‘D’ GLOCAL ESG89 TERRITORI | Montroni (Legacoop Emilia Romagna):’Costruire un nuovo equilibrio tra competitività e coesione, tra innovazione e distribuzione dei frutti di tale innovazione’

(Daniele Montroni, Presidente di Legacoop Emilia-Romagna)
ESG89 presenta la prima edizione del ‘D’ GLOCAL ECONOMIC FORUM – STATI GENERALI DELLE ECONOMIE DEI TERRITORI iniziando così un lungo cammino che nei prossimi mesi ci porterà ad analizzare la situazione socio-economica lungo tutto lo stivale. CUOREECONOMICO e ESG89 si dedicano da sempre all'approfondimento con un approccio "glocal" (globale e locale), focalizzandosi su temi di sviluppo sostenibile, territori, imprese e politica, attraverso eventi, pubblicazioni e analisi, con l'obiettivo di informare il mondo istituzionale e aziendale. L’Obiettivo? Raccontare in modo compiuto l’economia dei territori, promuovendone l’eticità e la sostenibilità e collegando le realtà locali alle dinamiche globali
‘In un contesto come quello proposto, che intende rinnovare una riflessione sui “territori” e la loro ricollocazione nell’ambito delle nuove dinamiche globali, può essere utile indicare alcuni dei fuochi che abbiamo individuato come elementi su cui focalizzare la nostra iniziativa associativa.
L’ Emilia-Romagna, pur continuando a rappresentare una esperienza di successo nel rapporto tra soggetti sociali e istituzioni, presenta una serie di criticità nuove che costringono tutti a ripensare le loro politiche e le caratteristiche dei sistemi di relazione.
Alcune criticità emergono evidenti:
- Il contesto globale è sempre più instabile: instabilità geopolitica, rialzi dei costi energetici, concorrenza internazionale, criticità nelle supply chain globali, sono elementi, ormai ben riconoscibili, che danneggiano in modo particolare le industrie con filiere lunghe e dipendenza dall’export.
- Nel primo trimestre 2025 la produzione manifatturiera è rimasta debole, mentre cresce il peso dei servizi come motore economico locale. Questo tema del “riequilibrio” tra manifattura e servizi, alla persona, alle imprese, rappresenta ormai un dato strutturale complessivo, in particolare per quanto riguarda la dinamica occupazionale: se il peso specifico della manifattura rimane costante in termini di fatturato complessivo, diminuisce quello sull’occupazione, anche a seguito di un aumento della produttività dovuta all’introduzione delle nuove tecnologie anche digitali.
- Non è il caso di dilungarsi sull’impatto delle dinamiche demografiche e di quelle ambientali: i ripetuti episodi di dissesto, le alluvioni, danno il senso dell’aumento della fragilità territoriale.
- Ciò ha fatto emergere, più in generale, condizioni di fragilità sociale e ambientale che non rimangono confinate nelle aree interne o più deboli, ma intersecano tutto il sistema regionale.
Il vero tema che abbiamo di fronte è quello della costruzione di un nuovo equilibrio tra competitività e coesione, tra innovazione e distribuzione dei frutti di tale innovazione, della gestione degli effetti di quella “distruzione creatrice” che avremo di fronte nei prossimi anni.
Diventa sempre più complicato, simultaneamente, combattere il cambiamento climatico, ridurre le povertà economiche ed ambientali e proteggere il reddito dei nostri.
Questa è la sfida complessa che abbiamo di fronte: in questo quadro politiche pubbliche e iniziative private devono trovare un nuovo equilibrio.
Occorre tenere presente che alcune leve non sono del tutto ben individuate come quelle prioritarie e dovremo lavorare per renderle sempre più esplicite. Uno dei punti di forza del territorio è rappresentato dal pluralismo imprenditoriale: diverse forme di impresa danno vita a un complesso ecosistema che compensa i punti di debolezza con altrettanti punti di forza. Oggi diventa cruciale il modo in cui le imprese affronteranno quelle sfide intrecciando la ricerca dell’efficienza e della produttività con politiche di sostenibilità e di inclusione. Questo significa anche superare alcune esagerazioni o imposizioni di obiettivi di sostenibilità irrealistici, ma senza rinunciare ad incorporare l’elemento della sostenibilità come leva dell’efficienza stessa dell’impresa. Lo stesso vale sul terreno dell’acquisizione di risorse umane.
È necessario anche avviare una riflessione sui caratteri della imprenditorialità, su cosa è oggi un imprenditore e su cosa significa, nella società contemporanea, rilanciare una capacità di questo genere. E di come essa si intreccia con la sfida della costruzione di una economia sociale che ha già un ampio diritto di cittadinanza nel nostro panorama imprenditoriale. Una nuova imprenditorialità e un nuovo management rappresentano un obiettivo importante da perseguire ed è anche per questo che ci siamo impegnati sul fronte della formazione alla governance, alla costruzione di community di manager, insomma all’adeguamento del carattere imprenditoriale insieme a quello dell’identità cooperativa.
L’altro elemento decisivo è quello della produttività dei servizi. Siamo di fronte ad un potenziale di enorme impatto, basti pensare alla digitalizzazione della PA, alla ricostruzione del sistema di welfare sanitario e sociale che dovrà affrontare non solo una profonda riorganizzazione nella distribuzione e efficienza dei servizi di fronte alle modifiche dei bisogni, ma dovrà attingere a risorse attraverso forme non fiscali, attraverso uno sviluppo delle forme di welfare aziendale che si intreccia con il territorio e di forme integrative dell’attuale sistema pubblico.
Vi è un settore dei servizi, la logistica, nel quale il prevalere di una logica di puro e semplice ricorso all’abbattimento dei costi ha generato distorsioni e vere e proprie storture, sociali e non solo economiche, impedendo a questo settore la possibilità di investimenti di lungo periodo
Infine, vorrei sottolineare come sia decisivo riqualificare e promuovere, rendere più efficiente e reale il ruolo delle associazioni imprenditoriali, in generale dei corpi intermedi. Qualche tempo fa la parola d’ordine era “disintermediazione” a tutti i livelli. Poi è arrivata la pandemia e ci siamo resi conto del ruolo cruciale chele strutture intermedie hanno giocato. Non vi è dubbio che vi sono rischi corporativi e di chiusura sui propri interessi specifici, che possa prevalere una logica da “free rider”. Ma credo sia abbastanza evidente che senza organizzazioni sociali forti e che condividano un obiettivo di bene collettivo sarà difficile affrontare la complessità dei problemi evidenziati’.
Di Daniele Montroni, Presidente di Legacoop Emilia-Romagna
(Riproduzione riservata)
Per inviare comunicati stampa alla Redazione di CUOREECONOMICO: cuoreeconomico@esg89.com
WHATSAPP Redazione CUOREECONOMICO: 327 70234751
Per Info, Contatti e Pubblicità scrivere a: customer@esg89.com









