Dl Sud, i sindacati: "Accentramento governance a Roma non aiuta, serve confronto"

(Christian Ferrari, Ignazio Ganga e Ivana Veronese)
Dl Sud, i sindacati: "Accentramento governance a Roma non aiuta, serve confronto". Posizioni diverse delle tre sigle confederali. Ferrari (Cgil): "Nonostante il nome, danneggia il Meridione". Ganga (Cisl): "Superare la burocrazia e salvaguardare budget". Veronese (Uil): "Progetti ancora fermi, è la sola cosa che conta"
Sindacati guardinghi in merito alla prossima pubblicazione del Decreto Sud da parte del Governo che dovrebbe contenere, fra le altre cose, una Zona economica speciale unica per tutta l'area. Posizioni molto diverse fra i sindacati.
Cisl: bene, ma serve partecipazione
"Se come più volte sostenuto dalla Cisl le Zes sono lo strumento per cogliere una importante prospettiva di sviluppo non solo per le regioni del Mezzogiorno ma per l’ intero Paese, utile anche a rafforzare la capacità dei porti del meridione di accogliere il crescente traffico di merci nel Mediterraneo, lo spirito del decreto Sud che estende a tutto il Mezzogiorno le misure di semplificazione tese a favorire il rafforzamento del tessuto produttivo meridionale, attuando una strategia unitaria per l’intera Area, potrà favorire anche la realizzazione degli obiettivi di coesione attraverso l’utilizzo sinergico dei diversi strumenti di programmazione pluriennale comunitaria a nazionale a disposizione del Paese e compreso lo stesso Pnrr”. Lo dichiara in una nota il segretario confederale della Cisl Ignazio Ganga.
“Utilizzare come acceleratore strutturale lo strumento di una Zona economica speciale unica andando a superare limiti procedurali e burocrazia per favorire gli investimenti nel Mezzogiorno - prosegue - è un obiettivo sul quale la Cisl si è espressa favorevolmente da tempo e che ha ribadito in occasione dell’esame della Proposta di revisione del Pnrr In questo senso, i contenuti del decreto Sud appena varato dal Governo - che peraltro avevano ottenuto il via libera della Ue nel luglio scorso - vanno nella direzione auspicata, tanto più che i progetti d’investimento all’interno della Zes unica potranno essere considerati di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti, riducendo i tempi di realizzazione degli investimenti.
Sul decreto in questione, che dovrebbe prevedere una dote di 4,5 miliardi in tre anni ci riserviamo un esame approfondito alla luce dei testi definitivi ci sembra comunque importante la previsione di interventi a sostegno di realtà in difficoltà ma anche la conferma dell’impegno a destinare l’80 percento dei Fondi per lo sviluppo e coesione all’area meridionale.
Rendere dinamici i regimi autorizzatori a sostegno delle intraprese, insistendo sull’utilizzo della leva del credito d’imposta, peraltro già esistente, favorirà la piena attuazione di uno strumento che ancora stenta a produrre gli effetti auspicati, anche se, secondo la CIsl, andrà sostenuta da una governance partecipata dello strumento attraverso il coinvolgimento delle parti sociali e delle istituzioni territoriali"
"Per questo, per la Cisl è importante che la strada aperta dal decreto sia oggetto di approfondimento attraverso il confronto fra sindacati e Governo ed anche nell’ambito della cabina di regia del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Positiva la previsione del sostegno amministrativo alle regioni coinvolte e il reclutamento di 2.200 esperti di fondi europei.
Si tratta oggi di ottimizzare i percorsi delle realtà che avevano già pianificato interventi nelle vecchie Zes, evitando il verificarsi di ostacoli procedurali che vanificherebbero le finalità della disposizione.
Per la Cisl è importante altresì che, nell’ambito dei processi di riprogrammazione del Pnrr continui ad essere salvaguardata la clausola che prevede che almeno il 40 percento delle risorse allocabili territorialmente sia destinato alle regioni del Mezzogiorno", conclude Ganga.
Cgil: decreto Sud contro il Sud
"Siamo in attesa della pubblicazione del 'Decreto Sud', ma da quanto dichiarato ieri nella conferenza stampa del Governo e dalle anticipazioni circolate in queste ore, è possibile esprimere una prima valutazione: è una misura contro il Mezzogiorno”. Così il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari.
Per il dirigente sindacale: “Dopo l'Autonomia differenziata, l'abolizione del reddito di cittadinanza, il no al salario minimo, la revisione del Pnrr, tutte scelte che danneggiano e danneggeranno principalmente il Meridione, anche quest'ultimo provvedimento, nonostante il titolo, va contro gli interessi dei cittadini che vivono nell'area più in difficoltà del Paese”.
“L’utilizzo delle risorse del Fondo di sviluppo e coesione, per compensare quanto verrà tagliato con la cancellazione di molti progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, è - spiega Ferrari - il classico gioco delle tre carte, perché già destinate per l'80% allo sviluppo del Sud. Si cancellano con un tratto di penna le otto Zes esistenti, per farne una unica, che è come non averne nessuna”.
“In entrambi i casi, tutte le decisioni e la governance vengono centralizzate a Palazzo Chigi, marginalizzando i territori. Evidentemente, il Ddl Calderoli è pensato ad esclusivo beneficio delle Regioni settentrionali, a cui si vogliono aumentare poteri, risorse e competenze, mentre per quelle meridionali si prevede di ridurli brutalmente”.
Uil: non è questa la strada che porta sviluppo e benessere
"Va letto bene e tra le righe il nuovo decreto del governo sul Mezzogiorno - dice Ivana Veronese, segretaria confederale Uil - Ma da una prima lettura possiamo affermare che non è questa la strada che porta sviluppo e benessere in questa parte del Paese.
Dal 2017, quando furono istituite le Zes non è passato anno che non si è intervenuti modificando la governance anziché concentrarsi sull’avvio concreto delle attività. Tra l’altro, l’accentramento a “Roma” delle autorizzazioni non ne agevolerà certamente l’avvio.
Si interviene poi spostando risorse del fondo sviluppo e coesione sui progetti tagliati dal Pnrr, aggiungendo il danno alla beffa in quanto questo fondo ha già una ripartizione al Mezzogiorno dell’80 percenti. Non sono certamente questi gli interventi che aiutano il nostro Sud. Serve ben altro e serve in fretta".
Redazione Cuoreeconomico
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