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25/02/2022

Pirani (Uiltec): «Estrazioni, rigassificatori e idrogeno: piano energetico o depressione economica senza precedenti»

(Paolo Pirani, Segretario Generale Uiltec)

Il segretario nazionale: «Troppo dipendenti dalla Russia, questa fase mette in luce i limiti del green new deal e della transizione che devono essere accompagnate da coerenti politiche industriali. Mix di scelte, non possiamo essere il paese dei “no”»

I limiti del green new deal, la transizione e le proposte di approvvigionamento energetico. Paolo Pirani Segretario Generale della Uiltec, la categoria dei lavoratori dell'industria tessile, dell'energia e della chimica, ne ha parlato a CUOREECONOMICO.

Segretario, il tema del caro energia apre diversi fronti, come reagire?

«Serve in primis un intervento immediato a sostegno delle famiglie e delle imprese: la liquidità si può recuperare dalla legge di bilancio, dagli extra profitti delle imprese che guadagnano in tema di energia.

È chiaro che una condizione di così alto costo dell’energia affossa l’economia e la ripresa. Sicuramente è un problema a livello europeo aggravato dalle tensioni politiche.

Proprio in ambito continentale occorre una politica coordinata di gestione degli acquisti, attraverso la creazione di una centrale unica degli acquisti utile alla fornitura di energia ai paesi membri a prezzi accessibili».

Il tema è quello dell’approvvigionamento, cosa deve fare l’Italia?

«Questa fase mette in luce i limiti del green new deal e della transizione che devono essere accompagnate da coerenti politiche industriali.

Non possiamo chiudere il vecchio senza aprire il nuovo. Così rischiamo di sprofondare in una depressione economica senza precedenti.

Il nostro non può essere il Paese in cui non si può fare niente per ragioni ideologiche. La Germania ha prolungato l’utilizzo del carbone al 2036, la Francia ha il nucleare. In Italia non c’è una politica di riconversione delle raffinerie e delle centrali elettriche.

Vanno sviluppati gli impianti della bio raffinazione, ma al tempo stesso bisogna riconoscere un vantaggio fiscale altrimenti i bio carburanti costeranno come la benzina e non saremo mai competitivi. Dobbiamo puntare al nuovo, consapevoli che le energie rinnovabili sono tuttora fonti intermittenti».

Si spieghi meglio, dove deve spingere il Paese?

«E’ positivo il via libera di Draghi alle estrazioni; in questa fase dobbiamo estrarre e recuperare risorse nostre. Il problema del Paese è la continuità energetica e serve una vera strategia che coinvolga le imprese.

Siamo dipendenti dal gas estero e la crisi Ucraina lo ha sottolineato ulteriormente. Possiamo estrarre il nostro gas dall’Adriatico; poi possiamo pensare ai rigassificatori per utilizzare il gas liquido, altrimenti continueremo a essere legati ai tubi che passano per la Russia.

Inoltre, altresì è fondamentale guardare all’economia circolare riguardante il riciclo dei rifiuti con gli impianti a biomasse».

La transizione quindi sembra lontana?

«Deve essere sostenibile nei costi e dal punto di vista del lavoro, va accompagnata a politiche industriali. Un esempio? Se puntiamo sull’idrogeno dobbiamo creare filiere per i catalizzatori.

Quanto al Gas possiamo spingere sulla ricattura del C02 come fanno fuori dall’Italia, eppure ancora non c’è una strategia adeguata.

Bisogna avere un mix di scelte perché il solare e l’eolico non bastano e non possiamo essere sempre il paese dei “no”».

Di Luigi Benelli
(Riproduzione riservata)

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