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27/03/2024

Sicolo (Cia Puglia): “Grano, cinghiali e Pac: Ue non tradisca le aspettative degli agricoltori”

(Gennaro Sicolo, presidente di Cia Puglia)

Il presidente regionale e numero 2 nazionale dell’organizzazione agricola a CUOREECONOMICO: “Non è chiaro il motivo per il quale la Russia sia sanzionata su tutto tranne che l’export di grano: così si uccide uno degli asset principali del settore. Su cinghiali serve un sistema di monitoraggio e un censimento nazionale, insieme alla promozione della filiera”

Nelle scorse settimane, migliaia di agricoltori sono scesi in piazza in Italia e in tutta Europa. L’attesa e le aspettative di quegli agricoltori non vanno tradite”.

A parlare è Gennaro Sicolo, presidente di Cia Puglia, il quale mantiene alta l’attenzione sull’emergenza che ha colpito il settore dell’agricoltura.

Il numero uno pugliese di Cia, che è anche vicepresidente nazionale della organizzazione agricola, continua a chiedere attenzione sulle varie criticità denunciate da tempo e che penalizzano fortemente anche il territorio pugliese. Sicolo rimarca come non ci sia più tempo da perdere confidando in risposte rapide e concrete.

L’Europa dà il via a una serie di misure che sosterranno la produzione di mangimi di diversi Paesi. Ma in Italia resta il problema legato al valore del grano duro prodotto dai cerealicoltori italiani che ha subito un tracollo.

Non è chiaro il motivo per cui la Russia, che ha scatenato una guerra di aggressione e conquista nel cuore dell’Europa, sia sanzionata in tutte le maniere e per ogni settore ad eccezione proprio dell’export di grano.

Si sta permettendo a Putin di fare la guerra anche economicamente e commercialmente, con i grandi multimiliardari amici del regime putiniano che si arricchiscono, e lo fanno a discapito, tra gli altri, proprio delle aziende cerealicole italiane.

Tutti i grandi quotidiani italiani ed europei, da giorni, stanno mettendo in evidenza questa assurda contraddizione, ma l’Unione Europea sembra ignorare volutamente questa dinamica, quasi a sottacerla, a mettergli il silenziatore”.

Cosa comporta questa posizione?

Così si uccide uno degli asset economici principali della nostra agricoltura, nel silenzio tombale di un’Europa che, non si sa per quale motivo, mette in atto una specie di distorta ‘autonomia differenziata’: da un lato protegge alcuni Paesi, dall’altro permette che la cerealicoltura e più in generale l’agricoltura italiana siano aggredite, depauperate e messe all’angolo da un sistema senza controlli di importazioni sempre più massicce”.

Che tipo di danni subiscono i cerealicoltori italiani?

I costi di produzione per coltivare e raccogliere frumento, da oltre un anno, sono superiori a quanto i cerealicoltori possono ricavare vendendo il loro grano.

Molte aziende hanno chiuso i battenti, altre stanno cercando di restare sul mercato indebitandosi. Questo avviene non solo nella cerealicoltura, ma in quasi tutti i settori del comparto.

Senza redditività, l’agricoltura italiana rischia seriamente di ‘retrocedere’, di diventare un’agricoltura di serie B rispetto a Paesi ai quali si permette di produrre secondo regole diverse”.

In tal senso, quali sono i principali rischi?

“Il rischio al quale questa situazione ci sta esponendo è duplice: da una parte, sono in pericolo migliaia di posti di lavoro; dall’altra, aumentando la dipendenza alimentare italiana dai prodotti importati, aumenterà il consumo di prodotti che, nella maggior parte dei casi, sono nettamente meno salubri e qualitativi di quelli italiani”.

Grazie a una mobilitazione permanente nell’ultimo anno, Cia è riuscita a ottenere prima la riattivazione della Commissione Sperimentale Unica per il prezzo sul grano e poi la definizione dell’avvio del Registro Telematico e del pacchetto di misure di Granaio Italia. Un passo importante.

Esattamente. A nostro avviso, si tratta di due risultati importanti, soprattutto il secondo, che nel medio periodo porteranno sicuramente effetti positivi, ma la battaglia non è assolutamente terminata e deve andare avanti”.

Intanto in Puglia è ancora in corso l’emergenza cinghiali, tema di cui si discute anche sui tavoli del consiglio regionale pugliese.

Da anni Cia si batte per fronteggiare l’emergenza cinghiali a difesa del comparto agroalimentare e della sicurezza stradale. Ancora una volta, abbiamo evidenziato l’esigenza di spingere sull’acceleratore del piano regionale dell’abbattimento selettivo.

Abbiamo rimarcato anche l’urgente necessità di riformare la legge sulla caccia numero 157 del 1992: una legge vecchia di 32 anni che, su impulso della Regione Puglia, potrebbe essere portata all’attenzione del Governo per poi essere rivista e adeguata ai giorni nostri”.

Una situazione che richiede interventi non più procrastinabili.

Serve introdurre un sistema di monitoraggio e un censimento dei cinghiali su tutto il territorio e promuovere la filiera della carne di cinghiali. L’emergenza ci obbliga a passare dalle parole ai fatti e la burocrazia deve lasciare il campo ad azioni concrete.

Va tutelata la salute, la sicurezza dei cittadini e il futuro del comparto agricolo senza anteporre alcuna tematica ambientale o obiezione animalista.

Ormai assistiamo ad uno strano fenomeno che a nostro avviso deve farci riflettere: un eccesso di protezione verso la specie animale e la sottovalutazione dei pericoli verso l’uomo e l’agricoltura che il proliferare di certe specie sta determinando.

Riteniamo sia grave che alla tutela della vita umana e alla salvaguardia di colture, produzioni e posti di lavoro si anteponga un approccio ideologico e contrario a priori a qualsiasi metodo per fermare la proliferazione senza controllo dei cinghiali”.

Di Guido Tortorelli
(Riproduzione riservata)

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