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12/06/2023

De Ruvo (Confetra): “Lavorare su Intermodalità e semplificazione. Sul Pnrr bisogna fare in fretta”

(Carlo De Ruvo, presidente di Confetra)

Il presidente della confederazione dei trasporti e della logistica a CUOREECONOMICO: “Siamo preoccupati per le scadenze, occorre decidere rapidamente come modificare il piano perché c’è molto da fare. Transizione ecologica giusta ma va realizzata in maniera sostenibile. Tutte le nuove tecnologie sono utili, no ad una sola soluzione”

Anche per il settore dei trasporti e della logistica, questa è decisamente la fase più delicata della ripartenza, perché il comparto è quello che fa muovere - non solo in senso figurato - tutta l’economia.

Mettere a terra i progetti del Pnrr significa quindi dare l’impulso per modernizzare le infrastrutture ma anche per una forte semplificazione normativa.

Carlo De Ruvo, presidente di Confetra, la confederazione nazionale dei trasporti e della logistica, disegna con CUOREECONOMICO un quadro chiaro della situazione: “Va incentivato un rinnovo dei veicoli industriali basato sulla diversificazione energetica”, sottolinea.

L’intermodalità è uno sviluppo obbligato, che può assicurare grandi benefici sul fronte dell’efficienza e della sostenibilità del trasporto ma c’è ancora molto da fare”.

E lancia l’allarme: “Siamo preoccupati per l’attuazione del Pnrr, in particolare per le scadenze da centrare entro giugno”.

Quali sono le sfide che il settore dei trasporti e della logistica ha di fronte nei prossimi mesi, anche alla luce della situazione economica attuale?

Nel 2022 il mercato della logistica è cresciuto del 2,8 percento in più rispetto al 2021 (dati Contract Logistics), anno in cui il settore aveva già registrato una forte ripresa dei volumi, ma il conflitto russo-ucraino ha acuito alcune criticità tra cui l’aumento dei prezzi dei beni energetici e dei costi operativi.

A queste criticità contingenti si aggiungono problematiche strutturali quali, in particolare, il peso di una burocrazia opprimente, il nanismo imprenditoriale e la ormai cronica carenza di autisti e di macchinisti ferroviari.

Per troppo tempo l’attenzione della politica si è concentrata sulle infrastrutture mentre alla logistica servono soprattutto interventi di semplificazione normativa e amministrativa, la riduzione del cuneo fiscale e contributivo che vada a vantaggio non solo dei lavoratori ma anche delle imprese, l’attuazione dello Sportello Unico Doganale e la piena entrata in funzione delle Zes (Zone Economiche Speciali) e delle Zls (Zone Logistiche Semplificate)”.

Che giudizio dà della posizione della Ue relativamente allo stop alla produzione di motori endotermici e di voler puntare solo sull’elettrico?

Siamo convinti che il miglioramento della competitività delle nostre imprese debba avvenire nel quadro di una politica industriale sostenibile che affronti la decarbonizzazione del trasporto come richiesto dagli obiettivi europei e dagli impegni assunti a livello internazionale.

Ogni nuova tecnologia di alimentazione presenta vantaggi e svantaggi che riguardano l’entità e i costi della produzione, l’autonomia e l’efficienza energetica assicurata al mezzo, i costi e la disponibilità delle infrastrutture distributive e i tempi di rifornimento.

L’alimentazione elettrica ha finora preso piede solo nel trasporto delle merci a corto raggio. I biocarburanti possono determinare una decisiva svolta ecologica ma hanno livelli di produzione e distribuzione ancora scarsi, con costi troppo elevati.

L’idrogeno, nelle sue applicazioni finali per il trasporto pesante, è ancora una filiera da sviluppare, soprattutto dal punto di vista infrastrutturale.

Riteniamo quindi che non sia possibile individuare una soluzione unica e pertanto vada incentivato un rinnovo dei veicoli industriali basato sulla diversificazione energetica”.

L’intermodalità è il futuro, per una mobilità davvero sostenibile?

Lo sviluppo dell’intermodalità è una via obbligata e rappresenta una soluzione organizzativa, già disponibile che può assicurare grandi benefici sul fronte dell’efficienza e della sostenibilità del trasporto ma c’è ancora molto da fare.

La quota della modalità ferroviaria del trasporto merci in Italia è ancora bassa - circa 13 percento contro la media europea del 19 - e molto lontana dall’obiettivo del 30 percento da raggiungere entro il 2030 secondo il Green Deal della Commissione Europea.

Molto dipende dai numerosi ostacoli infrastrutturali ancora presenti – si pensi ai valichi alpini e ai collegamenti nei porti – che gravano sulla competitività di questo settore in termini di tempo e di costi.

In Italia permane un grave ritardo infrastrutturale di collegamento dei porti con le reti stradali e ferroviarie e con le piattaforme logistiche retroportuali”.

La via da seguire è quella dello sviluppo dell’intermodalità attraverso terminal attrezzati e misure incentivanti come il marebonus/ferrobonus di cui andrebbero però ottimizzati alcuni aspetti operativi.

Il Pnrr-Pnc, insieme ad altri fondi di bilancio, ha finanziato diverse connessioni di ultimo/penultimo miglio alla rete ferroviaria soprattutto dei porti e programmato la realizzazione di un vero e proprio piano, in particolare nel Sud del Paese.

Se realizzati tempestivamente, questi investimenti possono contribuire ad aumentare il trasferimento modale verso modalità di trasporto a basse emissioni, ma serve continuità nella realizzazione dei molti interventi necessari.

L’Italia è in ritardo sul fronte infrastrutturale, ma il Pnrr è una grande occasione. C’è il rischio che qualche opportunità per modernizzare il Paese vada persa? E se si quali possibili soluzioni?

Il Pnrr rappresenta senza dubbio un'occasione storica. Le risorse che il Pnrr ha assegnato al Ministero dei trasport, pari a 62 miliardi di euro per mobilità, infrastrutture e logistica sostenibili, sono ingenti ma gli interventi infrastrutturali non bastano.

Purtroppo al settore della logistica è riservata una minima parte dello stanziamento: infatti solamente 250 milioni sono destinati agli incentivi tecnologici e digitali, dei quali 190 direttamente alle imprese logistiche.

A nostro avviso il Pnrr dovrebbe rappresentare anche un’occasione per accelerare i processi di semplificazione, la transizione ecologica e il superamento delle debolezze strutturali del Paese.

Non più quindi solo misure “verticali” come ferrobonus, marebonus, rinnovo flotte, ma anche misure volte ad accompagnare la crescita dimensionale e competitiva della logistica nazionale a prescindere da modalità di trasporto e vettori utilizzati.

Siamo preoccupati quanto la Commissione Europea delle difficoltà nel mettere in pratica il Pnrr. Sono soprattutto le prossime scadenze a destare allarme: 27 obiettivi, tra milestone e target, da centrare entro fine giugno e ben 69 previsti entro dicembre, per due rate da 34 miliardi complessivi.

Riteniamo che sia necessario presentarsi con proposte il più possibile credibili per allungare i tempi o spostare le risorse subito sulle opere effettivamente realizzabili.

Andrebbe intavolata con l’Ue una seria trattativa di rivisitazione del Piano, nato in periodo pandemico ma senza tener conto della profonda crisi energetica e conseguente inflazione derivata che ha colpito l’intera Europa”.

Di Emanuele Lombardini
(Riproduzione riservata)

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