Pnrr rischia di mettere in seria discussione la clausola dell’80 percento di spesa di queste risorse al Mezzogiorno con l’effetto di una nuova “distrazione” di risorse dal Sud verso il Nord del Paese.

Sulla questione dell’occupazione giovanile e femminile, è tempo di rivedere le nuove linee volte a favorire le pari opportunità occupazionali generazionali e di genere previste dal Codice degli appalti. Il 70 percento  dei bandi di gara deroga totalmente alla clausola dell’obbligo per il 30 percento di assunzioni di donne e giovani.

Sempre su lavoro e occupazione, abbiamo fatto presente come non sia più rinviabile un piano di assunzioni a tempo indeterminato di personale specializzato nella Pubblica Amministrazione, unitamente ad un piano di formazione e aggiornamento degli attuali dipendenti.

Su Repower-EU occorrono investimenti in ricerca e innovazione nell’industria manifatturiera, ad iniziare dall’automotive, dalla produzione di acciaio e dalla chimica verde, per affrontare le transizioni ambientali ed energetiche.

Ultimo, ma non meno importante, il tema della partecipazione e del dialogo sociale che non può esaurirsi in riunioni informative di 1 ora, senza avere la possibilità di entrare preventivamente nel merito delle tematiche”.

Redazione Cuoreeconomico
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