Pnrr, l'accusa di Svimez: "Oltre la metà dei tagli è su infrastrutture e al Sud"

(Luca Bianchi, Svimez)
La relazione presentata in audizione alla commissione bilancio sottolinea come "risultano 83 interventi con maggiori criticità e quindi a più elevato rischio di fallimento rispetto agli obiettivi del Pnrr, per un importo complessivo di 95,5 miliardi euro", alle quali si aggiunge "l'ulteriore criticità della concentrazione delle misure a rischio in opere di carattere infrastrutturale". E propone l'utilizzo dei fondi di rotazione per le opere definanziate
Occorre "prevedere il possibile utilizzo del Fondo di rotazione nazionale come copertura temporanea degli interventi da rifinanziare con i fondi europei, aventi particolare valenza sociale (come gli interventi di riqualificazione delle periferie delle Città metropolitane) e con avanzato stato di attuazione".
Lo afferma Luca Bianchi di Svimez parlando alle due commissioni di bilancio in materia di Pnrr. L'associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno punta l'indice in particolare sul fatto che oltre la metà degli interventi sui territori tagliati dalla rimodulazione sono al Sud.
Dalla Relazione "risultano 83 interventi con maggiori criticità e quindi a più elevato rischio di fallimento rispetto agli obiettivi del Pnrr, per un importo complessivo di 95,5 miliardi euro" a cui si aggiunge "l'ulteriore criticità della concentrazione delle misure a rischio (46 interventi per un valore complessivo di circa 54,4 miliardi di euro) in opere di carattere infrastrutturale, a loro volta localizzate per il 50 percento del valore (oltre 27 miliardi) nel Mezzogiorno".
Si tratta di interventi, quelli al Sud, "caratterizzati da un forte potenziale di crescita, non solo per i maggiori effetti moltiplicativi sul reddito esercitati nel breve-medio periodo, ma per il contributo che offrono nel lungo periodo al miglioramento della qualità dei servizi e al rafforzamento della competitività delle imprese".
Inoltre, "alla luce della successiva operazione di revisione del Pnrr che ha previsto il definanziamento di alcune misure, gli interventi critici risultano ancora 78, per un importo complessivo di oltre 83 miliardi, di cui oltre 39 (oltre il 47 percento) finanziano misure localizzate nel Mezzogiorno.
I definanziamenti hanno ridotto il numero di interventi infrastrutturali critici a 37, ma permane l'urgenza di sciogliere i nodi attuativi che rallentano la realizzazione delle opere.
Soprattutto perché la loro dimensione finanziaria (38,5 miliardi; di cui circa 20 nel Mezzogiorno) potrebbe rendere complessa, negli scenari di finanza pubblica che presumibilmente caratterizzeranno i prossimi anni, una sostituzione della fonte di finanziamento attraverso risorse nazionali".
Coordinare Pnrr con programmi europei
Proprio per via di questo scenario che rischia di tagliare fuori il Sud, secondo Svimez "nel percorso di ridefinizione del Piano un ruolo centrale ricopre la pronta individuazione di fonti alternative di finanziamento per le misure stralciate dal Piano".
In questo ambito, aggiunge, "può essere importante valorizzare al massimo il coordinamento degli interventi del Pnrr con le programmazioni europee.
L'utilizzo delle risorse della Programmazione 2021-2027 dei Fondi europei per la coesione può infatti rappresentare uno strumento utile a "mettere in sicurezza" gli interventi del Pnrr che presentano criticità in ordine al raggiungimento, entro il 2026, dei target previsti, consentendo di realizzare questi interventi con un orizzonte temporale più ampio rispetto al Pnrr. L'operazione andrebbe pianificata il prima possibile".
Troppi soggetti attuatori
"Un ulteriore profilo problematico segnalato nelle proposte di revisione riguarda - dice lo Svimez - la parcellizzazione degli interventi che ricadono nella competenza di moltissimi soggetti attuatori (i Comuni).
Si tratta, a nostro avviso, di una caratteristica connaturata alla tipologia di interventi diffusi sul territorio finalizzati a riqualificare specifiche aree a elevato disagio sociale.
Per questi interventi, che includevano progetti per i quali, secondo Anci, le procedure per la loro realizzazione erano in significativo stato di avanzamento, occorre garantire in tempi brevi adeguate coperture finanziarie".
A tal proposito, dice Bianchi, "si ricorda che la stessa Relazione evidenziava come le spese sostenute al 28 febbraio 2023 per le misure per "la resilienza, la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei Comuni" ammontassero già a 1,7 miliardi".
Redazione Cuoreeconomico
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