Autonomia differenziata, altolà dei sindacati: "Concertazione o si minano le fondamenta dell'unità nazionale"

(Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri)
Sbarra (Cisl) sul Ddl autonomia presentato in bozza: "Riforma solidale rafforza i servizi, ma bisogna partire dalla definizione condivisa dei livelli essenziali delle prestazioni". Bombardieri (Uil): "Prima la parità di condizioni, poi se ne riparla". Ferrari (Cgil): "Troppa delega alle regioni è rinuncia a Governo nazionale"
La questione dell'autonomia differenziata continua a far discutere. Il Governo l'ha già messa in agenda presentando la bozza di ddl e la posizione dei presidenti di Regione è tutt'altro che concorde. Perplessità è arrivata anche da Confindustria. Ed ora anche i sindacati scendono in campo non lesinando critiche.
"Attendiamo di conoscere i contenuti definitivi del disegno di legge sull’autonomia differenziata per effettuare una valutazione compiuta.
La Cisl non ha posizioni pregiudiziali: una riforma solidale, ben concertata, può aiutare ad elevare efficienza ed efficacia dei servizi, responsabilizzando gli amministratori locali e semplificando tante procedure.
Dovrà però rafforzare e non indebolire l’unità e la coesione nazionale", sottolinea il segretario di Cisl Luigi Sbarra, aggiungendo che “bisognerà partire dalla definizione condivisa dei livelli essenziali delle prestazioni e dei relativi fabbisogni e costi standard, connessi a diritti di cittadinanza che lo Stato deve garantire in modo uniforme sull’ intero territorio nazionale.
Altrettanto importante è assicurare adeguate forme di perequazione per i territori con minore capacità fiscale, a partire dal Mezzogiorno e dalle aree interne del Paese.
Riteniamo poi che una riforma di tale importanza debba essere progettata ed attuata con il pieno coinvolgimento del Parlamento, del sistema delle autonomie locali e delle parti sociali. Chiediamo al Governo di aprire un confronto che assicuri la più ampia partecipazione ai processi decisionali”.
Le posizioni di Uil e Cgil
Pierpaolo Bombardieri, segretario della Uil è ancora più duro: "Con l’approvazione in Consiglio dei Ministri del ddl sull’autonomia differenziata si corre il rischio di minare dalle fondamenta l’unità e la coesione nazionale.
Il Governo non spacchi in due il Paese. Prima di parlare di autonomia differenziata bisogna garantire su tutto il territorio nazionale gli stessi diritti e le stesse condizioni di vita.
Così come è essenziale assicurare il passaggio dalla spesa storica ai costi standard e prevedere un sistema di perequazione tra territori, basato sulla capacità fiscale per abitante.
Peraltro, ci vogliono tante risorse, proprio ciò che il Governo non prevede, ma le riforme a costo zero o sono zoppe o penalizzano qualcuno: in questo caso, il Mezzogiorno d’Italia".
Per la Cgil, parla il segretario confederale Christian Ferrari, che conferma le perplessità. Per il dirigente sindacale "Non ci sono le risorse necessarie a ridurre i divari esistenti, non si subordina l’iter di approvazione alla definizione delle leggi di principio per le tante, troppe materie di legislazione concorrente che le Regioni vogliono avocare a sé, non si individuano i limiti di unitarietà delle politiche pubbliche strategiche cui le intese non dovranno in nessun caso derogare, non si prevede un adeguato coinvolgimento del Parlamento”.
“Continueremo a respingere con forza - prosegue Christian Ferrari - ogni ipotesi di riconoscimento di maggiore autonomia ad un qualsiasi territorio che non coniughi, in modo efficace, il valore della prossimità con il superiore principio di solidarietà, che non sia subordinato alla salvaguardia dell’unitarietà dei diritti civili e sociali fondamentali della popolazione e che non escluda materie indisponibili come l’istruzione”.
“Per quanto invece riguarda le materie di rilevanza strategica (a partire da politiche energetiche, infrastrutture, trasporti) riteniamo che riconoscere alle Regioni la competenza esclusiva su di esse rappresenterebbe la rinuncia ad un governo nazionale e unitario delle politiche economiche, industriali e di sviluppo del Paese”.
Redazione Cuoreeconomico
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