ven 12 dic 2025

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RETRIBUZIONI. Marche, l’allarme della CGIL: “Salari e pensioni troppo basse, rischio povertà crescente”

Pensioni al di sotto dei 900 euro lordi e salari che non superano i 21mila euro l’anno. Nelle Marche si allarga la frattura tra il costo della vita e il reddito reale dei cittadini, e la CGIL lancia l’allarme: “Così si rischia un'emergenza socio-economica”.

A rendere ancora più preoccupante la situazione sono i numeri: secondo i dati elaborati da IRES CGIL Marche, nelle regione vengono erogate oltre 539mila prestazioni pensionistiche, con un importo medio mensile che si ferma a 971 euro lordi. Più della metà – circa 300mila pensioni – sono addirittura inferiori ai 750 euro al mese, soglia considerata a rischio povertà.

Il gap di genere resta drammatico. Le donne pensionate percepiscono in media 636 euro in meno al mese rispetto agli uomini, e il 67,7% di loro vive con assegni inferiori ai 750 euro. “È il risultato di carriere interrotte, part-time forzati e occupazioni sottopagate – spiega Vilma Bontempo, segretaria regionale dello Spi Cgil –. Un quadro che rivela l’urgenza di politiche che riconoscano e valorizzino il lavoro femminile”.

Anche i salari non sorridono ai marchigiani. La retribuzione lorda annua media nel settore privato nel 2023 è stata di 20.956 euro, in crescita di appena 667 euro rispetto al 2022 (+3,3%), ma comunque ben al di sotto della media nazionale (-2.705 euro) e del Centro Italia (-2.031 euro). Il divario salariale è evidente anche tra le province: solo Ancona supera la media regionale, mentre Fermo si ferma a meno di 19mila euro annui.

“Il dato più allarmante – denuncia Loredana Longhin, segretaria regionale CGIL – è l’aumento delle persone che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa, ovvero dove si lavora meno di un quinto del tempo disponibile. È il segnale che le misure attuali non bastano e che servono interventi straordinari per invertire la rotta”.

Lavoro stabile e dignitoso è la priorità indicata dal sindacato, insieme a una seria riforma previdenziale che riduca le disuguaglianze e tuteli chi ha già dato il proprio contributo al Paese. In questo contesto, la CGIL richiama l’attenzione sull’importanza del referendum dell’8 e 9 giugno, che punta a rafforzare i diritti dei lavoratori e contrastare la precarietà. “Il rischio è quello di una vera e propria emergenza sociale – conclude Longhin –. Non possiamo restare fermi mentre crescono disoccupazione, povertà e diseguaglianze. La politica deve agire adesso, non dopo”.

Claudia Boccucci
(Riproduzione riservata)

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