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15/02/2023

Stop a veicoli inquinanti: ok della Ue, la maggioranza italiana vota contro

Europarlamento spaccato: sì alla decisione con appena 340 voti a favore: Lega, Fi e FdI oltre a tutto il Ppe contrari. Pichetto Fratin: "Obiettivi ambientali non in discussione, ma si tutelino competenze". Salvini: "Voto a favore della cina". Gava: "Tempistiche sbagliate, industria pagherà il conto"

Via libera definitivo del Parlamento Europeo all'accordo, raggiunto dall'Ue lo scorso novembre, sullo stop ai veicoli inquinanti (quindi a benzina e diesel) di nuova immatricolazione a partire dal 2035.

L'ok definitivo della Plenaria è avvenuto con 340 voti favorevoli, 279 contrari e 21 astenuti. Ufficiale dunque, dopo l'accordo raggiunto nei mesi scorsi, lo stop alle vendite dei motori inquinanti, ma con una assemblea molto spaccata (ha votato contro tutto il Ppe ed in Italia anche FdI, Lega e Fi).

La nuova legislazione è parte del pacchetto Fit for 55 e stabilisce il percorso verso l'azzeramento delle emissioni di anidride carbonica per le nuove autovetture e i veicoli commerciali leggeri nel 2035.

Gli obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni per il 2030 sono fissati al 55% per le automobili e al 50% per i furgoni. La Commissione presenterà entro il 2025 una metodologia per valutare e comunicare i dati sulle emissioni di anidride carbonica durante l'intero ciclo di vita delle autovetture e dei furgoni venduti sul mercato dell'Ue.

Entro dicembre 2026, la Commissione monitorerà il divario tra i valori limite di emissione e i dati reali sul consumo di carburante e di energia, presenterà una metodologia per adeguare le emissioni specifiche di anidride carbonica dei costruttori e proporrà adeguate misure di follow-up.

Secondo la nuova legislazione i costruttori responsabili di piccoli volumi di produzione in un anno solare (da 1.000 a 10.000 nuove autovetture o da 1.000 a 22.000 nuovi furgoni) possono ottenere una deroga fino alla fine del 2035. Coloro che immatricolano meno di 1.000 nuovi veicoli all'anno continuano a essere esentati anche dopo il 2035.

Dopo il voto finale in Aula, il Consiglio Ue dovrà approvare formalmente il testo prima della sua pubblicazione in Gazzetta ufficiale.  Le auto usate invece continueranno ad essere vendute regolarmente

Salvini: voto contro l'Europa

"Decisione folle e sconcertante, contro le industrie e i lavoratori italiani ed europei, a tutto vantaggio delle imprese e degli interessi cinesi. Ideologia, ignoranza o malafede?".

Lo afferma il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini, in un post su Instagram nel quale riporta una foto-composizione con la scritta "Auto a benzina e diesel: stop alla vendita dal 2035" e le immagini dei leader di Pd, M5s e Terzo Polo.

Pichetto: "Tutelare le professionalità". Gava: "Tempistica errata"

Il ministro dell'ambiente e della transizione ecologica Gilberto Pichetto Fratin dice: "Gli obiettivi ambientali non sono in discussione: benzina e diesel sono inquinanti per le nostre città e incidono negativamente sull'effetto serra.

Crediamo però che questa 'exit strategy' debba condurre a medio termine a un comparto riconvertito più forte, con salde prospettive di sviluppo che tutelino professionalità e posti di lavoro".

"Il governo - prosegue il ministro - ha manifestato a più riprese le proprie perplessità sui tempi e i modi che ha stabilito l'Europa per il superamento dei motori a benzina e diesel.

L'automotive italiana esprime da sempre talento ed eccellenza, rappresenta il 20% del Pil ed è un comparto strategico che dà lavoro a 250.000 persone".

"Ora - spiega Pichetto - dobbiamo procedere su due direttrici: da un lato promuovere una maggiore gradualità nello stop alla commercializzazione dei veicoli, dall'altro spingere al massimo nella produzione dei biocarburanti, che rappresentano una filiera pulita che consentirebbe di mantenere l'attuale impostazione del sistema produttivo dell'automotive".  

La sua vice Vannia Gava punta invece l'indice sulle tempistiche "assolutamente non sostenibili, che non consentiranno alla nostra industria di riconvertirsi nei termini previsti, con conseguenti duri contraccolpi su una filiera importante per il nostro Paese. Non si può sostituire la vendita dell'85% del motore termico in poco più di dieci anni".

E  aggiunge: "Puntare su biocarburante, idrogeno ed elettrico richiede un passaggio graduale, non si fa dalla sera alla mattina, mentre per il 'solo elettrico' è troppo presto.

Anche in termini di valutazione di impatto ambientale, perché non ci si può limitare al mero calcolo delle emissioni di un'autovettura ma andrebbe analizzato l'inquinamento che provoca l'intero ciclo produttivo. Ad ogni modo, è chiaro che non è un mercato nostro ma di altri Paesi".

Redazione Cuoreeconomico
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