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10/07/2023

Cgia di Mestre: "Salario minimo per legge può aumentare il lavoro nero"

L'analisi del centro studi dell'associazione artigiana: "L'applicazione della misura può funzionale solo se misurato con il trattamento economico complessivo. Diversamente, il pericolo potrebbe interessare soprattutto il Mezzogiorno. Costi, benefici e soluzioni"

Nel caso fosse introdotto per legge il salario minimo a 9 euro lordi all'ora, potrebbe esserci il serio pericolo di veder aumentare nel Paese il lavoro irregolare, in particolare nei settori dove attualmente i minimi tabellari sono molto inferiori alla soglia proposta dal disegno di legge presentato nei giorni scorsi alla Camera; si tratta, spesso, di comparti "fiaccati" da una concorrenza sleale molto aggressiva praticata dalle realtà che da sempre lavorano completamente il "nero". 

L'allarme, che deriva da una analisi, è della Cgia di Mestre. L'ente sottolinea come in particolare, questo fenomeno potrebbe verificarsi in particolare in agricoltura, nei lavori domestici ed in alcuni comparti dei servizi.

In altre parole, non è da escludere che molti imprenditori, costretti ad aggiustare all'insù i minimi salariali, potrebbero essere tentati a licenziare o a ridurre l'orario ad alcuni dei propri dipendenti, "costringendoli" comunque a lavorare lo stesso, ma in "nero".

L'adozione di questa "contromisura" consentirebbe a molte attività di contenere i costi e di non scivolare fuori mercato.

A livello territoriale il pericolo potrebbe interessare in particolar modo il Mezzogiorno che, già oggi, conta una economia sommersa molto diffusa, con una incidenza che sfiora il 38 per cento del totale degli occupati non regolari presenti in Italia (in termini assoluti 1,1 milioni di persone su un totale di 2,9).

La posizione sulla misura, che le opposizioni in Parlamento (tranne Italia Viva) stanno provando a far passare, è molto divisiva. Da Uil e Cgil che sono favorevoli, alla Cisl che invece richiama alla necessità di contrattazione, fino a Confindustria che ha aperto, sottolineando però come i contratti delle aziende associate siano superiori.

Si al salario minimo, ma misurato con il Tec

Nonostante questa criticità, la Cgia è comunque favorevole all'introduzione di un salario minimo orario di 9 euro lordi all'ora, purché al trattamento economico minimo (Tem), ovvero i minimi tabellari previsti dai singoli Contratti nazionali di lavoro, si aggiungano le voci che compongono la retribuzione differita.

Elementi questi ultimi presenti nel contratto collettivo nazionale che costituiscono il cosiddetto trattamento economico complessivo (Tec).

I ratei delle principali voci da sommare al Tem per ottenere il salario minimo orario lordo sarebbero la bilateralità; i fringe benefit (buoni pasto, auto aziendale, cellulare aziendale, voucher, borse di studio, etc.), le indennità (trasferta, lavoro notturno, lavoro festivo e quant'altro.), i premi, gli scatti di anzianità la tredicesima, la quattordicesima. il trattamento di fine rapporto, e welfare aziendale. 

No agli apprendisti

Per la Cgia da questa operazione vanno esclusi gli apprendisti, che secondo Istat sono circa 700.000. Ora, stando ai dati riportati dall’Istat, oltre il 28% del totale degli apprendisti presenti in Italia (in

termini assoluti corrispondono a quasi 205.000 giovani) ha una retribuzione mediana oraria pari a poco meno di 7 euro. Sono dipendenti che nella stragrande maggioranza dei casi sono stati assunti da poco; infatti, questi apprendisti con retribuzione oraria sotto soglia presentano un numero medio di ore lavorate inferiore a circa il 20 percento degli apprendisti più “anziani” che, invece, presentano una retribuzione oraria mediana pari a poco più di 9,5 euro.

"E’ evidente che se agli apprendisti neoassunti la retribuzione minima oraria fosse innalzata a 9 euro lordi, nel giro di qualche anno registreremo un crollo dell’utilizzo di questo contratto - dice la Cgia - . Per le imprese, infatti, assumere un giovane alle prime armi senza alcuna esperienza alle spalle con un contratto di apprendistato non sarebbe più conveniente.

Altresì, va ricordato che con questo contratto sono tantissime le generazioni di lavoratori che sono diventati dapprima degli ottimi operai specializzati e poi anche degli imprenditori di successo.

Anche per queste ragioni storiche e culturali, l’istituto dell’apprendistato va salvaguardato e, pertanto, “esonerato” dall’applicazione dell’eventuale salario minimo".

Beneficiari e costi

Secondo Cgia sono la platea di potenziali beneficiari del salario minimo sarebbe di 1,8 milioni, per un costo di almeno 4,6 miliardi, mentre per le casse dello Stato l’aumento delle retribuzioni comporterebbe un incremento del gettito Irpef e di quello contributivo pari a 1,5 miliardi di euro,

Ai beneficiari complessivamente godrebbero di 3,3 miliardi di reddito in più. Secondo Cgia, "sarebbe opportuno, come in parte ha fatto sia il Governo Draghi sia quello Meloni, ridurre il cuneo, in particolar modo la componente fiscale in capo ai lavoratori dipendenti e bisognerebbe rinnovare i contratti.

Altresì, andrebbe incentivata la contrattazione decentrata (ovvero quella territoriale o aziendale), in modo tale da legare gli aumenti salariali aggiuntivi a quelli previsti dal CCNL alla produttività.

Ricordiamo che, purtroppo, oggi solo un terzo dei lavoratori dipendenti del settore privato può beneficiare degli effetti della contrattazione di secondo livello".

Redazione Cuoreeconomico
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