Tonini (Cna Toscana): 'Banche e imprese toscane, un rapporto che si è freddato'

(Luca Tonini, Presidente Cna Toscana)
Un partenariato storico quello tra banche e imprese toscane che oggi appare freddo e distaccato agli occhi di Cna Toscana. La sfida è un dialogo più diretto per un futuro collaborativo. Di seguito l’intervista a Luca Tonini, Presidente Cna Toscana.
Come definirebbe la relazione banca-impresa in riferimento al contesto regionale?
"Definirei la relazione banca-impresa in Toscana un rapporto di puro partenariato non sempre positivo. Sono convinto che impresa e banca debbano lavorare insieme, è chiaro che la prima senza la seconda non può andare avanti. Sicuramente in passato eravamo abituati diversamente, alle banche di una volta.
Prima il nostro artigiano-imprenditore andava in filiale, aveva una conoscenza personale con il Direttore e riusciva a risolvere i problemi della sua azienda con una stretta di mano un caffè, c’era fra i due un rapporto che definirei quasi amicale.
Oggi la situazione è completamente cambiata e non soltanto a livello regionale toscano anche nazionale ed europeo, il rapporto tra impresa è banca è diventato freddo e distaccato. La banca non mette più al centro l’impresa e l’imprenditore che è diventato un numero di conto.
Ora c’è il titolare dell’impresa e di fronte a lui un funzionario il quale non ha capacità decisionale, ma consulta un computer che può fare il bello e cattivo tempo analizzando le condizioni passate e presenti dell’impresa e decidere se erogare o no le risorse. Tra la situazione passata e quella attuale credo che vada trovata una via di mezzo.
Nel passato i rapporti erano troppo ‘amicali’ creando di sicuro qualche problema, viceversa oggi il rapporto è diventato troppo freddo. Per questo motivo per riuscire ad avere un rapporto più diretto si ricorre a strumenti intermedi, ad esempio i consorzi fidi.
Come sistema CNA abbiamo Artigiancredito nostro consorzio fidi a livello nazionale, che ha avuto autorizzazione alla Banca d’Italia anche per l’erogazione di prestiti diretti, oggi fino a 50.000 euro. Queste realtà, nel nostro sistema, vanno a tamponare alcune mancanze che ci sono nel rapporto banca-impresa.
Ci auguriamo, in futuro, che questo rapporto venga corretto e riportato in un alveo più naturale dove la persona non sia solo un numero. Auspichiamo che si ritorni ad ascoltare la piccola, piccolissima e media impresa, a capire i problemi e a cercare di trovare soluzioni per risolverli".
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi per le MPMI nell’ottenere finanziamenti da banche rispetto ad altri fonti di finanziamento?
"Vorrei premettere che come CNA siamo vicini alle MPMI in qualsiasi situazione, sostenendole nei rapporti con le banche, ma anche in altre attività come la ricerca e l’accesso ai bandi pubblici a tasso zero, a fondo perduto o in conto capitale.
Il rapporto con la banca normalmente l’imprenditore lo gestisce direttamente, ma noi come sistema CNA abbiamo Finart società di intermediazione finanziaria del sistema confederale che può dare un aiuto.
Dal nostro osservatorio apprendiamo che le difficoltà sono quelle che ho accennato anche prima, fra tutte quella di avere la possibilità di un dialogo costruttivo ed amichevole con gli istituti di credito.
Una volta in Toscana c’era una galassia di banche vicine al mondo della piccola e media impresa che oggi non esistono più o hanno cambiato funzione, anche a causa di riforme ed interventi legislativi.
L’ultima, con difficoltà finalmente risolte, era il Monte dei Paschi di Siena insieme alle Banche di Credito Cooperativo che prima della riforma erano vicine alle famiglie e alla piccola e media impresa, poi c’erano banche come le Casse di Risparmio che adesso sono state incorporate all’interno di grandi gruppi di livello nazionale ed internazionale, come la Cassa di Risparmio di Firenze.
Di conseguenza la grande impresa può avere dei rapporti e dei canali più favorevoli nell’accedere al credito mentre il piccolo imprenditore, quando si trova di fronte dei colossi è difficile che riesca a essere compresa e aiutata. La banca predilige che le aziende optino per operare aggregazioni e fusioni che, di principio, non sono un male.
Le imprese più grandi sono più pronte ad affrontare i mercati internazionali, ma noi siamo dell’idea che piccolo è bello e credo che proprio questa sia stata la forza che ha fatto ripartire il nostro paese dopo la pandemia".
Redazione Cuoreeconomico
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