Guidotti (Legacoop Basilicata): “Il gap con le regioni ricche si allarga, investire su infrastrutture e cooperazione”

(Innocenzo Guidotti, presidente Legacoop Basilicata)
Il presidente dell’associazione a CUOREECONOMICO: “Il solo pensiero di una autonomia differenziata è smaccatamente la dimostrazione della volontà di una scissione tra il Nord e il Sud dell’Italia. Stimolare e alimentare l'autodeterminazione democratica delle comunità, anche se piccole, è la missione che ci spetta”
Giudizio assolutamente negativo. Si riassume così il pensiero di Innocenzo Guidotti, presidente Legacoop Basilicata, in merito alle scelte economiche assunte in questa prima fase del governo Meloni.
La guida lucana dell’associazione appare fortemente preoccupata per il destino delle aree del Mezzogiorno, ulteriormente danneggiate dall’autonomia differenziata che rappresenta una “volontà di una scissione tra il nord e il sud dell’Italia”.
A poche settimane dal rinnovo del parlamentino lucano, Guidotti coglie l’occasione per stimolare la politica locale ad interessarsi concretamente delle numerose «partite aperte» che devono segnare un punto di svolta per la comunità.
Come giudica le recenti scelte economiche del governo Meloni?
“Le scelte economiche del Governo Meloni non hanno una visione di crescita e di sviluppo dell'Italia. I bonus erano stati pensati per una scossa all'economia dopo la pandemia; bloccare completamente sia quelli di maggior peso che quelli minori non configura nessuna visione per un Paese che, invece, dovrebbe rincorrere un progetto di sviluppo basato anche sul green deal.
Ancora: alimentare la discussione sulle “gabbie salariali" per tentare di abbattere i costi del lavoro nelle aree più deboli significa voler tenere irrisolta la questione Mezzogiorno.
I fondi del Pnrr, insieme alle altre risorse comunitarie, vengono inoltre dirottati sempre più in aree del Centro-Nord, quando ci sarebbe l'esigenza e la possibilità, forse l'ultima, di avere un piano di riequilibrio del Paese. Aggiungo che l'approvazione dell'autonomia differenziata segna definitivamente la volontà di sganciare le aree forti da quelle più deboli, considerate una zavorra.
Per completare, appare miope la scelta di non supportare convintamente le aziende di interesse nazionale, che hanno fatto dell'Italia la seconda manifattura europea, a partire dall'acciaio fino all'automotive, e parallelamente mettere in vendita, anche se in parte, le aziende leader strategiche controllate dallo Stato.
Infine, non c’è volontà di affrontare in maniera seria la questione del salario minimo, un nodo indispensabile da sciogliere in un Paese dove la povertà raggiunge anche gli occupati”.
Un focus in particolare sul tema dell’autonomia differenziata: rappresenta una spaccatura per il Paese?
“In un Paese dove la ricchezza, le infrastrutture, la presenza dello Stato sono così marcatamente divise tra zone ricche e zone povere, il solo pensiero di una autonomia differenziata è smaccatamente la dimostrazione della volontà di una scissione tra il nord e il sud dell’Italia.
Per allineare i livelli essenziali di assistenza occorrerebbero risorse che non rientrano nella capacità economica delle regioni più fragili. Si segnerebbe così l’acuirsi delle divergenze, determinate a quel punto soltanto dal fattore economico e non dalla volontà di crescita, dalle competenze e dalle abilità programmatiche dei territori”.
Con questa misura, cosa si prospetta per la Basilicata?
“La distanza incolmabile dalle regioni più ricche. Si accelererebbe inevitabilmente la fuga dei giovani, alla ricerca di opportunità, crescita e condizioni migliori. In una situazione di accentuato degrado dell'intera regione, scapperebbero anche le poche realtà produttive presenti sul territorio. Scorrerebbero i titoli di coda per la Basilicata”.
Il mondo della cooperazione copre varie mancanze di servizi nel territorio lucano. Quale dimensione ha assunto il settore nel contesto regionale?
“La cooperazione, soprattutto nelle aree più fragili, ha una funzione anzitutto di riscatto. Ha rappresentato e rappresenta il tentativo di organizzare la scalata sociale per sopperire alla carenza di servizi che il territorio, purtroppo, determina.
In Basilicata, il movimento cooperativo è molto radicato: il numero di cooperative per abitante è superiore alla media nazionale. Anche oggi, con le aree interne che ormai sono quasi tutte destinate all'estinzione nel giro di qualche decennio, la cooperazione rappresenta l'opportunità di un'inversione di rotta.
Stimolare e alimentare l'autodeterminazione democratica delle comunità, anche se piccole, è la missione che ci spetta, importando e declinando le buone pratiche e utilizzando strumenti come le cooperative di comunità e le Comunità energetiche in forma cooperativa per rispondere ai bisogni energetici.
Occorre una forte attività di promozione e, congiuntamente, l’animazione dei territori per generare consapevolezza e guardare avanti non con rassegnazione, ma con ottimismo”.
Quali i principali problemi che il settore riscontra ancora in Basilicata?
“Una comunità di circa 500.000 abitanti distribuita su un ampio territorio e su 131 comuni determina un’assenza di massa critica. Le cooperative operanti in Basilicata sono, come le altre, indirizzate a presidiare il territorio, ma con le difficoltà dei numeri con cui si confrontano.
Sono poche le realtà che riescono a emergere a livello nazionale; tutte sono però eccellenze che “curano” le proprie comunità. Bisognerebbe supportarle per consentir loro quel salto di qualità, anche numerico, che certamente aiuterebbe non solo la cooperativa, ma anche il territorio in cui opera”.
A breve si voterà per le elezioni regionali. Quali le priorità su cui chiederete di lavorare al nuovo governo di Basilicata?
“In tutti i settori – dal sociale alla produzione e lavoro, dall’agricoltura al settore abitativo – ci sono delle esigenze specifiche. Ci sono partite aperte con la Regione che molte volte non si riescono a risolvere, come la definizione degli accreditamenti e la definizione dei contratti per la cooperazione sociale.
Chiediamo di mettere in primo piano la cooperazione come presidio prioritario per le aree interne, con i supporti necessari. Le infrastrutture, non solo fisiche, velocizzare i collegamenti.
Avvicinare i servizi ai cittadini. Il governo locale deve puntare alla crescita complessiva del territorio sia dal punto di vista sociale, culturale, lavorativo e di dignità, prestando attenzione a non lasciare nessuno indietro”.
Di Guido Tortorelli
(Riproduzione riservata)
Per inviare comunicati stampa alla Redazione di CUOREECONOMICO: cuoreeconomico@esg89.com
WHATSAPP Redazione CUOREECONOMICO: 327 70234751
Per Info, Contatti e Pubblicità scrivere a: customer@esg89.com











