ven 12 dic 2025

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Le smart cities valgono 17 miliardi e 2,5 milioni di assunzioni. Ma l'Italia non sa cosa siano

Lo studio di Unicusano. I soldi del Pnrr consentiranno un grande investimento sul fronte dell'innovazione. Ma per un italiano su due, si tratta di un pianeta completamente sconosciuto per la totale assenza di informazione. Bergamo la città virtuosa, Mezzogiorno quasi assente

Un mercato da 900 milioni di euro destinato a esplodere nei prossimi anni. È ll mondo delle smart city che l’Unicusano prende in esame nella sua ultima indagine: città dove le reti e i servizi tradizionali sono resi più efficienti con l’uso di soluzioni digitali a beneficio dei suoi abitanti e delle imprese.

Grazie ai fondi del Pnrr, l’Italia avrà a disposizione oltre 17 miliardi di euro per lo sviluppo delle città ideali.

Città ideali che si basano su un modello innovativo del vivere quotidiano: dalla mobilità alla sostenibilità ambientale, dalla cultura all’approvvigionamento idrico, dalla sanità allo smaltimento dei rifiuti passando per il turismo, il benessere sociale e il più ampio concetto di governance.

Ma non sono le uniche ricadute positive sui territori, come mostra l’ultimo studio di Unicusano: se il futuro è digitale, connesso, innovativo, lo è anche il mercato del lavoro: da oggi al 2029 saranno creati circa 2,5 milioni di nuovi posti e professioni a opera delle città smart.

Un vero e proprio boom, non solo economico, che avrà il suo fulcro nei 350.000 professionisti ad alta specializzazione per infrastrutture di rete, sensoristica, piattaforme dati, applicazioni mobile e web. CUOREECONOMICO aveva parlato degli esempi virtuosi di Firenze, già in essere e Genova, prossimo a partire.

Poca informazione fra la gente

Unicusano mette in evidenza come, se fino a pochi anni fa innovazione urbana e digitalizzazione erano due parole sconnesse che rimandavano a un’immagine utopistica della realtà, quasi fantascientifica, oggi nel mondo c’è più consapevolezza. In Italia, però, il quadro percettivo è molto più complesso.

Nonostante gli sforzi dei governi e dell’Unione Europea di veicolare precisi messaggi intorno al concetto di smart city, nel Belpaese solo una persona su due ha chiaro il concetto.

Ovvero una città altamente connessa, in grado di raccogliere ed elaborare ingenti quantità di dati; una città in cui le strade sono regolate da semafori intelligenti, percorse da auto elettriche, in cui sono gli spazi verdi a spopolare e ogni luogo, privo di traffico, è raggiungibile in 15 minuti. A essere consapevoli di cosa sia una smart city sono giovani e persone appartenenti a una fascia economica medio-alta.

Come si legge dunque nello studio dell’Unicusano, la percezione dell’importanza di questa tematica è bassa, e si traduce in un 13 percento di cittadini che, almeno una volta nella vita, ha indicato la propria città come smart, avvalendosi di servizi come quelli anagrafici (61), tributari (41) e di mobilità (31).

La fiducia nel futuro, tuttavia, non manca: è il 68% delle persone, infatti, a credere che, nei prossimi 10 anni, il proprio Comune assisterà e sarà protagonista di un boom tecnologico.

Se nell’immaginario degli italiani le città più innovative e digitalizzate sono Milano, Bologna, Padova e Firenze, è in realtà Bergamo ad aggiudicarsi il titolo di smart city numero uno in Italia.

A seguire altre 15 città “altamente digitali” in cui, tuttavia, non figura il Mezzogiorno, ancora indietro seppur con qualche dato percentuale di miglioramento come nei casi di Bari, Napoli e Palermo.

In vetta, alle spalle del capoluogo lombardo, troviamo Firenze, Milano, Modena, Bologna, Genova, Torino, Trento, Venezia, Cagliari, Cremona, Padova e Roma.

Settori di sviluppo

IoT, intelligenza artificiale, mobility as a service, smart mobility, smart building, smart grid: sono questi alcuni settori su cui  ha intenzione di lavorare l’89 percento delle amministrazioni pubbliche per raggiungere gli obiettivi di digitalizzazione e contribuire ad aumentare il valore di mercato delle smart city, nel 2022 arrivato a 900 milioni di euro (+23% rispetto al 2021).

Nell’ultimo anno il 39 percento dei Comuni sopra i 15mila abitanti ha avviato almeno un progetto su smart mobility, smart building o analisi dei dati legati al turismo, alla mobilità e agli eventi in città.

Rigenerazione urbana

Grazie poi ai fondi del Pnrr, il processo di transizione subirà una brusca accelerata: 5,3 miliardi di euro saranno destinati alla rigenerazione urbana e alla qualità abitativa, 2 miliardi ai servizi digitali rivolti ai cittadini, 8,6 miliardi alla transizione ecologica, 1 miliardo alle strade più sicure. Propositivi i Comuni con l’82 percento di loro che hanno già manifestato l’intenzione di utilizzare i fondi messi a disposizione dal Piano.

In questo quadro di forte sviluppo sarà l’intelligenza artificiale il cuore pulsante delle città del futuro ma non senza preoccupazioni: l’obiettivo sarà quello di creare sistemi basati su un approccio antropocentrico per un’IA etica e affidabile in cui, nonostante l'iper-connessione, l’intervento e la sorveglianza umana siano sempre al primo posto.

Redazione Cuoreeconomico
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