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15/12/2022

L’Umbria cresce, ma non abbastanza: ora si prenda la rincorsa

Il dato di Unioncamere: le famiglie umbre recuperano sul reddito disponibile con un aumento che supera la media nazionale. Ma il centro-Nord è ancora lontano. La vera sfida è allora una politica economica ed industriale lungimirante, che getti davvero le basi per il futuro

L’Umbria recupera sul reddito disponibile delle famiglie consumatrici (ossia il reddito di cui le famiglie possono usufruire, dopo aver adempiuto agli obblighi fiscali, compresi quelli relativi agli oneri sociali): nel 2021, rispetto al 2019 – ultimo anno pre-pandemia, l’Umbria registra un aumento del reddito pro-capite del 3,5% (in valori correnti da 18.772,3 a 19.437,4 euro), contro il +2,6% della media italiana.

Si tratta del quinto miglior risultato dopo quelli di Lazio (+5,8%), Sicilia (+4,3%), Basilicata (+4,2%) e Campania (+4,1%).

Lo dice lo studio, condotto dall’istituto Tagliacarne per conto di Unioncamere, secondo il quale “In sei regioni su 20 l’ammontare del reddito disponibile delle famiglie italiane non ha ancora recuperato nel 2021 i valori pre-Covid.

A fronte di un aumento generale a livello nazionale dell’1,5% nel biennio 2021-2019, a ritrovarsi ancora con una perdita rispetto al 2019 sono in particolare le famiglie di Valle d'Aosta (-3,9%), Abruzzo (-2,2%), Molise (-1,5%), Trentino Alto Adige (-1,5%), Marche (-1,4%) e Piemonte (-0,2%).

A poter contare su maggiori entrate per le famiglie sono in particolare gli abitanti di LazioLombardiaSicilia e Umbria (Lazio, Sicilia, Basilicata, Campania e Umbria se si guarda invece all’andamento del reddito pro-capite e non a quello complessivo).

Crescere non basta, bisogna correre

Insomma, l’Umbria cresce con Terni che – a sorpresa, verrebbe da dire – fa meglio di Perugia. L’Umbria è quindicesima attualmente per reddito, che non è una posizione da primato ma nemmeno da fondo classifica. 

E non c’è dubbio che gran parte di questo risultato è merito del grande lavoro svolto dalle imprese, che hanno compiuto sforzi importanti per garantire lavoro e retribuzioni adeguate, ma questo come è evidente, non basta.

Perché se è vero che nel 2021 l’Umbria ha fatto meglio della media nazionale, resta ancora un dato evidente, quello cioè che la media degli stipendi è invece fra le più basse d’Italia.

Il boom del turismo, vero motore dell’economia, che ha visto negli ultimi due anni una forte promozione del brand Umbria da parte della Regione e i settori di eccellenza come agricoltura e siderurgia confermano che il territorio ha le potenzialità per provare a fare il salto di qualità e passare nella parte alta della classifica.

Sia chiaro, le regioni del centro-Nord sono ampiamente fuori portata, ma il Lazio e la Toscana non sono poi così lontane a livello di reddito pro-capite, soprattutto se si considera che quest’ultima è cresciuta la metà dell’Umbria nell’ultimo biennio.

Cosa manca ancora allora? Manca lo sprint e questo può arrivare soltanto attraverso una politica economica lungimirante che punti sulle eccellenze e che crei in Umbria filiere innovative, con capacità attrattive.

Sin qui, va detto con onestà, l’Umbria non ha brillato in questo senso perché dei tanti progetti sul tavolo, pochissimi sono stati messi veramente a terra.

Il Pnrr è l’occasione e la sfida che la Regione deve accettare è quella di guardare avanti, in un orizzonte che non può e non deve essere quello di una legislatura.

Le sfide da vincere

Fare il bene dell’Umbria vuol dire lavorare su progetti che possano essere lasciati in eredità a chi verrà dopo, a prescindere dal colore politico.

E chi adesso sta all’opposizione, deve a sua volta saper guardare al di là della contrapposizione politica.

Perché partiti differenti hanno una visione differente dell’Umbria ed è normale (sarebbe strano il contrario), ma quando si tratta dello sviluppo del territorio, al centro di tutto deve esserci solo e soltanto l’Umbria.

Quello che serve gettare le basi per costruire il futuro alle generazioni che verranno, ma per farlo bisogna costruire un solido presente.

Bisogna passare dall’arresto del declino ad una vera crescita. E bisogna farlo in fretta, prima che il peso della crisi economica prenda definitivamente il sopravvento. 

Redazione Cuoreeconomico
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