Arzà (Assogasliquidi): “GPL e GNL hanno un ruolo chiave per promuovere una mobilità green”

(Andrea Arzà, presidente di Assogasliquidi)
Il presidente dell’associazione di Assogasliquidi - Federchimica a CUOREECONOMICO: “Auspichiamo e che si possano introdurre delle modifiche in modo da poter destinare alcuni fondi del PNRR, ad oggi ancora inutilizzati, alla diffusione del GNL nel settore navale”
Il ruolo chiave di Gpl e Gnl nel percorso di transizione ecologica del nostro Paese; le opportunità legate al Pnrr; e le preoccupazioni sugli orientamenti della Commissione Europea in materia di progettazione ecocompatibile ed etichettatura energetica dei sistemi di riscaldamento.
Di questi temi abbiamo parlato con Andrea Arzà, presidente di Assogasliquidi (associazione di Federchimica), che ha spiegato a CUOREECONOMICO come il comparto possa dare un contributo importante alla decarbonizzazione del trasporto navale e di quello pesante, abbinando efficienza e sostenibilità.
Qual è il ruolo di Gpl e Gnl per il processo di Transizione ecologica del nostro Paese?
“Il Gpl e il Gnl coniugano al meglio la tutela dell’ambiente e il risparmio economico. Questi prodotti hanno infatti un impatto bassissimo in termini di emissioni di anidride carbonica e di costi.
Inoltre queste fonti energetiche sono ideali per fornire energia in modo efficace ed efficiente a tutte le popolazioni off grid, che non vivono nelle grandi città, contribuendo anche a contrastare lo spopolamento delle aree non urbane, un problema importante per il nostro Paese.
In sostanza questi prodotti contribuiscono in modo rilevante a rendere il sistema energetico del nostro Paese più flessibile, sostenibile e resiliente.
Nel settore delle automobili, in particolare, si registra una sempre maggior diffusione del Gpl. I consumatori apprezzano questo carburante alternativo proprio perché riesce ad abbinare risparmio e tutela ambientale”.
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E invece per quanto riguarda nello specifico il settore del trasporto pesante?
“Nel trasporto pesante il Gas Naturale Liquefatto - Gnl rivestirà un ruolo di primo piano nella mobilità del futuro. Questo prodotto garantisce già oggi performance di eccellenza in termini di sostenibilità ambientale, economicità e facilità di impiego. A ciò si aggiunge il fatto che l’Italia può vantare la rete di stazioni di servizio più sviluppata d’Europa.
In sostanza, quella del Gnl, è la via realmente percorribile per limitare l’impatto ambientale del trasporto pesante. Le altre alternative al momento sono infatti molto costose e non riuscirebbero ad avere una diffusione capillare.
Basti pensare che un veicolo elettrico per il trasporto pesante con le stesse caratteristiche di capacità di trasporto e di potenza costa fino a cinque volte di più rispetto a un veicolo alimentato a Gnl A ciò si aggiunge il fatto che in Italia oltre l’85 percento delle merci viaggia su gomma”.
Quali sono le potenzialità invece per il trasporto navale?
“Il settore navale ha mostrato grande interesse per il Gnl. Le più importanti compagnie del mondo di crociere, ad esempio, hanno già allestito alcune navi a propulsione integrata, in cui il Gnl svolge un ruolo fondamentale per ridurre l’impatto ambientale di questi mezzi di trasporto.
Nel momento in cui la nave sosta in aree portuali, che spesso sono a ridosso delle città, evitare di emettere polveri nell'atmosfera è un vantaggio importantissimo.
Gli armatori hanno compreso l’importanza di contribuire al processo di transizione ecologica e puntano sempre di più sul Gnl. Per questo auspichiamo che si possano introdurre delle modifiche in modo da poter destinare alcuni fondi del Pnrr, ad oggi ancora inutilizzati, alla diffusione del Gnl nel settore navale.
Vorremmo inoltre che non solo le navi da crociera e quelle di grandi dimensioni potessero scegliere questo carburante, ma anche i traghetti. In questo modo si tutelerebbe da un punto di vista ambientale anche il nostro mare, che riveste un ruolo di primo piano nel settore turistico del nostro Paese”.
Lei ha citato il Pnrr. Quale opportunità rappresenta in generale il piano per un Paese all’avanguardia?
“Il Pnrr rappresenta una grande opportunità per il nostro Paese. Tuttavia affinché il piano possa dispiegare appieno tutto il suo potenziale è necessario semplificare le regole per l’accesso ai fondi e velocizzare i processi burocratici.
Le imprese affrontano tutti i giorni con grande resilienza le criticità legate ai tempi di realizzazione di investimenti e progetti.
Sarebbe bene che la pubblica amministrazione si avvicinasse maggiormente a questa visione imprenditoriale, perché ci sarebbero delle ricadute positive per l'industria e per l’attrattività degli investimenti del nostro Paese, che risulterebbe più appetibile anche sugli scenari internazionali.
Noi auspichiamo che la revisione del Piano nazionale di resilienza e ripresa possa rappresentare un’opportunità per destinare delle risorse allo sviluppo del nostro settore”.
Recentemente, insieme ad altre associazioni, avete espresso preoccupazione sugli orientamenti della Commissione Europea in materia di progettazione ecocompatibile ed etichettatura energetica dei sistemi di riscaldamento. In particolare quali rischi vedete?
“Riteniamo che quella norma non sia assolutamente sostenibile dal punto di vista sociale e operativo, perché di fatto vieterebbe l'utilizzo delle caldaie a gas a partire dal 2029.
Inoltre si vanificherebbero tutti gli sforzi fatti finora dalle imprese del nostro comparto che ha già intrapreso da tempo un percorso green virtuoso, iniziando a costruire un’industria solida per la produzione dei gas rinnovabili (biometano, biogpl, dimetiletene).
Questa norma invece non considera minimamente l’impegno messo in campo per andare incontro ai paradigmi della transizione ecologica.
Per noi la situazione che si è creata è incomprensibile. Da un lato si mettono in campo degli investimenti importanti, si aprono dei settori nuovi, si mettono in piedi iniziative innovative sul fronte dell’economia circolare, ma poi, dall’altro, improvvisamente si decide di bloccare l'uso delle caldaie.
Inoltre la norma non considera la concreta fattibilità di questo stop agli impianti a gas. Escludendo infatti le residenze lussuose di persone ad elevato tenore di vita, che sono il 5 percento del totale in Italia, tutti gli altri cittadini dovrebbero affrontare una serie di criticità importanti per installare un impianto alimentato a energia elettrica nell’eventualità – da noi chiaramente non auspicata – che fosse inserito il divieto di commercializzazione di caldaie a gas a decorrere dal 2029. Questo cambio imporrebbe, infatti, delle opere di ristrutturazione importanti e molto onerose per i cittadini.
In Italia abbiamo, secondo i dati forniti dalle associazioni delle imprese costruttrici di caldaie, circa 18 milioni 20 milioni macchinari installati.
Basterebbe sostituire il 50% delle caldaie esistenti con modelli a gas di recente costruzione, che hanno rendimenti termici molto più elevati e capacità emissive molto più ridotte, per ottenere risultati maggiori di quelli prefissati da questa norma.
In generale, la materia è complessa e non si può pensare di disciplinarla con una norma omnicomprensiva che non prenda in considerazione le peculiarità legate all’impatto sociale e industriale nei diversi Paesi.
Noi siamo fortemente critici perché, ripeto, queste nuove regole, oltre a mettere in discussione gli investimenti futuri dell’industria e a diffondere panico tra i consumatori, non risolveranno alcun problema”.
Di Monica Giambersio
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