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05/02/2024

Mencaroni (CamCom Umbria): “Non solo turismo, facciamo rete per pagare i contributi ai giovani assunti”

(Giorgio Mencaroni, presidente Camera di Commercio dell’Umbria)

Il presidente dell’ente camerale umbro a CUOREECONOMICO: “Una volta il turismo era considerato ripiego, oggi è un volano per l’economia: bisogna lavorare per creare prodotti adeguati ai singoli territori. Ma non c’è solo questo: va tutelato il piccolo commercio, altrimenti molti comuni rischiano la desertificazione. La nostra sfida? Convincere gli attori economici a sostenere le assunzioni dei giovani aiutando le aziende a pagarli meglio”

L’Umbria non è solo turismo, ma senza il turismo perde molto del suo Pil. I numeri recenti, snocciolati dall’assessore regionale Paola Agabiti fanno della regione una delle migliori in Italia per presenze e l’aeroporto San Francesco in grande crescita, punta a superare il mezzo milione di utenti.

L’ultima indagine di Confcommercio e Federalberghi sul ternano, ha invece fatto segnare un boom dell’ospitalità extralberghiera, con tante presenze in Valnerina non solo come turisti ma anche per motivi di lavoro.

Giorgio Mencaroni, presidente regionale della Camera di Commercio dell’Umbria, parlando con CUOREECONOMICO si gode il successo: “La cosa più importante e bella, che ha portato ai grandi risultati del turismo umbro è la fattiva collaborazione fra istituzioni, in particolare Regione Camera di Commercio dell’Umbria - sottolinea - Avere un solo ente camerale non penalizza i territori ma anzi aiuta a interloquire più rapidamente.

Poi ovviamente si ascoltano le esigenze dei territori. La chiave per il successo è tarare il prodotto sulla base di ciascuna realtà: non si possono fare tutti i turismi in tutti i territori: ciascuno ha le sue specificità”.

Un lavoro certosino, che ha trasformato in pochi anni il comparto turistico da brutto anatroccolo della regione a principale volano economico: “Venti o trent’anni fa, quando venivano assegnate le deleghe in Giunta, l’assessorato al turismo era la scartina, andava al più debole: oggi è un driver fondamentale dell’economia, come confermano i numeri che abbiamo avuto in Umbria in generale e nello specifico sul ternano, a testimonianza che nel territorio si può vivere anche di altro rispetto all’acciaieria. Dobbiamo batterci perché il turismo diventi sempre più importante”, sottolinea Mencaroni.

Il cronico male delle infrastrutture

Fra le note dolenti, ovviamente, ci sono le infrastrutture. Nulla che non sia in linea con la “malattia cronica” del Paese, ovviamente, ma per la sua conformazione e per la sua collocazione, l’Umbria soffre più di altre regioni. Si avanti piano, stretti fra progetti che non si sbloccano per colpa della burocrazia e quando anche questi partono, trovano tanti ostacoli lungo il percorso: “La cattiva infrastrutturazione della regione ha permesso di mantenere alcune peculiarità dei territori, intendo le bellezze del territorio - dice Mencaroni - Oggi noi chiediamo migliori collegamenti: su rotaia, via aerea e su gomma.

Dare migliori collegamenti non vuol dire deturpare il paesaggio, lo si può fare anche tenendo in considerazione l’ecosistema: dobbiamo essere bravi noi a mantenerle, dando al contempo migliori infrastrutture”.

Il riferimento al Nodino, contro il quale si è costituito un comitato e alla stazione medio-Etruria che proprio in questi giorni è stata attaccata da Legambiente sia in Toscana – dove avrà sede – che in Umbria, dove passerà, è evidente: “Non ripetiamo gli errori del passato”, sottolinea.

E racconta un aneddoto: “Tra le occasioni perse c’è sicuramente  il fatto che Perugia e Arezzo avrebbero potuto avere il treno dell’alta velocità Frecciarossa già nel 2010.

Su quest’ultimo fatto voglio ricordare che, dopo aver trovato l’accordo tra tutti, comprese le Ferrovie dello Stato, per l’arretramento del treno dell’alta velocità da Firenze ad Arezzo e Perugia, il giorno della firma dell’intesa eravamo tutti presenti, dalla Regione Toscana e province toscane interessate con i loro assessori competenti, ai presidenti delle Camere di Commercio delle province toscane coinvolte, ai rappresentati delle Ferrovie dello Stato, ma non si presentarono né l’assessore regionale dell’Umbria, né quello provinciale di Perugia.

Mi ritrovai solo e firmai. Però, senza la sigla delle Istituzioni umbre, che pure avevano condiviso e concordato la trattativa e i suoi risultati, la sola mia firma fu, ovviamente, monca”.

Anno grigio per il commercio

Ma se il turismo ride, non altrettanto si può dire per il commercio. Arrancano soprattutto i negozi di prossimità: “Il 2023 non è stato un anno eccellente per il commercio, soprattutto quello più piccolo - spiega Mencaroni - Questo risente della presenza di grandi aggregazioni e centri commerciali.

Ma questo è un tema che prima o poi andrà affrontato. Quando noi parliamo di rigenerazione urbana, non ci si può fermare alla ristrutturazione degli edifici: bisogna anche riportare la vita nei quartieri, che altrimenti andranno incontro allo spopolamento ed una regione come l’Umbria già con tanti problemi non può permetterselo.

Le città perderanno valore ed attrattività: ma per riportare le famiglie, ci vogliono i servizi, a partire dal commercio di vicinato”.

Fare rete per sostenere i giovani umbri

Nonostante tutto però, anche Mencaroni ricorda che vale la pena stabilirsi in Umbria. Al tema ESG89 e CUOREECONOMICO hanno dedicato un intero forum.

“Perché venire a investire qui? Perché c’è una qualità della vita che non si ritrova facilmente da altre parti. Bisogna salvaguardare i nostri giovani, perchè se vanno via è una sconfitta per le famiglie, per tutto quello che hanno fatto per formarli, ma anche per le istituzioni che sui giovani investono”, dice il presidente dell’ente camerale.

E lancia una proposta: “Abbiamo chiesto alla Regione ed altri soggetti di unirci per dare contributi ai giovani che vengono assunti dalle nostre imprese: così le imprese abbassano i costi delle assunzioni perché le istituzioni le aiutano, i giovani possono avere uno stipendio degno.

Poi dopo un paio di anni, il giovane deciderà se si trova bene e l’azienda se assumerlo del tutto. Questo oggi non accade perché fuori dalla regione si vedono offrire stipendi più alti. Molte delle nostre imprese non hanno le dimensioni per poterselo permettere”.

Di Emanuele Lombardini
(Riproduzione riservata)

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