Piccinini: “Agroalimentare sarà penalizzato da norme Ue. Serve regia unica per investimenti”

(Carlo Piccinini, presidente Alleanza delle cooperative agroalimentari)
Il presidente dell’Alleanza delle cooperative Agroalimentari a CUOREECONOMICO: “Rischio apertura incondizionata a prodotti esteri e non sicuro: sì a sostenibilità ma senza ideologie. Pac ha diverse criticità. Rialzo dei tassi mette in crisi le imprese, si concentrino risorse su Ismea”
La cooperazione del settore agroalimentare alle prese con le nuove normative europee e il rischio che la sfida della sostenibilità diventi troppo pesante per alcune realtà, soprattutto quelle nei territori più a rischio spopolamento.
E poi il Pnrr, le scelte del Governo e le ultime decisioni su tassi e credito della Bce. CUOREECONOMICO fa il punto con Carlo Piccinini, presidente di Alleanza delle cooperative agroalimentari, aderente a Confcooperative.
Il 2022 è stato un anno d’oro per l’agroalimentare italiano con l’ennesimo record sull’export. Quali sono le prospettive del 2023, quali sono le spinte e quali i timori?
“A mio avviso la minaccia più preoccupante che incombe sull’agricoltura europea sono le conseguenze delle proposte normative avanzate dalla Commissione Europea, per conseguire gli obiettivi di sostenibilità fissati nella strategia del Green Deal.
Ci sono alcuni regolamenti e direttive attualmente in fase di definizione in materia di riduzione dei fitofarmaci, di imballaggi o di emissioni industriali, che se non efficacemente contrastate, avranno come conseguenza un inevitabile crollo della produzione agricola europea e del reddito degli agricoltori, con ripercussioni anche sulla tenuta economica e sociale di interi territori, specie quelli più a rischio di spopolamento.
Non solo. Andremo incontro ad un’apertura incondizionata a prodotti provenienti da altri paesi, che non rispettano i rigidi requisiti in materia ambientale che le nostre aziende devono invece osservare e su cui da anni hanno profuso i propri sforzi con risultati significativi.
E in nome della sostenibilità si aprirà anche ai cibi sintetici, che rappresentano la negazione della nostra cultura e tradizione alimentare”.
Perché i regolamenti europei a suo dire sono rischiosi?
“In primo luogo perché sono basati su posizioni ideologiche e lontane dalla realtà, che non tengono affatto conto degli sforzi che gli agricoltori hanno già fatto in questi anni in un’ottica di rispetto dell’ambiente.
In un momento di così grande fragilità dell’economia europea, le scelte della Commissione sono orientate ad una vera e propria crociata volta a “sanificare” l’Europa.
Tutti siamo pronti a fare scelte che vanno nella direzione di una sempre maggiore sostenibilità ambientale, ma occorre contemperare bene le decisioni e valutare gli incalcolabili danni economici e sociali che certe scelte possono causare”.
LEGGI L’INTERVISTA AL PRESIDENTE DI CONFCOOPERATIVE
Che giudizio date della nuova Pac?
“La nuova Pac 2023/27, che è entrata formalmente in vigore dal 1° gennaio scorso, contiene molte novità per gli agricoltori europei e va in un’ottica generale di maggior sostenibilità del settore agricolo.
Alcuni vincoli comunitari sono alquanto stringenti e registriamo anche diverse criticità, non esclusivamente interpretative, che stanno creando non pochi dubbi e difficoltà per gli imprenditori agricoli.
Avremmo auspicato che le scelte attuate dal nostro Ministero in fase di stesura del Piano Strategico Nazionale fossero andate nella direzione di un rafforzamento della concentrazione dell’offerta, attraverso la creazione di nuove Ocm (Organizzazione Comune di Mercato ndr) che esistono per i comparti del vino e dell’ortofrutta, in settori strategici come quello settore zootecnico e lattierio-caseario.
Inoltre, a nostro avviso alcuni eco-schemi andrebbero rivalutati per trovare soluzioni migliorative e realisticamente percorribili per poterne consentire l’applicazione e gli obiettivi a cui tendono”.
Siamo entrati nella fase di attuazione dei progetti del Pnrr: cosa vi attendete? A che punto siamo sul fronte della transizione ecologica e digitale? Temete che i rincari e la necessità del Governo di drenare soldi sull’emergenza bollette freni in qualche modo il percorso?
“Nell’ambito dei 24 programmi di azione previsti dal Piano complementare al Piano Nazionale di ripresa e resilienza, i contratti di filiera e di distretto per i settori agroalimentare e della pesca gestiti dal Ministero sono quelli che hanno maggiormente catalizzato l’attenzione delle imprese, tra quelle cooperative.
Le domande a valere sul V bando hanno ampiamente superato lo stanziamento allocato (pari a 690 milioni di euro), con richieste che superano i 6 miliardi, a conferma del fatto che il contratto di filiera è ritenuto capace, efficace e vincente per assicurare percorsi di transizione ecologica e digitale.
Riteniamo pertanto assolutamente prioritario che il Governo possa reperire le risorse necessarie o attraverso una rinegoziazione del Pnrr o in forza di una riprogrammazione delle risorse del Fondo di sviluppo e coesione o attraverso una diversa allocazione di risorse stanziate per interventi programmati e non realizzati”.
La Bce ha annunciato nuovi rialzi dei tassi di interesse, con le aziende che potrebbero avere problemi per l’accesso al credito, soprattutto ora che è sempre più vincolato a criteri ESG. Il tutto, legato ad un’inflazione in calo ma ancora alta, rischia di provocare una bomba sociale. Qual è la sua posizione?
“L’accesso al credito è un problema cogente per le nostre imprese, che sta emergendo in tutta la sua drammatica evidenza una volta cessata l’operatività degli strumenti eccezionali di politica economica che erano stati varati durante la fase pandemica del 2020 e che avevano consentito l’immissione nel mercato di ingenti capitali a favore delle imprese, assistiti da un sistema di garanzie pubbliche messe a disposizione dal Mediocredito Centrale e da Ismea.
Oggi, la nuova situazione di crisi innescata dal conflitto russo-ucraino e l’incremento dei costi dei fattori produttivi con la conseguente spinta inflazionistica stanno causando una crisi di liquidità nelle imprese.
E purtroppo le condizioni generali di offerta del credito appaiono sempre meno accomodanti per le imprese. Di fronte a tale scenario, è fondamentale un intervento del Governo per rimediare alla frammentazione di strumenti e di soggetti che, a diverso titolo, propongono interventi di sostegno pubblico per la capitalizzazione delle imprese.
E’ quanto mai opportuna una regia unica per gli investimenti nel settore agroalimentare e della pesca nonché l’individuazione di un soggetto gestore munito delle competenze necessarie.
Bene sarebbe concentrare su istituti come Ismea, che sono in possesso del know how per comprendere le specificità del settore agroalimentare e della pesca, le risorse a disposizione, in modo da favorire il rafforzamento e la crescita del settore”.
Di Emanuele Lombardini
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