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06/09/2023

L'Italia è un Paese di vecchi e le imprese vanno in sofferenza

L'analisi della CGIA di Mestre: un milione di Under 34 in meno negli ultimi 10 anni, ha portato gravi ricadute sul fronte delle competenze e del personale qualificato: "Con la denatalità, unica strada patto sociale con gli immigrati che vogliono integrarsi, ma serve una pubblica amministrazione efficiente"

Negli ultimi dieci anni è sceso di quasi un milione il numero dei giovani tra i 15 e i 34 anni. Questa contrazione nella fascia di età più produttiva della vita lavorativa sta arrecando grosse difficoltà alle aziende italiane.

Molti imprenditori, infatti, faticano ad assumere personale, non solo per lo storico problema di trovare candidati disponibili e professionalmente preparati, ma anche perché la platea degli under 34 pronta ad entrare nel mercato del lavoro si sta progressivamente riducendo.

Insomma, la crisi demografica sta facendo sentire i suoi effetti e nei prossimi anni la rarefazione delle maestranze più giovani è destinata ad accentuarsi ulteriormente il dato emerge da una analisi della Cgia di Mestre.

Tra il 2023 e il 2027, ad esempio, il mercato del lavoro italiano richiederà poco meno di tre milioni di addetti in sostituzione delle persone destinate ad andare in pensione.

A legislazione vigente, spiegano gli artigiani mestrini, nei prossimi 5 anni quasi il 12 percento degli italiani lascerà definitivamente il posto di lavoro per aver raggiunto il limite di età.

Con sempre meno giovani destinati a entrare nel mercato del lavoro, “rimpiazzare” una buona parte di chi scivolerà verso la quiescenza diventerà un grosso problema per tanti imprenditori. 

Forte abbandono scolastico

E oltre ad averne pochi, il tasso di disoccupazione giovanile e l’abbandono scolastico sono elevati, soprattutto nel Mezzogiorno, come aveva peraltro già segnalato anche Svimez.

Insomma, i giovani italiani sono in calo, con un livello di povertà educativa allarmante e lontani dal mondo del lavoro. Un responso che emerge in maniera evidente quando ci confrontiamo con gli altri paesi europei3.

E’ un quadro desolante che rischiamo di pagare caro se, come sistema Paese, non torneremo ad aumentare il numero delle nascite, a investire maggiormente nella scuola, nell’università e, soprattutto, nella formazione professionale.

Un nuovo patto sociale, anche per l'integrazione dei migranti

Alla luce della denatalità in corso nel nostro Paese, sottolinea la Cgia di Mestre "appare evidente che per almeno i prossimi 15-20 anni dovremo ricorrere stabilmente anche all’impiego degli extracomunitari. In che modo?

Per legge, a nostro avviso, dovremmo stabilire che il permesso di soggiorno, a eccezione di chi ha i requisiti per ottenere la protezione internazionale e di chi entra con già in mano un contratto di lavoro, andrebbe accordato a chi si rende disponibile a sottoscrivere un patto sociale con il nostro Paese".

Il contenuto dell’accordo? Presto detto: "Se un cittadino straniero si impegna a frequentare uno o più corsi ed entro un paio di anni impara la nostra lingua e un mestiere, al conseguimento di questi obbiettivi lo Stato italiano lo regolarizza e gli “trova” un’occupazione". 

SUL TEMA GIOVANI, LAVORO E DENATALITA' GUARDA LA NOSTRA VIDEOINTERVISTA AD ANDREA CUCELLO (CISL)

Cgia di Mestre riconosce che che si tratta di una "operazione complessa e non facile da gestire, anche perché il tema dell’immigrazione e del suo rapporto con il mondo del lavoro è molto articolato.

Non solo; tutto ciò richiede una Pubblica Amministrazione in grado di funzionare bene e con performance decisamente superiori a quelle dimostrate fino a ora".

"Il buon esito di un’iniziativa di questo tipo, - aggiunge - non può prescindere da una ritrovata efficienza dei Centri per l’impiego, altrimenti la possibilità che l’iniziativa naufraghi è pressoché certa.

Grazie al coinvolgimento anche delle Camere di Commercio, dovremo accelerare il processo di avvicinamento e di conoscenza tra la scuola e il mondo del lavoro, senza dimenticare che non potremo rinunciare a un forte incremento degli investimenti sugli ITS e sulla qualità della formazione professionale; materia, quest’ultima, di competenza delle Amministrazioni regionali".

Il calo drastico degli Under 34

L'analisi della Cgia di Mestre si conclude con un dato desolante. Negli ultimi dieci anni la contrazione della popolazione giovanile italiana ha interessato, in particolar modo, il Mezzogiorno. In questa ripartizione geografica la diminuzione è stata pari a 762 mila unità (- 15,1 percento).

Seguono il Centro con -160 mila (-6,6 percento), mentre al Nordovest (-1 percento) e al Nordest (-0,5 percento) la flessione è stata molto contenuta.

A livello regionale, invece, è stata la Sardegna con il -19,9 percento a subire la flessione più importante. Seguono la Calabria con il -19 percento, il Molise con il -17,5 percento, la Basilicata con il -16,8 per cento e la Sicilia con il -15,3 percento.

A livello provinciale, infine, la realtà che negli ultimi 10 anni ha registrato la diminuzione più importante è stata la Sud Sardegna con il -26,9 percento.

Seguono Oristano con il -24 percento, Isernia con il -22,2 percento e Cosenza con il -19,5 percento. In contro tendenza, invece, solo una dozzina di province. Le più virtuose sono state Trieste con il +7,9 percento, Bologna con il +7,5 percento e Milano con il +7,3 percento.

Redazione Cuoreeconomico
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