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28/01/2024

Bankitalia: inefficienza, bassa produttività e pochi investimenti rallenteranno il Pil

Il bollettino di Palazzo Koch è impietoso e stima una crescita molto inferiore a quella prevista dal Governo e parla di "Slowbalization": "Solo Pnrr è risposta idonea a questi problemi strutturali del Paese"

Secondo le proiezioni della  Banca d'Italia,  il Pil italiano dovrebbe registrare una crescita dello 0,6 percento nel corso del 2024, cifra che rappresenta la metà di quanto previsto dal governo nel mese di ottobre.

Sebbene negli anni successivi si prospetti una crescita più robusta, pari al 1,1 percento, l'Italia è tornata a crescere in modo più lento rispetto ad altri paesi dell'area dell'euro, dopo l'impulso post-Covid.

Questo scenario presenta sfide immediate per il governo in termini di finanza pubblica, con la possibilità di dover implementare una manovra correttiva.

Tuttavia, la vera preoccupazione, secondo Palazzo Koch non risiede solo nelle misure a breve termine, ma piuttosto nell'inerzia del governo nel fronteggiare una dinamica economica intrinseca che minaccia di persistere.

Tanti over 50 e la produttività italiana scende

Il cuore del problema, si legge nell'ultimo bollettino di Bankitalia, è la bassa produttività dell'Italia, un nodo gordiano che affligge l'economia sin dagli anni '90. La concentrata industria italiana a basso valore aggiunto e i servizi affetti da inefficienze dovute a scarsa concorrenza rimangono problemi irrisolti.

Questa stagnazione è alimentata da bassi investimenti, scarsa spesa in ricerca e sviluppo, carenze infrastrutturali e deficit di competenze, sfide difficili da affrontare in un contesto globale con un elevato debito pubblico. 

I dati recenti di Banca d’Italia offrono uno sguardo critico sulla situazione. Mentre il numero di occupati è aumentato, trainato dal settore delle costruzioni e dagli over cinquanta, il vero problema è rappresentato dalla bassa crescita del Pil in relazione alle ore lavorate.

La produttività del lavoro scende, minacciando la capacità delle imprese italiane di competere a livello globale e di redistribuire ricchezza attraverso salari più alti.

Mai così male da 20 anni a questa parte

Il Bollettino di ottobre di Banca d’Italia suggerisce che nel biennio 2021-2022 le imprese a maggiore intensità di lavoro hanno guadagnato quote di mercato, ma a costo di una produttività del lavoro in declino.

"Negli ultimi vent’anni - osserva Palazzo Koch - una riduzione di ampiezza e persistenza analoghe [nella produttività] si era verificata solo nel biennio 2008-09 durante la crisi finanziaria globale, in presenza di una marcata contrazione sia dell’attività economica sia della domanda di lavoro.

L’attuale dinamica si associa invece al buon andamento dell’occupazione, che ha continuato a crescere nonostante il rallentamento e la successiva stagnazione del valore aggiunto".

La 'slowbalization', caratterizzata da una minore esposizione alla concorrenza internazionale, potrebbe spingere le imprese verso modelli produttivi meno efficienti, con conseguenze a lungo termine.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) rappresenta la risposta del governo a questa sfida strutturale. Tuttavia, è fondamentale che il governo non ignorasse la necessità di affrontare un problema che potrebbe avere ripercussioni durature sull'economia italiana. La speranza è che, con il tempo, i frutti del Pnrr possano mitigare gli effetti di questa fase economica incerta.

Redazione Cuoreeconomico
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