Carrus (Federconsumatori): “Crisi non può fermare la transizione. Digital divide e auto elettriche prossime sfide”

(Michele Carrus, presidente Federconsumatori)
CUOREECONOMICO a colloquio col presidente nazionale di Federconsumatori: “L’inflazione sta allargando il gap sociale ed economico, occorre investire rapidamente sul taglio dell’Iva sui beni di consumo. La crisi russo-ucraina mostra il fallimento delle attuali politiche energetiche”
Che anno devono attendersi gli italiani? Quali sono i rischi che questo particolare momento economico potrebbe riverberare sul fronte dei consumi?
Di sicuro, le incertezze di un quadro in continua evoluzione, non lasciano tranquillo il mercato. A farne le spese maggiori, come sempre, è l’ultimo anello, quello dei clienti e degli acquirenti.
Michele Carrus, presidente Nazionale di Federconsumatori, traccia con CUOREECONOMICO la traiettoria per il futuro.
Il 2023 rischia di essere un anno molto complicato per i consumatori, fra inflazione, mutui che salgono e caro-energia. Tracciamo un quadro della situazione
“Nonostante una lieve frenata, lo scenario inflazionistico non accenna a migliorare: secondo le stime aggiornate dell’Istat il tasso di inflazione, a dicembre 2022, si attesta al +11,6%, si conferma invece al +8,1% il tasso medio del 2022.
Livelli allarmanti che comportano gravi ripercussioni per le famiglie: secondo le stime dell’osservatorio Nazionale Federconsumatori, infatti, il tasso di inflazione a questo livello determina ricadute per ogni famiglia di 3.456,80 euro annui.
Ma c’è di peggio: come sottolinea lo stesso Istituto di statistica, infatti, l’inflazione incide soprattutto sulle fasce più deboli e sui nuclei meno abbienti, nel 2022 l’impatto dell’inflazione è stato più ampio sulle famiglie con minore capacità di spesa, attestandosi per queste ultime al +12,1%, contro il +7,2% per quelle con maggiore capacità di spesa.
Questo non fa altro che confermare come le disparità nel nostro Paese stiano crescendo, sull’onda dei rincari e delle carenti politiche di contrasto.
I dati più recenti diffusi dall’Istat, congiunti a quelli raccolti dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori che segnano una marcata riduzione dei consumi persino in un settore essenziale quale l’alimentazione, nonché in una prospettiva allarmante di rialzo dei tassi di mutui e prestiti, confermano quanto sia ancora urgente e necessario un intervento del Governo teso a sostenere la domanda interna, attraverso concrete misure di aiuto alle famiglie, specialmente quelle meno abbienti”.
La sfida della sostenibilità, nella vita e nel lavoro, può essere vinta solo se impresa e cittadini remano dalla stessa parte. A che punto siamo?
“Qualche passo avanti è stato fatto in questo senso, ma siamo ancora molto lontani dall’obiettivo che l’Italia dovrebbe raggiungere, sia dal punto di vista della sostenibilità ambientale che da quello della sostenibilità sociale.
Entrambi richiedono un maggiore sforzo, che prima di tutto investe la consapevolezza delle aziende, dei cittadini e delle istituzioni, a livello nazionale e comunitario.
In particolare, relativamente alla sostenibilità ambientale è necessario non solo ripensare le politiche energetiche nel nostro Paese e in Europa, ma anche agevolare gli investimenti in tal senso, rendendoli accessibili a tutti.
Una delle principali criticità e carenze del bonus 110 e delle forme di agevolazione per l’efficientamento energetico è proprio la mancata accessibilità: una famiglia che non dispone delle risorse necessarie non avrà modo di ammodernare e rendere meno “energivora” la propria abitazione.
In questo senso viviamo il paradosso per cui sono spesso le famiglie meno abbienti a consumare di più, senza avere la possibilità di ridurre i propri consumi dotandosi di impianti ed elettrodomestici più efficienti.
Ecco perché sosteniamo la necessità (e avevamo chiesto l’inserimento in manovra) di un Fondo contro la povertà energetica, destinato anche a tale scopo.
Anche sul fronte della sostenibilità sociale la strada è ancora lunga: i criteri di scelta da parte di aziende e cittadini sui prodotti e le materie che acquistano sono ancora troppo orientati al risparmio ed a ragioni di ordine economico piuttosto che alla reale necessità di sostenere, con le proprie preferenze, chi nel mercato si comporta in maniera più equa, rispettosa dei diritti e della sostenibilità delle produzioni.
È un passo culturale che dobbiamo ancora compiere del tutto, che richiede impegno, campagne di sensibilizzazione e consapevolezza, da parte dei consumatori, del loro potere di influire e condizionare il mercato”.
Che giudizio date della manovra?
“Le misure contenute nella manovra a nostro avviso sono ancora insufficienti sul fronte delle famiglie. Se, da un lato, si mantiene una continuità con le misure del governo precedente, dall’altro si compiono scelte orientate al facile consenso, per rispondere in parte alle promesse fatte in campagna elettorale, dando una forte impronta identitaria all’intera manovra.
Nella sostanza alle famiglie andrà ben poco: non c’è traccia delle rateizzazioni lunghe delle bollette, né della sospensione dei distacchi per morosità per gli utenti domestici, che fortemente avevamo richiesto.
Troviamo poco previdente, sul fronte dell’energia, il prolungamento del taglio agli oneri di sistema solo fino al 31 marzo, che rischia di avere un effetto negativo così come è stato per l’eliminazione del taglio delle accise sui carburanti.
Piccolo segnale positivo è giunto dall’ampliamento della platea del bonus energia, ma il reddito Isee necessario si limita a soli 15.000 euro, lasciando così fuori moltissime famiglie di normali lavoratori e pensionati.
Anche il taglio del cuneo fiscale è positivamente destinato ai lavoratori, ma poiché solo temporaneo, poteva essere reso più ampio in questa difficile fase che le famiglie attraversano.
Resta a nostro avviso necessario il taglio delle aliquote Iva, almeno sui beni essenziali: da tempo sollecitiamo il Governo a una seria riforma in questo campo, grazie alla quale, complessivamente, una famiglia media potrebbe risparmiare 531,57 euro l’anno, ma si è persa ancora l’occasione.
Tra i meandri della manovra si nascondono anche misure incongruenti con gli intenti dichiarati di aiuto ai più deboli che ne sono invece puniti, come l’abrogazione del reddito di cittadinanza in piena crisi, nel periodo meno adatto per farlo.
Sarebbe stato forse più appropriato qualche correttivo e maggiori controlli piuttosto che la sua riduzione ed eliminazione senza vere, efficaci alternative.
Carenti anche le misure sulla sanità, su cui pesa la proiezione della riduzione degli stanziamenti già prevista dal Nadef. È invece una priorità rafforzare il Ssn, soprattutto alla luce della pesante rinuncia da parte delle famiglie alla spesa per la prevenzione, a causa delle precarie condizioni economiche diffuse.
Mancano all’appello serie azioni di contrasto e sanzione dei fenomeni speculativi, di lotta all’evasione e all’elusione fiscale, ma anche un intervento determinato sulla tassazione degli extraprofitti (non solo in campo energetico) e delle rendite finanziarie. È per questa via che si potranno reperire le risorse utili a risollevare il potere di acquisto delle famiglie”.
Lei crede che il momento contingente, che ha costretto il Governo a drenare soldi sull’emergenza energia, possa in qualche modo rallentare il processo virtuoso verso la transizione ecologica che era iniziato? Il Governo Meloni su questi temi sembra mostrare una minore sensibilità
“Bisogna affermare con chiarezza che transizione ecologica e risparmio in campo energetico non sono degli opposti inconciliabili, ma anzi possono andare naturalmente di pari passo.
L’urgenza di intensificare il ricorso a fonti fossili è stata dettata dalla grave crisi energetica determinata anche dal conflitto russo-ucraino, ma non è in alcun modo in contrasto con le politiche di riconversione verso fonti sostenibili messe in atto da anni.
Semplicemente, semmai, tale esigenza dimostra il fallimento ed il ritardo accumulato nella realizzazione di tali politiche, mettendo in evidenza la necessità di una decisa accelerazione.
Anzi, a maggior ragione in questa fase, i costi dell’energia proveniente da fonti rinnovabili sono più bassi e si sono mantenuti stabili, contribuendo così a contenere le forti spinte al rialzo dei costi energetici.
È vero, l’attenzione attualmente è spostata altrove: ma questo non significa che, come Federconsumatori ed unitamente a tutte le associazioni ed enti attivi nella promozione della transizione green, non ci batteremo per una decisa politica energetica improntata alla sostenibilità ed al rispetto delle generazioni future”.
Next Generation EU: l’Italia ha fatto i compiti e sono arrivate due tranches dei soldi. Quali sono a suo parere le prossime sfide che il Paese ha davanti?
“Tra le iniziative non più rinviabili c’è decisamente la riforma generale del mercato dell'energia elettrica dell'UE, che a nostro avviso deve prevedere politiche di acquisto comuni.
Analogamente è necessario intervenire in modo coeso e coordinato, anche a livello europeo, per la riduzione dei rifiuti e il corretto smaltimento degli stessi, in modo tale da contrastare gli impatti ambientali negativi che si stanno verificando.
Bisognerà lavorare attentamente per migliorare l’accesso di tutti alle nuove tecnologie, rendendo fruibili tutti gli strumenti a disposizione, contrastando effettivamente il digital divide, che ancora è forte in diverse aree geografiche del Paese.
Altro ambito sul quale è necessario intervenire è quello della mobilità elettrica: l’Italia è ancora molto indietro rispetto agli altri Paesi europei ed i circa 30.000 punti di ricarica presenti nel Paese, di cui appena mille ad alta potenza (ricarica in circa 15-30 minuti), sono meno della metà rispetto ai 79.729 della Germania ad ai 65.700 della Francia. E sulla rete autostradale il divario è ancor più evidente.
Lo sviluppo della mobilità elettrica va di pari passo con la trasformazione in termini tecnologici delle città e dei servizi che vi hanno luogo.
Ecco perché riteniamo utile e positivo il progresso verso le smart cities, spazi reali in cui il cittadino è immerso e circondato da servizi integrati sempre più evoluti e “intelligenti”, personalizzati e rispondenti alle loro esigenze.
Ma questo è strettamente legato ai rischi che la pervasività ed un uso poco consapevole dell’IOT possono comportare: per questo è fondamentale operare, parallelamente, per l’affermazione di una maggiore consapevolezza della portata, delle conseguenze e dei pericoli connessi ad un uso superficiale delle tecnologie e dei servizi che ne sfruttano le potenzialità”.
Di Emanuele Lombardini
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