Barbacovi (Coldiretti TAA): “Il futuro dell’agricoltura passa da innovazione e ricerca”

(Gianluca Barbacovi, presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige)
Il presidente dell’associazione a CUOREECONOMICO: “Nel nostro territorio abbiamo alcune eccellenze e collaboriamo con loro nell’ambito dell’agricoltura di precisione. Preoccupa il costo del denaro, che ha alzato quello di materie prime, macchinari e carburanti. Le imprese del nostro territorio, che prima investivano molto, hanno subìto un duro contraccolpo. Necessario lavorare anche alla realizzazione di bacini imbriferi”
Una delle sfide cruciali per il comparto agroalimentare è quella dell’innovazione. L’importanza di affrontare in modo mirato questo tema è stata compresa da tempo dalle imprese del Trentino Alto Adige che già da molti anni hanno iniziato a investire in modo rilevante su soluzioni capaci di abbinare in modo sinergico tecnologia e tutela ambientale.
A sottolinearlo è Gianluca Barbacovi, presidente di Coldiretti Trentino Alto Adige, che ha tracciato per CUOREECONOMICO una fotografia del settore nella regione alla luce dell’attuale scenario economico, sottolineando come in generale le imprese siano state estremamente resilienti di fronte a crisi energetica e pandemia, anche se ora l’impatto del costo denaro sta creando non poche difficoltà.
Quali effetti sta avendo l’aumento del tasso dei mutui sul comparto agroalimentare del Trentino Alto Adige?
“L’andamento della regione è in linea con quello nazionale. Già con la crisi energetica avevamo registrato un aumento generalizzato dei costi lungo tutta la filiera. A causa della pandemia e poi della crisi energetica il prezzo delle materie prime, dei macchinari e dei carburanti è cresciuto molto.
In questo scenario, già di per sé complicato, si è aggiunto anche l’aumento del costo del denaro. Come tutte le imprese anche quelle del comparto agro-alimentare fanno ricorso ai finanziamenti e di conseguenza risentono molto di questa situazione.
Nel territorio della provincia di Trento ci sono molte imprese che hanno investito molto in innovazione in passato, ad esempio, nel settore delle coltivazioni e degli allevamenti. Queste realtà stanno subendo un duro contraccolpo.
Tuttavia possiamo dire che nel complesso il quadro è positivo, il comparto agroalimentare del Trentino Alto Adige, che vanta molti prodotti di eccellenza, si sta mostrando estremamente resiliente”.
In che misura questa situazione ha influito sui processi di transizione ecologica e digitale in atto?
“Lo scenario economico complesso che stiamo vivendo non sta frenando questi percorsi virtuosi. Le aziende del territorio hanno avviato già da tempo degli interventi mirati sia sul fronte della sostenibilità ambientale sia su quello dell’innovazione digitale.
Il nostro sistema di imprese sta lavorando molto su questi temi, in particolare su quello ambientale”.
Può fare qualche esempio concreto degli ambiti in cui il comparto agro-alimentare si sta muovendo da questo punto di vista?
“Da anni le imprese agricole lavorano molto sul tema dell’agricoltura di precisione. In particolare la questione irrigua è molto importante. La quasi totalità delle aziende utilizza sistemi a goccia e ora si sta diffondendo anche l’uso dei sensori all’interno del terreno. Tutte misure che servono ad avere una gestione idrica efficiente e sostenibile.
Inoltre si sta lavorando sul tema della genetica come strumento per avere piante sempre più resistenti alle malattie e per ridurre così l’uso di prodotti fitosanitari. Le aziende della regione sono tutte molto attente a queste sinergie virtuose tra innovazione e tutela ambientale.
Stiamo poi lavorando molto sulla ricerca. In provincia di Trento abbiamo delle eccellenze come la Fondazione Bruno Kessler e la Fondazione Edmund Mach e naturalmente l’università di Trento. È in quest’ambito che si gioca il futuro dell’agricoltura. Un’altra sfida importante è poi quella della formazione professionale per i giovani agricoltori”.
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Quale opportunità rappresenta per il settore il Pnrr?
“Il piano rappresenta un importante strumento per portare avanti in modo efficace il percorso di transizione ecologica.
Nello specifico penso ai bandi per il fotovoltaico e agli investimenti per sostenere l’innovazione tecnologica attraverso l’introduzione di macchinari all’avanguardia, capaci di ridurre consumi e impatto ambientale.
Un altro ambito dove il Pnrr può dare un importante contributo è quello quello degli investimenti legati per la realizzazione dei bacini imbriferi”.
Questo tema si lega a doppio filo a quello degli strumenti da mettere in campo per fronteggiare le problematiche al cambiamento climatico. Come si stanno muovendo le imprese agroalimentare di fronte alla sempre maggiore frequenza di fenomeni meteorologici estremi?
“Da un lato, se pensiamo ad esempio alle alluvioni, la maggior parte delle imprese del territorio ha scelto di ricorrere a delle assicurazioni per tutelarsi. Uno dei filoni su cui stiamo lavorando come Coldiretti è proprio la possibilità di mettere a disposizione degli strumenti assicurativi agevolati.
Se pensiamo invece alla siccità la priorità è, come dicevo prima, la realizzazione di investimenti strutturali per la realizzazione di infrastrutture per la raccolta dell’acqua o per il suo filtraggio.
In generale la sfida è quella di adottare un approccio globale, che analizzi tutte le opportunità offerte dalla tecnologia per fronteggiare le criticità sempre più rilevanti causate dal riscaldamento globale”.
In generale come è andata finora quest'annata, anche alla luce degli eventi climatici estremi? Può fare un primo bilancio?
“È stata sicuramente un'annata fatta di luci e ombre. In primavera non ci sono state gelate, a parte alcune zone del territorio, ma anche in questo caso si è trattato di fenomeni trascurabili.
In generale la produzione non ha registrato particolari problemi. In particolare per quanto riguarda la produzione di mele e quella lattiero-casearia il 2023 può essere definito un’annata da incorniciare.
L’elemento che però preoccupa maggiormente tutte le imprese del settore è l’aumento del costo del denaro. È da più di un anno che vediamo una costante crescita dei prezzi. Ciò impatta in modo rilevante su tutta la filiera e sul potere d’acquisto delle famiglie”.
Quali sono gli ambiti di intervento prioritari per promuovere lo sviluppo del comparto agroalimentare?
“Un tema chiave è sicuramente la questione idrica, e in particolare la realizzazione di bacini imbriferi di cui parlavo prima. Altri due ambiti di intervento di primaria importanza, su cui c’è ancora molto lavorare, sono poi la promozione dei prodotti agroalimentari e il rafforzamento del binomio agricoltura-turismo.
È necessario realizzare una solida rete che comprenda le strutture alberghiere, i ristoranti, le aziende agricole con l’obiettivo di realizzare un’efficace azione di marketing territoriale basata sulle sinergie virtuose tra le bellezze del territorio e l’offerta di prodotti alimentari di alta qualità.
Un altro problema da affrontare a livello nazionale è poi il gap troppo ampio fra chi produce e chi acquista i prodotti che, a causa dei forti aumenti dei prezzi, penalizza l’agricoltore da un punto di vista economico”.
Di Monica Giambersio
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