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27/09/2021

Guarini (Fisascat Cisl): «Turismo asset industriale, dal Pnrr 8 mld per crescita Pil e occupazione»

(Davide Guarini, segretario nazionale Fisascat Cisl)

Il segretario generale nazionale a CUOREECONOMICO: «Oggi il comparto vale il 13% del Pil e conta 2 milioni di lavoratori. Serve una concertazione per destagionalizzare e avere contratti stabili, ecco la sfida del sindacato, politica e degli operatori»

Oggi lunedì 27 settembre è la giornata mondale del turismo. Il comparto rappresenta un segmento importante dell’economia italiana.

Ma si potrebbe fare molto di più. Il segretario nazionale Fisascat Cisl Davide Guarini parla di strategie a CUOREECONOMICO.

Turismo, è ora di avviare una politica industriale su questo tema?

«Sono i numeri a dirci quanto il turismo sia un settore strategico per il nostro Paese: la quota di Pil attivata direttamente e indirettamente dal comparto si attesta attorno al 13%, offrendo occupazione a più di 2 milioni di lavoratori.

Un’occupazione che, fra l’altro, attenua le tradizionali carenze del mercato del lavoro italiano, offrendo lavoro a molti giovani (il 60% dei dipendenti ha meno di 40 anni), e donne (il 53% degli occupati sono lavoratrici).

Purtroppo, il turismo è il settore che più di tutti ha pagato il prezzo del Covid-19, con oltre 60 miliardi bruciati dall’inizio della crisi pandemica ed una emorragia occupazionale stimata attorno al 25%: 1 lavoratore su 4 ha perso il lavoro per colpa dell’emergenza sanitaria.

Con l’avviamento della campagna vaccinale il Paese sta finalmente rimettendosi in piedi, grazie anche al forte contributo del turismo: gli ultimi dati Istat hanno infatti registrato una crescita tendenziale del 99,1% del fatturato delle Attività di alloggio e ristorazione».

Che cosa serve al comparto?

«Per mantenere il settore in una direzione di crescita riteniamo fondamentale la creazione di una politica industriale ad hoc che valorizzi le enormi potenzialità del turismo italiano, coinvolgendo tutte le parti sociali di settore e il Governo per il tramite del Ministero del Turismo, la cui istituzione è stata certamente apprezzata dalla Fisascat vista l’urgenza di ripristinare un comparto strategico per l’intero sistema Paese.

Scendendo nel merito della politica industriale, il punto di partenza è senza dubbio il PNRR, che attribuisce al comparto “turismo e cultura” 8,13 miliardi, prevedendo un ampio programma di misure di ristrutturazione degli asset chiave turistici e culturali, interventi sui borghi, in contrasto all’overtourism, la spinta sulla digitalizzazione tramite la creazione dell’Hub sul turismo digitale, la valorizzazione di grandi eventi come la Ryder Cup 2022 e il Giubileo del 2025, e il sostegno alle strutture ricettive.

Come sindacato giudichiamo positivamente questo programma di rilancio, e collaboreremo per l’efficiente impegno di queste risorse. Tuttavia, il nostro focus principale rimane il tema del lavoro, su cui abbiamo presentato già le nostre richieste».

Quali sono?

«Il primo punto riguarda la stagionalità: una componente strutturale del turismo che impiega circa 300mila lavoratori. Sono tuttavia necessarie azioni legislative nazionali e regionali che favoriscano la destagionalizzazione del settore, ad esempio tramite l'ampliamento del periodo ricettivo, con la programmazione delle manifestazioni e degli eventi durante tutto l'anno e l’introduzione di buoni vacanza nei periodi di minor afflusso, sostenendo in tal modo un turismo sociale accessibile nei diversi periodi dell'anno.

Dev’essere rafforzata la struttura degli ammortizzatori universali anche prevedendo uno strumento selettivo che salvaguardi la stagionalità.

La digitalizzazione del turismo impone l’avviamento di percorsi di formazione continua necessari a prevenire il disallineamento tra esigenze produttive e competenze dei lavoratori. Su questo la contrattazione collettiva e la bilateralità possono intervenire in maniera decisiva.

Si pensi all’azione dei Fondi Interprofessionali di Formazione Continua che sono strumenti potenzialmente formidabili per favorire l’aggiornamento delle competenze ed il loro agganciamento ai fabbisogni delle imprese.

Tuttavia, sono solo il 12% le aziende del turismo italiano che aderiscono ad un Fondo, di cui la maggior parte sono imprese cosiddette “dormienti”, ovvero versano il contributo dello 0,30 ma non hanno mai partecipato ad alcun piano formativo.

Come sindacato dobbiamo allora lavorare di più per far conoscere queste possibilità. In conclusione, bisogna lavorare insieme per sostenere il Brand Italia e rafforzare ulteriormente il sistema di relazioni sindacali esistente e il rapporto con le istituzioni. La creazione di una politica industriale concertata passa da qui».

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    Precariato e occupazione, come superare tutto questo?

    «Il precariato sta legandosi in maniera strutturale alla ripresa post-Covid. Il rimbalzo occupazionale è stato trainato dal lavoro a tempo determinato: basti pensare che dei 550mila posti di lavoro creati da febbraio 2021, ben 300mila sono contratti a termine.

    Ad oggi i lavoratori assunti con contratto a tempo determinato sfiorano i 3milioni, addirittura 79mila unità in più rispetto al mese pre-pandemico di febbraio 2020.

    La precarizzazione della nuova occupazione è dunque un problema da affrontare e da risolvere, anche perché spesso questa si concentra nei nostri settori, quelli del terziario.

    Quando la precarietà supera il suo “tasso fisiologico” questa si traduce in bassi salari, amento della disuguaglianza, sfruttamento.

    Peraltro, in un contesto economico positivo in cui si stima che l’Italia crescerà del 6% nel 2021 e del 4,2% nel 2022, un modello occupazionale basato sulla precarietà sarebbe davvero inaccettabile. Occorre allora investire risorse non solo per creare posti di lavoro, ma anche per crearli di qualità.

    Questo deve essere uno degli obiettivi fondamentali del PNRR, se si vuole garantire una crescita stabile e duratura per il nostro Paese.

    Il sindacato può dare il suo contributo con la prossima tornata contrattuale, che ci vedrà impegnati nel rinnovo dei principali contratti del terziario, quelli della distribuzione e dei servizi, che riguardano oltre tre milioni di lavoratori. In questa partita, fra i tanti obiettivi che ci poniamo non possiamo dimenticarci della questione salariale».

    Tante polemiche sul lavoro estivo e reddito di cittadinanza.

    «Sul lavoro stagionale ho trovato irrispettose le strumentalizzazioni estive, secondo cui i lavoratori preferiscono restare a casa anziché lavorare stagionalmente nel turismo.

    Piuttosto bisognerebbe verificare le reali condizioni di lavoro offerte, visto che spesso gli stagionali vengono inquadrati con contratti di tirocinio o stage sottopagati con orari di lavoro di fatto che arrivano alle 60 ore settimanali.

    Le imprese applichino i contratti collettivi e le relative tutele, anziché offrire salari irrisori e orari insostenibili: solo così il lavoro stagionale può essere attrattivo, tutelandone la dignità e l’apporto professionalizzante che offre a tutto il comparto turistico».

    Ultimo dato, le agenzie di viaggio: come si riparte?

    «Il settore è risultato il più colpito dalla pandemia. Una filiera che genera un fatturato da 20miliardi di euro, conta 13 mila aziende e ben 80mila posti di lavoro.

    Ebbene, dall’inizio della pandemia il comparto del turismo organizzato ha perso il 90% del fatturato: 12 miliardi nel 2020 più ulteriori 6 miliardi nel primo semestre 2021.

    Un comparto attanagliato dalla costante incertezza e dal crollo del turismo internazionale: ricordiamo infatti che gli spostamenti per motivi turistici verso mete extra- Schengen nel nostro Paese sono chiuse per decreto da ben 17 mesi.

    Una misura troppo stringente, se si considera che gli altri Paesi membri consentono ai cittadini di spostarsi verso Paesi extra UE di interesse turistico. Una limitazione irragionevole.

    Il solo turismo europeo non basta a garantire la sopravvivenza del settore, considerato che il fatturato generato dalle vendite su Italia/mete UE pesa solo per un 15% sul fatturato totale del comparto del turismo organizzato.

    Senza eliminare questo divieto, assisteremo al collasso di migliaia di imprese tra agenzie di viaggio e tour operator, con impatti devastanti sull’occupazione, vista l’imminente scadenza del blocco dei licenziamenti».

    Di Luigi Benelli
    (Riproduzione riservata)

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