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28/09/2021

Vacondio (Federalimentare): «L’industria del cibo vale 40 mld di export, ora digitalizzare le filiere»

(Ivano Vacondio, presidente nazionale di Federalimentare)

Il presidente nazionale a CUOREECONOMICO: «Il comparto cresce a due cifre, ma è solo un punto di partenza. Il nostro Food&Beverage conquista anche Malasya e Vietnam. Ricerca e sviluppo per crescere in Blockchain, intelligenza artificiale e riduzione degli sprechi»

Qualità, identità e innovazione: queste le parole chiave per l’industria alimentare italiana. CUOREECONOMICO ne ha parlato con Ivano Vacondio, presidente nazionale di Federalimentare.

L'export agroalimentare nel primo semestre 2021 ha fatto registrare una crescita del +11,2%, mettendo nel mirino il record storico dei 50 miliardi di euro, quali sono le prospettive del settore per i prossimi anni?

«Per dare un’idea di quelle che pensiamo possano essere le prospettive per l’export dei prossimi anni, basti pensare che il risultato che dovremmo raggiungere entro fine anno dei 50 miliardi è per noi un punto di partenza e non di arrivo.

È un obiettivo che doveva essere già raggiunto lo scorso anno ma che oggi ha ancora più valore e ci dà grande slancio.

L’export alimentare sta finalmente crescendo e più di quanto facesse già in periodo pre pandemico. La crescita infatti è a due cifre e i mercati di riferimento sono sempre di più».

Quali sono?

«Accanto a quelli europei, come la Francia e la Germania, si registra un bel balzo della Svizzera, mentre per quanto riguarda quelli extra UE ci sono diverse economie emergenti come la Malasya e il Vietnam, segno che quando il nostro food&beverage arriva in una paese nuovo, lo conquista.

Per questo, come Federalimentare sottolineiamo l’importanza degli accordi di libero scambio che aiutano il nostro export, ormai unico volano dell'economia agroalimentare visto che il mercato interno è da anni stagnante.

E poi ci sono gli USA: uno dei nostri mercati di riferimento, destinato a diventare il primo nel giro di pochi anni. 

Le prospettive, dunque, per quanto riguarda l’export non possono che essere floride soprattutto per quanto riguarda l’industria alimentare, dato anche che dei 50 mld di export agroalimentare che dovremmo raggiungere tra qualche mese, 40 miliardi sono fatti dalle nostre industrie alimentari».

Quali sono i settori più trainanti dell’industria alimentare?

«Nel confronto luglio 2021/20, i comparti alimentari che evidenziano le performance più vistose sono state: lo “zucchero” (+79,6%); il “cacao, cioccolato, caramelle e confetterie” (+18,5%); l’alimentazione animale” (+14,8%) e i “piatti preparati” (+10,7%).

Se prendiamo il periodo gennaio luglio di quest’anno e lo compariamo a quello dello scorso anno, notiamo che anche comparti come quello della birra, dei distillati e del pane e pasticceria hanno avuto un aumento.

In generale, questo può dipendere molto dal periodo: durante il periodo pandemico, ad esempio, abbiamo assistito alla compera di prodotti come pane e riso e a un crollo di vini e di alcuni pezzi di carne, prettamente destinati all’Horeca.

La qualità e l’identità dei prodotti italiani continuano ad essere le bandiere del settore. Queste caratteristiche vincenti sono state arricchite dalle nostre produzioni a indicazione geografica garantita, il cui valore si può stimare ormai attorno ai 17 miliardi di euro.

La loro crescita negli ultimi anni è stata costantemente superiore a quella del settore alimentare aggregato. Esse incidono ormai per oltre l’11% sul fatturato dell’industria alimentare, e per l’8% su quello del fatturato agroalimentare complessivo. 

Il comparto delle IG italiane tocca i 10 miliardi di euro di export, con una incidenza largamente superiore al 50% del proprio fatturato.

Questo, mentre l’incidenza fatturato export/fatturato totale dell’industria alimentare nel suo complesso, in chiusura 2021, dovrebbe situarsi attorno al 26%».

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    Tradizione e innovazione, qual è il livello di salute dell’industria alimentare?

    «Nell’attuale fase di ripresa post pandemica e di ritorno alla crescita, è essenziale che le imprese accelerino i processi di innovazione e che sia implementata la digitalizzazione della filiera.

    Parole chiave in un contesto, come quello post-Covid, sono sicuramente Ricerca, Sviluppo, Sostenibilità ambientale, economica e sociale. 

    Per Federalimentare investire in ricerca e innovazione significa fornire un contributo concreto alla modernizzazione del Paese e al miglioramento della competitività del Sistema Italia.

    L’Industria alimentare investe l’8% del fatturato in ricerca e sviluppo (l’1,8% in R&S formale e informale di prodotti e processi innovativi, oltre il 4% in nuovi impianti, automazione, ICT e logistica e circa il 2% in analisi e controllo di qualità e sicurezza), coniugando la sapienza, le tradizioni e i localismi del modello alimentare italiano con la costante innovazione di processo e di prodotto.

    Se trent’anni fa l’85% della produzione alimentare italiana era composta dal tradizionale classico – pasta conserve e vino – e all’evoluto e ai nuovi prodotti era riservato il restante 15%, oggi le proporzioni sono arrivate al 65% e 35%».

    Startup nell’industria, quali sono le esperienze più innovative e dove deve puntare L’industria alimentare 4.0?

    «L’emergenza Covid ha favorito un maggiore utilizzo, da parte delle imprese, di tecnologie Blockchain e Internet of Things, di mobile app, di tecnologie come i robot e l’intelligenza artificiale e un maggiore impiego del digitale nel contenimento degli sprechi alimentari, nonché la crescita dell’e-commerce e del food delivery.

    Tra i principali benefici riscontrati dalle aziende che hanno investito per rinnovare i loro impianti e adeguarsi alla rivoluzione Industria 4.0.: riduzione dei costi di produzione, miglioramento della produttività, aumento delle informazioni sul processo produttivo.

     In questo quadro si inserisce il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza "#next generation italia", un’imperdibile opportunità per attirare investimenti in innovazione e stimolare una crescita virtuosa, favorendo la trasformazione digitale del settore agroalimentare.

    Con riferimento alle start-up, citiamo il progetto “Food Innovation Start-Up @ Cibus 2021” che ha consentito di dare spazio all’innovazione, soprattutto di prodotto, nell’evento di riferimento per il settore agroalimentare italiano.

    Sono state coinvolte 12 start-up innovative, testimoni di iniziative imprenditoriali legate fortemente al mondo del food e in forte crescita».

    Di Luigi Benelli
    (Riproduzione riservata)

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