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11/06/2023

Busia (Anac): "Ponte sullo stretto, dl penalizza il pubblico. E restino i controlli"

Il presidente dell'Autorità Nazionale anti-corruzione presenta la relazione annuale sull'attività: "Pnrr sia terreno condiviso, sottratto alla dialettica politica di corto respiro. Norma sugli appalti non favorisce giovani e donne. Italia dovrà dimostrare di saper gestire la situazione"

Per il Pnrr sono "indispensabili" trasparenza e un sistema di controlli ed è "decisiva" per la sua riuscita (una "salita particolarmente ripida"), la rinegoziazione di alcune misure, spostando gli investimenti meno urgenti su altri finanziamenti. Nel Codice degli appalti sono state introdotte troppe deroghe e "scorciatoie" pericolose.

E nel dl sul Ponte sullo Stretto di Messina, c'è una grossa pecca, uno "squilibrio" nel rapporto tra la parte pubblica e quella privata, che si traduce in un danno per la prima.

A parlare è il presidente dell'Anac, l'autorità nazionale anticorruzione Giuseppe Busia, nell'annuale relazione sull'attività dell'autorità, ospitata dalla Camera dei Deputati.

Anche Busia si concentra sulla questione caldissima relativa alla riduzione del potere di controllo della Corte dei Conti sui progetti del Pnrr voluta dal Governo.

Busia chiede che non siano passi indietro nella lotta alla corruzione. Il riferimento è anche ad altre mosse del Governo  che si appresta tra l'altro a abrogare l'abuso d'ufficio e a modificare il traffico di influenze illecite.

Sulla questione della norma controversa relativa ai controlli della magistratura contabile, Busia ha già detto di non ritenere che eliminando quella norma il governo abbia violato regole europee, ma torna a ribadire l'importanza dei controlli. Il Pnrr "deve essere terreno condiviso, sottratto alla dialettica politica di corto respiro", ammonisce.

E "precondizione" perchè questo accada è "la massima trasparenza e controllabilità dei progetti e dello stato degli investimenti", utile anche ad evitare che la montagna di risorse, "oggetto di appetiti della criminalità e del malaffare", finisca in "mani sbagliate". 

Rinegoziare alcune misure del Pnrr

Centrale anche la rinegoziazione di alcune misure del Piano. Perchè se le riforme previste sono "indispensabili ed esigono un rapido completamento, non tutti gli investimenti hanno la medesima urgenza.

Per questo possono essere utilmente spostati su altri finanziamenti europei, per i quali pure il nostro Paese registra da sempre ritardi e sprechi inaccettabili". 

Ponte sullo Stretto e codice degli appalti

I richiami più diretti all'esecutivo sono sul Ponte e sul Codice degli appalti. Nel dl sull'opera pubblica che collegherà Sicilia e Calabria, c'è "uno squilibrio nel rapporto tra il concedente pubblico e la parte privata, a danno del pubblico, sul quale finisce per essere trasferita la maggior parte dei rischi", avverte Busìa, lamentando che proposte emendative presentate dall'Anac per correggere questa stortura non siano state accolte dal governo. 

Le maggiori critiche si appuntano però alle nuove norme sugli appalti che entreranno in vigore il primo luglio. "La deroga non può essere la regola" avverte il presidente dell'Anticorruzione, che poi punta l'indice su quelle che definisce le "scorciatoie foriere di rischi": come l'innalzamento delle soglie per gli affidamenti diretti, specie per servizi e forniture, o l'eliminazione di avvisi e bandi per i lavori fino a cinque milioni di euro.

Busìa denuncia anche i pericoli del subappalto a cascata, lo svuotamento di fatto dell'ingresso di donne e giovani negli appalti Pnrr, e la mancata introduzione nel nuovo codice dell'obbligo di dichiarare il titolare effettivo dell'impresa, come richiesto dall'Anac.

Chiede la "drastica riduzione" delle 25.600 stazioni appaltanti e segnala i rischi che derivano dalla scarsa concorrenza nel settore degli appalti delle grandi opere, "con gli affidamenti più rilevanti dominati da un unico, grande gruppo imprenditoriale".

Boom degli investimenti nel pubblico

La relazione è ricca di dati. Il più rilevante è il boom nel 2022 degli investimenti nel settore dei contratti pubblici, con volumi doppi rispetto al 2018 e un + 39 pecento rispetto al 2021.

Un aumento che "risente, senza dubbio, degli investimenti legati al Pnrr", spiega l'Anac, invitando a restare con i piedi per terra, perchè si "tratta solo dell'inizio del percorso: l'Italia dovrà presto dimostrare all'Europa, e soprattutto a sé stessa, di saper gestire adeguatamente la fase dell'esecuzione contrattuale".

Redazione Cuoreeconomico
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