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21/06/2023

Asvis: Pniec sia faro per il Governo, ecco le nostre dieci proposte

L’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile presenta dieci proposte per il Piano Nazionale Integrato Clima-Energia che il Governo deve predisporre entro il 30 giugno, per disegnare la strategia italiana verso la neutralità carbonica e la transizione ecologica “giusta”. Giovannini: "Italia è molto in ritardo sulla transizione"

“Ci avviamo verso il disastro, con gli occhi ben aperti. È ora di svegliarsi e reagire. È ancora possibile limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C a condizione di ridurre del 45% le emissioni di carbonio entro il 2030. Invece, le politiche attuali condurranno a un aumento di almeno 2,8°C entro la fine del secolo con conseguenze catastrofiche”.

È con il recente appello di António Guterres, segretario generale delle Nazioni unite, che Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), ha aperto la conferenza stampa online sul policy brief che avanza “Dieci raccomandazioni per la stesura del nuovo Piano nazionale integrato energia e clima” (Pniec), in vista del documento che il Governo dovrà presentare alla Commissione europea entro la fine di giugno, aggiornando il Pniec del 2019.

Questo piano, da approvare in via definitiva entro un anno dopo un’ampia consultazione con la società civile, e di durata decennale, deve indicare target, governance, monitoraggio e forme di finanziamento con cui l’Italia intende affrontare la crisi climatica attraverso le politiche energetiche, per ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030.

Un impegno imprescindibile per l’Italia che, come ha ricordato Giovannini, con oltre due gradi di anomalia termica e il record di eventi climatici estremi nel 2022, si sta riscaldando più rapidamente della media globale ed è in ritardo nel percorso della transizione ecologica.

Ritardo che pesa anche sulla salute del Paese: secondo il policy brief l’inquinamento dell’aria, generato in gran parte dall’uso intensivo dei combustibili fossili, è causa di un numero elevatissimo di malattie e morti premature – 52.300 morti in Italia solo nel 2020.

Il documento è stato presentato dal direttore scientifico dell’ASviS insieme ai curatori della pubblicazione Antonio Federico, coordinatore del Gruppo di lavoro sui Goal 7-13 ("Energia pulita e accessibile" e "Lotta contro il cambiamento climatico") dell’ASviS e coordinatore del comitato tecnico scientifico della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e Andrea Poggio, componente del Gruppo di lavoro sul Goal 11 (“Città e comunità sostenibili”) e responsabile mobilità sostenibile di Legambiente. A moderare l’incontro il giornalista dell’Ansa Stefano Secondino.

Il policy brief è consultabile a questo link.

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Italia in ritardo sulla riduzione di emissioni nocive

“Mentre le temperature in Italia aumentano in misura maggiore rispetto alla media degli altri Paesi e gli eventi estremi crescono di numero e intensità, provocando enormi danni economici e sociali, alcuni pensano sia conveniente rallentare le politiche di mitigazione, sulle quali l’Italia è già in ritardo, soprattutto per quanto riguarda la conversione del sistema energetico.

Si tratta di un gravissimo errore - ha affermato il direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini. - Con l’attuale andamento, l’Italia non raggiungerà l'obiettivo di tagliare le emissioni di anidride carbonica del 55% entro il 2030, non aumenterò la sua sicurezza energetica e rischia di perdere le opportunità, anche occupazionali, derivanti dalla riconversione dell’industria, dell’edilizia, della mobilità e delle infrastrutture”.

Presentando il Policy brief Giovannini ha ricordato tra l’altro, che nel 2022 la produzione da rinnovabili in Italia è diminuita del 14,7% rispetto al 2021, anche per le conseguenze della siccità sulla produzione idroelettrica, e che l’anno scorso sono stati installati impianti eolici e fotovoltaici per soli 3 GW, a fronte degli 11 GW installati in Germania, 9 GW in Spagna e 5 in Francia.

Dalle rinnovabili sviluppo e lavoro

Le possibilità di sviluppo di alcuni settori sono particolarmente promettenti: è previsto ad esempio un incremento delle auto elettriche nei prossimi anni, passando dalle 137.000 del 2021 a un milione del 2025 a sei milioni del 2030.

A livello occupazionale invece Elettricità futura ha stimato che la transizione energetica potrebbe comportare 540.000 nuovi posti di lavoro al 2030 solo per l’energia elettrica, a patto però di installare almeno 10 GW di produzione elettrica da fonti rinnovabili all’anno, il triplo della quantità installata nel 2022.

La transizione energetica ed ecologica non è solo un complesso di buone intenzioni, ma vuol dire riprendersi il mercato ed essere competitivi”, ha commentato Toni Federico.

Le raccomandazioni dell’ASviS

La prima raccomandazione dell’ASviS riguarda la tempistica dal Piano, che va definito e reso operativo nei tempi stabiliti a livello europeo, così da fornire anche al settore privato la direzione strategica che si intende seguire.

Il nuovo Pniecc deve inoltre essere coerente con il Pnacc, il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici  e con la Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile (SNSvS), documenti che dovrebbero costituire la base per la stesura di una Legge sul clima, analogamente a quelle approvate da altri Paesi europei.

Il Pniec deve definire in modo chiaro i ruoli e i compiti delle diverse istituzioni che fanno parte della catena decisionale, evidenziare gli ostacoli allo sviluppo delle rinnovabili e indicare come superare le attuali difficoltà, valorizzando la dimensione strategica delle comunità energetiche e dell’autoconsumo da fonti rinnovabili.

Su questo punto, l’ASviS evidenzia che per sostituire tutti gli impianti fossili con pannelli fotovoltaici servirebbe una superficie pari solamente allo 0,7% del territorio nazionale, un decimo della superficie oggi edificata in Italia (fonte I4C) e ricorda che ben il 27% del territorio nazionale è privo di conflitti paesaggistici (fonte: Elettricità Futura) o con altri usi, uno spazio 40 volte più ampio di quello necessario.

“Trovare un punto d’incontro tra l’installazione di impianti di energia rinnovabile e il paesaggio in nome di una visione coerente del futuro sostenibile del Paese è indispensabile, anche in linea con la modifica della Costituzione approvata lo scorso anno che, nell’articolo 9, insieme alla tutela del paesaggio, del patrimonio storico e artistico ha inserito la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell'interesse delle future  generazioni” ha dichiarato Enrico Giovannini.

Per questo, il PNIEC deve affrontare la questione in modo chiaro, così da consentire alla società civile e ai cittadini, in particolare ai giovani, di esprimere le proprie posizioni, così come deve indicare soluzioni concrete per coniugare le istanze del mondo produttivo con quelle ambientali e sociali, affrontando in modo esplicito questioni decisive per una ‘giusta transizione’, come la necessità di dotare l’Italia di una siderurgia basata su fonti rinnovabili e in grado di produrre acciaio green e la riconversione dell’industria automotive e del suo indotto”.

Il Pniec deve anche puntare sull’aumento dell’efficienza energetica e sullo stimolo di comportamenti individuali per consolidare le pratiche di risparmio energetico, potenziando ciò che le imprese stanno facendo a fronte della crisi energetica indotta dalla guerra in Ucraina.

Fondamentale è poi l’investimento verso una mobilità sostenibile, all’interno di una strategia che punti alla riduzione del traffico e delle emissioni, al miglioramento dell’offerta di trasporto pubblico, all’elettrificazione del sistema dei trasporti, con la progressiva eliminazione dei motori a combustione interna.

Infine, ma non meno importante, è indispensabile che il Pniec affronti le questioni legate all’innovazione tecnologica e all’investimento nelle nuove soluzioni.

Attualmente, tutte le tecnologie per raggiungere gli obiettivi al 2030 sono disponibili sul mercato, mentre quelle necessarie per raggiungere la piena decarbonizzazione al 2050 non sono ancora del tutto provate e sviluppate.

È importante che il PNIEC chiarisca le aree sulle quali il nostro Paese intende investire, come la ricerca sul fotovoltaico, sull’idrogeno “verde” e sulle smart grid.

Redazione Cuoreeconomico
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