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27/11/2023

ROMA 2023 – GEF ESG89 – Metelli (Luigi Metelli Spa): ‘Infrastrutture: le imprese hanno accettato la sfida per la modernizzazione del Bel Paese’

(Pierluigi Metelli, Amministratore Luigi Metelli Spa)

Solo con un’unica visione di insieme volta ad un comune risultato virtuoso, condivisa tra tutti i vari stakeholders del settore, che accumuni quindi le varie stazioni appaltanti, le imprese appaltatrici, i subappaltatori, i fornitori, il personale coinvolto, si può davvero avviare un processo di ammodernamento del Paese, creando opere utili, sostenibili e necessarie

Il programma che il nostro Paese sta intraprendendo nell’ambito delle pubbliche infrastrutture, con particolare riguardo a quelle dei trasporti, ha pochi eguali nel nostro passato.

Veniamo da decenni in cui l’Italia destinava nel settore delle infrastrutture pubbliche circa la metà dei fondi stanziati dalla Germania (dati UNIONCAMERE dal 1998-2010 98 miliardi dell’Italia contro i 200 miliardi della Germania).

La spinta del PNNR sta sempre di più riducendo questo gap accumulatosi in vari decenni; nel 2021 lo 0.5% del PIL è stato destinato in investimenti infrastrutturali.

Nel 2023 sono partiti alcuni dei più importanti e strategici cantieri ferroviari, in particolare nel sud Italia (Napoli – Bari, Sicilia) e molti altri vedranno la partenza nel 2024.

Nonostante le incertezze di questo ultimo biennio generate dalle conseguenze del post Covid-19, dal conflitto in Ucraina, dal recente conflitto arabo – israeliano, che hanno comportato forti instabilità nei mercati, non di rado spinti da marcati fattori speculativi, con conseguenziali incrementi dei costi (dai costi energetici a quello delle materie prime) malgrado la difficoltà di reperimento di personale specializzato, tuttavia le imprese italiane sembrano aver accettato la sfida, così essenziale per il nostro Paese.

Solo con un’unica visione di insieme volta ad un comune risultato virtuoso, condivisa tra tutti i vari stakeholders del settore, che accumuni quindi le varie stazioni appaltanti, le imprese appaltatrici, i subappaltatori, i fornitori, il personale coinvolto, si può davvero avviare un processo di ammodernamento del Paese, creando opere utili, sostenibili e necessarie.

Sempre più soventemente argomenti come carbon free, sostenibilità, monitoraggi digitali delle infrastrutture si fanno spazio nel vocabolario degli appalti pubblici andando a ridisegnare un nuovo lessico del cantiere, non più orientato unicamente alla produzione a prescindere.

Tuttavia tutto ciò ha un costo che ancora stenta ad essere recepito come inevitabile. Ovviamente le imprese non possono farsi carico dei costi di tale cambiamento e le scadenze ipotizzate sono sempre più imminenti.

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Qual è quindi il prezzo che siamo disposti ad accettare per ridisegnare un futuro sostenibile?

Purtroppo veniamo da un passato nel quale le infrastrutture, specie quelle più imponenti, venivano considerate da parte dall’opinione pubblica come uno spreco inutile delle pubbliche finanze.

Tale approccio ha rallentato il processo di ammodernamento del nostro Paese, anche se alcune cattive pratiche hanno effettivamente preso campo negli anni passati in molteplici ambiti. Urge quindi un cambiamento, proprio alle soglie di quello che può considerarsi un new deal infrastrutturale.

L’Italia è da sempre leader tra i Paesi Europei per la capacità di pianificazione e coordinamento di nuove strutture pubbliche. A mio parere, la tenuta dei progetti passerà anche dal maturare di un nuovo approccio alle opere infrastrutturali, dal comprendere che un’infrastruttura utile, sicura e green vada rispettata in tutte le varie fasi realizzative, andando così a rappresentare un vero e proprio volano di sviluppo virtuoso del nostro bel Paese.

Di Pierluigi Metelli, Amministratore Luigi Metelli Spa
(Riproduzione riservata)

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