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13/12/2022

Prestiti alle imprese, il rialzo dei tassi penalizzerà le regioni più produttive

Il dato della Cgia di Mestre ipotizza un aumento da parte della Bce di un ulteriore 2% fra 2022 e 2023. Milano, Roma e Torino pagheranno il prezzo più alto, ma tutta l'economia ne risentirà

L'aumento dei tassi di interesse deciso dalla Bce "comporterà, tra il 2022 e il 2023, un aggravio degli oneri sui prestiti alle imprese di circa 15 miliardi di euro". A segnalarlo è l'Ufficio studi della Cgia di Mestre, che ha costruito questa stima ipotizzando un aumento medio dei tassi del 2% fra 2022 e 2023.

È stato applicato questo incremento alla luce del fatto che quest'anno il valore medio del tasso Bce (ponderato per i giorni) si attesterà attorno allo 0,6 per cento e per effetto dei provvedimenti che tra lo scorso mese di luglio e l'inizio di novembre lo hanno alzato dallo zero al due per cento.

Pertanto, applicando un tasso di incremento degli interessi medio del 2 per cento ai 749,2 miliardi di consistenze degli impieghi erogati alle Imprese al 30 settembre scorso, l'anno prossimo queste ultime subiranno un aumento del costo del denaro pari a 14,9 miliardi di euro.

Lombardia, Lazio ed Emilia le più penalizzate

Le regioni più penalizzate da questo ritocco all'insù dei tassi saranno quelle dove sono maggiormente concentrate le attività produttive che si avvalgono dell'aiuto degli istituti di credito; vale a dire la Lombardia (+4,33 miliardi di euro), il Lazio e l'Emilia Romagna (entrambe con +1,57 miliardi), il Veneto (+1,52 miliardi) e il Piemonte (+ 1 miliardo).

Quasi due terzi dei 15 miliardi di maggiore costo del denaro che le aziende dovranno farsi carico l'anno prossimo saranno riconducibili alle imprese del Nord ma ovviamente l'aumento dei tassi avrà delle ricadute anche sulla spesa delle famiglie, sugli investimenti delle imprese in generale e sul debito italiano.

I nuovi aumenti dei tassi, quindi, potrebbero contribuire a frenare una crescita economica che l'anno prossimo in Italia dovrebbe attestarsi sullo 0,3-0,4 per cento. Una soglia che, molto probabilmente, avrà delle ricadute negative anche sull'occupazione.

La discesa dei prestiti bancari

Il trend crescente dei tassi previsti nel 2023 provocherà anche un altro effetto negativo. Secondo le ultime stime elaborate da Ernest & Young1, in Italia i prestiti bancari complessivi sono destinati a scendere dell'1,8 per cento.

A questa contrazione contribuiranno, seppure in proporzioni diverse, tutti i segmenti creditizi. Quelli ipotecari, ad esempio, dello 0,3 per cento, il credito al consumo dell'1,5 per cento e gli impieghi alle Imprese addirittura del 2,8 per cento. Una contrazione che, purtroppo, interesserà tutta Europa.

Questa criticità, comunque, è destinata a durare poco. Nel 2024, infatti, nel nostro Paese il credito a famiglie e Imprese tornerà ad aumentare complessivamente dell'1,3 per cento.

I dati per provincia: Milano e Roma le più penalizzate 

A livello territoriale, sarà Milano  la provincia più "penalizzata" d'Italia: le Imprese ubicate nel capoluogo regionale lombardo dovranno farsi carico nel 2023 di un maggior aggravio.

Seguono le province di Roma con 1,4 miliardi, Torino con 567,5 milioni di euro, Brescia con 524,3 milioni e Bologna con 403,9 milioni di euro. Chiudono la graduatoria a livello nazionale Enna con maggiori costi pari a 9,7 milioni, Isernia con 9,5 e Vibo Valentia con 9,3 milioni di euro.

Redazione Cuoreeconomico
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