ven 12 dic 2025

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Rapporto Svimez: il Sud affonda e i ritardi del Pnrr sono la zavorra

(Luca Bianchi, direttore di Svimez)

Numeri drammatici dal consueto rapporto annuale sull'economia del Mezzogiorno: cresce l'occupazione ma è quasi tutta a tempo parziale, fra i giovani è fuga dai territori: perse oltre 2,5 di persone in 20 anni e oltre 800.000 under 35. Il direttore Bianchi: "Pnrr potrebbe salvare dalla recessione, ma è partito solo il 30 percento dei progetti". Il presidente Giannola: "Manca una strategia e invece servirebbe di cambiare rotta: vuol dire tassi di sviluppo, occupazione di qualità, esattamente l'opposto di quello che stiamo continuando a vedere. L'autonomia differenziata tratterrà molto Irpef al centro Nord"

Il rapporto Svimez 2023 segnala ancora una volta come le regioni del Sud saranno davanti ad un passaggio economico complesso.

Il Pil è previsto aumentare dello 0,4 percento, la metà della crescita registrata nel Centro-Nord  e sotto anche il dato nazionale che  si attesta allo 0,7.

Questo segna una riapertura del divario di crescita tra i territori, guidata da divergenti andamenti dei consumi. Nel frattempo, la contrazione del reddito disponibile delle famiglie meridionali (-2 percento) è il doppio di quella del Centro-Nord.

I dati sul mercato del lavoro

Allarmanti i dati sul mercato del lavoro. Il rapporto evidenzia infatti pressanti preoccupazioni sociali, tra cui 'salari, occupazione precaria e migrazione giovanile'.

Nel Mezzogiorno, la povertà assoluta tra le famiglie con un capofamiglia occupato è aumentata di 1,7 punti percentuali, passando dal 7,6 al 9,3 percento tra il 2020 e il 2022, coinvolgendo quasi una famiglia su dieci.

Nel 2022, 2,5 milioni di persone vivono in povertà assoluta nelle famiglie meridionali, con 250.000 in più rispetto al 2020 (170.000 in meno rispetto al Centro-Nord).

Leggera crescita per l’occupazione, 188.000 lavoratori in più nei primi due trimestri del 2023 rispetto allo stesso periodo nel 2019 nel Mezzogiorno (+3,1 percento) e 219.000 nel Centro-Nord (+1,3).

Nonostante una crescita occupazionale più stabile dalla seconda metà del 2021, tuttavia, la vulnerabilità nel mercato del lavoro meridionale rimane a livelli critici.

Quasi quattro lavoratori su dieci (22,9 percento) infatti  hanno un'occupazione a termine, contro il 14 nel Centro-Nord. Il 23 percento dei lavoratori a termine al Sud lo è da almeno cinque anni (8,4 nel Centro-Nord).

Giovani in fuga e prospettive demografiche preoccupanti

Le emigrazioni dal Mezzogiorno, in particolare dei giovani, continuano a rappresentare una sfida. Dal 2002 al 2021, oltre 2,5 milioni di persone hanno lasciato il Sud, con un flusso netto di 808.000 under 35.

La simulazione per il 2080 prevede una perdita di oltre 8 milioni di residenti nel Mezzogiorno, pari a poco meno dei due terzi della diminuzione nazionale (-13 milioni).

Il ruolo cruciale del Pnrr

Il direttore di Svimez, Luca Bianchi, sottolinea l'importanza dell'attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) per sostenere la crescita. "Senza il Pnrr, si prospetta una recessione nel 2024 e nel 2025, con il Mezzogiorno più colpito", sottolinea.

"Ma il quadro qui è allarmante per i ritardi ben noti e nel Sud si segnala una debole progettualità e una partenza ritardata degli interventi al Sud. La Svimez ha monitorato lo stato di attuazione degli interventi che coinvolgono i Comuni come soggetti attuatori.

Il valore complessivo dei progetti presenti sul sistema di rendicontazione Regis ammonta a 32 miliardi di euro, con il 45 percento destinato ai Comuni del Mezzogiorno.

Tuttavia, per circa la metà dei progetti sono state avviate le procedure di affidamento; la quota di progetti messi a bando, tuttavia, si ferma al 31 percento nel Mezzogiorno rispetto al 60 percento del Centro-Nord.

Anche la capacità di procedere all'aggiudicazione presenta significative differenze territoriali: 67 percento al Mezzogiorno, 91 al Centro-Nord".

L’allocazione delle risorse

"Se come annunciato dal governo, ci saranno risorse nazionali per garantire l'obiettivo sugli asili nido che vanno oltre ai fondi del Pnrr, la loro ripartizione si concentri nelle regioni dove il divario" è maggiore”,  dice Bianchi.

Il rapporto affronta anche questo tema, legato alla penalizzazione del lavoro femminile "La recente riduzione degli obiettivi del Pnrr per i nuovi posti asili nido (da 248 mila a 150 mila) solleva preoccupazioni sulla possibilità di raggiungere il target europeo", si legge nel testo.

Dalla simulazione effettuata dalla Svimez risulta che, anche se si superassero tutte le difficoltà attuative, le attuali ripartizioni delle risorse non consentirebbero di raggiungere il target europeo del 33 percento in tutte le regioni.

In particolare, la riduzione del target Pnrr non consentirebbe di raggiungere il target europeo del 33% in quattro regioni: Lombardia (32,4 percento), Puglia (32), Campania (23) e Sicilia (17,8).

In generale la Svimez rimarca che, nell'ambito della revisione del Pnrr, le proposte di modifica degli interventi contenuti nel Pnrr "devono comunque sempre rispettare il vincolo di destinazione alle regioni del Mezzogiorno del 40 percento del totale delle risorse".

Metà del guado, troppo poco

Per il Pnrr "siamo a metà del guado ea metà del guado non c'è da essere soddisfatti", dice il presidente di Svimez Adriano Giannola segnalando che mancano una strategia e obiettivi precisi.

"L'obiettivo del Pnrr è molto semplice: salvare l'Italia", per Giannola, "tendere una rete di salvataggio per un paese che sta andando un po' alla deriva negli ultimi 20 anni".

Questo vuol dire, secondo il presidente di Svimez, "cambiare rotta e vuol dire tassi di sviluppo, occupazione di qualità, esattamente l'opposto di quello che stiamo continuando a vedere".

"Con il Pnrr si intervenire su tutto, si fa una grande manutenzione su un sistema obsoleto, che costa molto ma forse con molto meno si potrebbe ottenere di più con obiettivi precisi", continua Giannola che chiede chiarezza anche sulla zona economica speciale unica per il Mezzogiorno.

"Credo dovrebbe essere questo il momento a metà del guado di fare un ragionamento di strategia, ma dal punto di vista strategico vedo solo cose come le grandi riforme dell'autonomia differenziata, si parla d'altro", conclude Giannola.

La riforma, secondo l'analisi di Svimez, rischia di trattenere in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna il 30 percento del gettito Irpef nazionale.    

Redazione Cuoreeconomico
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