Pnrr e agricoltura, le associazioni di categoria: "Sfruttare RePower EU, investire su logistica e filiere"

Cia, Coldiretti, Confagricoltura e Copagri hanno preso parte alla cabina di regia sul piano di resilienza e sulle nuove energie voluto dal Governo. Apprezzamento generale ma sottolineature su alcune misure necessarie
Le associazioni di categoria del settore agricoltura parlano dopo l'avvio della cabina di regia a Palazzo Chigi sul Piano nazionale di ripresa e resilienza in cui sono stati trattati tutti i processi che riguarderanno sia il RepowerEu che il Pnrr, voluta dal Governo Meloni.
Presenti il Ministro per gli Affari Europei, le Politiche di Coesione e il Pnrr Raffaele Fitto e il Sottosegretario all’Agricoltura Patrizio La Pietra. Generale apprezzamento con qualche distinguo.
La posizione di Cia
“Abbiamo apprezzato il nuovo modello di partenariato del Pnrr con la suddivisione in 6 settori. Questo approccio permetterà di lavorare in modo più proficuo, permangono, tuttavia, preoccupazioni sulle tempistiche della messa a terra dei progetti, ora che si è a metà del guado”.
Questo il commento di Cia-Agricoltori Italiani. Cia ha, con l’occasione, ribadito l’importanza strategica degli interventi a sostegno dei contratti di filiera, della logistica e delle misure legate alla produzione di energie rinnovabili.
In merito al prossimo bando sui parchi agrisolari e alle misure legate ai parchi agrivoltaici, Cia ha confermato l’importanza del superamento del limite dell’autoconsumo e allo stesso tempo ha manifestato la sua preoccupazione rispetto agli interessi di grandi player e fondi d’investimento, che attraverso le multiutility mirano a speculazioni che nulla hanno a che vedere con gli interessi del mondo rurale.
Se per Cia è indispensabile produrre energia da fonti rinnovabili, ciò non deve avvenire a discapito delle coltivazioni, sottraendo terre alla produzione di commodity e a produzioni agricole di qualità che concorrono a formare il patrimonio di eccellenze del Made in Italy.
Strategico, infine, il passaggio dal biogas al biometano attraverso metodologie che riducono fortemente l’impatto ambientale e l’utilizzo delle biomasse legnose che possono rappresentare una fonte di reddito soprattutto per gli agricoltori delle aree interne e disagiate.
La posizione di Confagricoltura
In una nota, Confagricoltura sottolinea, per bocca del presidente Massimiliano Giansanti come "i costi di produzione delle imprese, la spinta inflattiva, l’emergenza idrica e le sfide di ammodernamento tecnologico e digitale del settore primario sono impegni che necessitano di essere affrontati contestualmente alla crisi energetica per poter garantire all’agricoltura italiana di superarli.
In tale contesto, per gestire meglio le risorse a disposizione è indispensabile il riallineamento della programmazione dei fondi di coesione, con il Pnrr e il REpowerEU”.
“In linea con l’esigenza di ridurre le emissioni inquinanti e rafforzare la competitività delle imprese resta fondamentale investire nello strumento dei "Contratti per la logistica agroalimentare" inseriti nel Pnrr che prevedono il sostegno agli investimenti finalizzati a potenziare i sistemi di logistica e stoccaggio.
Occorre aggiungere risorse al bando sulla logistica agroalimentare, vista l’eccedenza di domande da soddisfare per il settore.
Auspichiamo una riorganizzazione dei trasporti, fatta anche in un’ottica di sostenibilità ambientale, che permetterà di ridurre il traffico su gomma”.
Sui contratti di filiera “è da valutare un finanziamento aggiuntivo, oppure la possibilità di stornare risorse inutilizzate da altre misure del Pnrr, o da altri strumenti a disposizione del governo, visto - ha sottolineato Giansanti - che rispetto ai 690 milioni di euro disponibili sono state presentate al Ministero richieste per 318 progetti, per un ammontare di 5 miliardi di euro. Una cifra, quindi, superiore di sette volte alle disponibilità”.
Riguardo alla transizione ecologica e digitale, Confagricoltura sostiene in pieno la posizione dell’Esecutivo di poter utilizzare una parte dei fondi di coesione non ancora impegnati.
“I fondi mobilitati con la flessibilità potrebbero essere destinati al ripristino delle aliquote 4.0 per incentivare lo sviluppo del tessuto imprenditoriale nel Paese, nonché sostenere il ciclo economico.
Ad ogni modo, - ha concluso - la misura andrebbe calata in un quadro più ampio, che tenga conto anche di una più accentuata valenza ambientale, guardando all’implementazione del carbon farming”.
La posizione di Coldiretti
Coldiretti, sottolinea invece, per bocca del presidente Ettore Prandini che"serve un miliardo per aumentare la raccolta di acqua piovana oggi ferma all’11%, attraverso la realizzazione di invasi che garantiscano acqua per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita idroelettrica".
"Sul tema delle bioenergie è poi necessaria - ha sottolineato Prandini - la riapertura della trattativa in sede Ue per inserire nelle deroghe dopo il 2035 accanto ai carburanti sintetici anche i biocarburanti, un settore dove l’Italia è leader realizzando un perfetto modello di economia circolare.
trategico anche lo sviluppo del biometano made in Italy in linea con la necessità sancita da RepowerEU di produrre entro il 2030 ben 35 miliardi di metri cubi standard (Smc) di biometano “europeo” che permetterà una riduzione delle emissioni di andride carbonica e importanti ricadute in termini occupazionali.
Sul fotovoltaico è importante assicurare continuità alla misura che prevede incentivi per le aziende agricole che installano pannelli fotovoltaici sui tetti di aziende, stalle e cascine, assieme allo sviluppo delle comunità energetiche rurali.
Ma sul fronte energetico - ha aggiunto il presidente della Coldiretti - un’opportunità può venire anche dallo sviluppo della produzione di olio vegetale puro a scopo energetico che ha dimostrato di essere una valida soluzione per diminuire la dipendenza dal gas di importazione".
"All’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza è necessario anche il finanziamento per almeno 200 milioni di euro del bando per la logistica, elemento centrale per la competitività di tutto il sistema - ha continuato Prandini -, ma anche assicurare il sostegno più largo possibile ai progetti del V bando dei contratti di filiera del Masaf.
Uno strumento che ha visto un vero e proprio boom di domande con oltre 300 progetti presentati da circa 6500 aziende, con un fabbisogno aggiuntivo di circa 5 miliardi di euro. Un volano che può portare a investimenti per circa 11 miliardi di euro in tutte le filiere strategiche del Made in Italy".
La posizione di Copagri
Tommaso Battista, presidente di Copagri, sottolinea "La transizione energetica, legata a doppio filo alla promozione delle rinnovabili, all’efficientamento energetico e alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento e di fornitura, è una delle chiavi di volta dello sviluppo del Paese e dei suoi comparti produttivi, a partire dall’agricoltura, settore da tempo impegnato per contribuire a questa svolta green grazie alle agroenergie, con particolare riferimento all’agrisolare e all’agrivoltaico".
"Bisogna accelerare con la rimodulazione del Pnrr - e dei fondi della Politica di Coesione 2021-27 - dice Battista - badando bene a non gravare sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale-FEASR e tenendo presente che il bilancio pluriennale dell’UE a disposizione dell’agricoltura è già stato ridotto in termini reali rispetto alla precedente programmazione”, ha proseguito Battista, ricordando che “le imprese agricole possono contribuire attivamente alla transizione energetica, continuando ovviamente a garantire cibo sicuro e di qualità, solo se messe nelle condizioni di essere efficienti e competitive”.
“Il rafforzamento della competitività del Primario - ha aggiunto il presidente - passa dal potenziamento di strumenti quali i contratti di sviluppo per la logistica agroalimentare, da intendersi quali leva per efficientare le infrastrutture e lo stoccaggio, andando al contempo a ridurre l’impatto ambientale, e di altre misure come i contratti filiera e di distretto, fondamentali per rilanciare gli investimenti nell’agroalimentare attraverso programmi integrati a carattere interprofessionale; parliamo di strumenti assolutamente positivi e apprezzati dalle imprese agricole, che necessitano di maggiori risorse per rispondere alla grande richiesta pervenuta”.
Redazione Cuoreeconomico
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