Montroni (Legacoop Emilia Romagna): “Cooperazione pesa il 13,6% del fatturato regionale. Insieme si guarda al futuro”

(Daniele Montroni, Presidente Legacoop Emilia Romagna)
Carattere forte e resiliente quello di un’Emilia Romagna che non si arrende di fronte alle difficoltà e che si prepara ad affrontare le tante sfide del futuro. Transizione per le imprese, crisi demografica, sicurezza del territorio e servizi delle aree interne saranno i protagonisti della “to do list” dei prossimi anni.
Di seguito l’intervista a Daniele Montroni, Presidente Legacoop Emilia Romagna
Quali sono le principali direttrici per uno sviluppo economico e sostenibile dell'Emilia-Romagna, e come il modello cooperativo può contribuire a rendere il territorio un esempio di equilibrio tra crescita e tutela ambientale?
“L’Emilia-Romagna sta guardando al futuro. Penso alla Data Valley, alle università, alla rete dei tecnopoli, all’agroindustria, alle multinazionali tascabili che operano nel mondo e ai campioni della cooperazione industriale. In Emilia-Romagna la cooperazione pesa per il 13,6% del fatturato regionale e per il 12,8% dell’occupazione. Una presenza forte che ha effetto sulla qualità del lavoro, sull’attenzione al territorio e sulla sostenibilità in tutte le sue declinazioni. Insieme, dobbiamo guardare avanti: si è da poco insediata la nuova giunta regionale e auspichiamo un rilancio del Patto per il Lavoro e il Clima. Con il dialogo e con il coinvolgimento di tutti gli attori sociali avremo più forza per lo sviluppo di un nuovo modello in grado di garantire innovazione, competitività e coesione sociale. Attraverso questa modalità possiamo rispondere ai bisogni emergenti e alle aspirazioni delle persone”.
Quali ritiene siano le sfide cruciali che l’Emilia-Romagna deve affrontare nei prossimi anni, in termini di lavoro, innovazione e coesione sociale, e come Legacoop intende sostenere le comunità e le imprese locali in questo contesto?
“Le sfide che abbiamo davanti sono tante e molto impegnative. Dobbiamo accompagnare le imprese e la società nelle transizioni, che devono essere eque. Siamo tenuti ad affrontare la grande sfida demografica: senza una seria politica di accoglienza e un grande piano per la casa, il sistema produttivo non reggerà. È necessario mettere in sicurezza il territorio, la cui fragilità è stata messa in evidenza dalle recenti alluvioni che sono frutto della crisi climatica. Abbiamo bisogno di ripensare il welfare, riorganizzare i servizi nelle aree interne dove la presenza di anziani è elevata e ridurre l’impatto ambientale delle produzioni. Ma non vorrei che sembrassero tutte questioni lontane nel tempo. Non è così, la nuova fase è già aperta, siamo già nella fase dell’incertezza e le tensioni si scaricano sui territori. Il mercato con le sue regole non basta. Il pubblico da solo non ce la fa. C’è bisogno di un nuovo protagonismo dei soggetti dell’economia sociale, come chiede la Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea. Le nuove instabilità geopolitiche, i dazi di Trump e soprattutto la crisi tedesca avranno un impatto diretto sul territorio, sull’Emilia-Romagna, sulle nostre comunità. Dobbiamo essere pronti ad affrontarle”.
In che modo Legacoop sta promuovendo un modello di sviluppo che sia inclusivo e innovativo, capace di rispondere alle trasformazioni del mercato e ai cambiamenti sociali, senza perdere di vista i valori della cooperazione?
“Il nostro modo di fare impresa cooperativa è strettamente connesso ai valori che esprimiamo. Non c’è l’uno senza l’altro, siamo sostenibili per natura, siamo radicati nei territori perché nei territori vivono i soci delle cooperative. Offriamo lavoro buono perché non abbiamo l’obiettivo del massimo profitto ma di dare risposte ai bisogni delle persone, delle comunità e dei territori. Potrei cavarmela dicendo che servirebbe più cooperazione per avere uno sviluppo sostenibile e inclusivo ma siamo consapevoli che dobbiamo cambiare e innovarci. I progetti di Legacoop Emilia-Romagna a supporto delle associate vanno in questa direzione. Ne cito tre, tra i tanti: l’impegno per la rigenerazione urbane e per la creazione di abitazioni a canone calmierato; la transizione in ottica sostenibile del settore della logistica; la convenzione con l’Università digitale UniMercatorum per offrire corsi di alta formazione ai soci e ai loro familiari. La formazione è la leva principale per riattivare l’ascensore sociale, fermo da ormai troppo tempo”.
Di Claudia Boccucci
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