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15/03/2023

La Cgia di Mestre: “Italia in ritardo, rischia di perdere parte di Pnrr e fondi Ue”

L’analisi del centro studi dell’ente camerale veneto: a rischio parte dei quasi 20 miliardi dei fondi comunitari e la metà di quelli post pandemici: “Pubblica amministrazione non pronta, poco efficiente”. Il Meridione paga il conto più salato, può perdere fino a 1,5 miliardi per regione

Dei 64,8 miliardi di euro di fondi europei di coesione messi a disposizione del nostro Paese nel periodo 2014-20201 , di cui 17 di cofinanziamento nazionale, la spesa complessiva certificata da Bruxelles al 31 dicembre scorso è stata di 35 miliardi, pari al 54 percento dell’ammontare totale che include anche la quota che noi italiani abbiamo dovuto sostenere.

A lanciare l’allarme, sottolineando come sia necessario un cambio di passo è l’ufficio studi della Cgia di Mestre, la quale avverte che entro fine anno, data di scadenza di attuazione di questo settennato, vanno assolutamente spesi i restanti 29,8 miliardi (pari al 46 per cento della quota totale), di cui 10 sono di cofinanziamento nazionale: “Se non ci riusciremoavverte l’ente camerale veneto – la quota di fondi Ue non utilizzati andrà persa”.

Insomma, è a rischio una buona parte dei 19,8 miliardi che Bruxelles ci ha messo a disposizione da almeno nove anni.

Pubblica amministrazione in ritardo

Scontiamo, come non ricordarlo, innanzitutto, una grossa difficoltà di adattamento della nostra Pubblica amministrazione alle procedure.Ma non solo: “La nostra macchina pubblica - dice la Cgia - presenta livelli di qualità dei servizi resi ai cittadini e alle imprese molto modesti e una efficienza che può contare ancora su ampi margini di miglioramento.

Il personale, soprattutto dell’area tecnica, ha retribuzioni basse e, spesso, risulta, anche per questa ragione, poco motivato.

Specificità che caratterizzano, in particolar modo, i dipendenti pubblici delle regioni e degli enti locali del Mezzogiorno”.

Una questione sollevata di recente proprio dalla serie di incontri che la commissione Ue sta facendo e che anche il sottosegretario con delega al Pnrr Emanuele Prisco aveva segnalato a CUOREECONOMICO, lasciando emergere la necessità di aiutare anche i piccoli comuni.

La distribuzione dei fondi

Dei 19,9 miliardi di euro di risorse europee che l’Italia deve mettere a terraentro la fine di quest’anno, 15,3 sono in capo allo Stato centrale (Progetti Pon, Fesr e Fse) e 4,6 alle regioni: “Dunque è sbagliato – sottolinea la Cgia – prendersela” solo con le amministrazioni periferiche; la necessità di investire nel personale pubblico riguarda, purtroppo, tutti i livelli”.

A rischio ci sono anche i fondi del Pnrr. In attesa della presentazione del nuovo stato di avanzamento da parte di Italia Domani, secondo la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef), presentata il 27 settembre scorso, entro il 31 dicembre 2022 dovremmo aver speso 20,5 miliardi di euro, praticamente la metà dei 41,4 miliardi previsti inizialmente.

In questo caso, l’aumento del costo dei materiali avvenuto nell’ultimo anno ha frenato enormemente la realizzazione di molte opere pubbliche, facendo “saltare” molti obbiettivi previsti dal Pnrr

Meridione in grande difficoltà

Relativamente ai Fondi di coesione, al 31 dicembre scorso, dei 21,2 miliardi finanziati dall’UE e gestiti dalle nostre regioni nel settennio 2014-2020, 16,6 sono stati spesi e gli altri 4,6 dovranno esserlo entro quest’anno.

Le amministrazioni regionali più in difficoltà sono quelle del Mezzogiorno. Entro la fine del 2023, pena la perdita delle risorse, la Puglia deve spendere altri 335 milioni di euro, la Calabria 616 milioni, la Campania 1,27 miliardi e la Sicilia addirittura 1,45 miliardi.

In buona sostanza, al 31 dicembre scorso, la percentuale di spesa realizzata sul totale da ricevere era solo del 65,5 per cento in Calabria, del 65,7 per cento in Campania e del 64 per cento in Sicilia.

Redazione Cuoreeconomico
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